Quando la CBCT permette di salvare più denti e mettere meno impianti. Lo spiega il prof. Massimo Gagliani nel suo Agorà del Lunedì commentando una ricerca del BDJ
In un mondo in rapida evoluzione la richiesta di sistemi diagnostici affidabili è legittima e indispensabile.La radiografia tridimensionale, ovvero quella che in gergo viene chiamata CBCT (Cone Beam Computerized Tomography - Tomografia Computerizzata a Fascio Conico), sta assumendo sempre maggiore importanza, non solo nella pianificazione di interventi di chirurgia implantare, ma anche nella diagnostica di problematiche endodontiche.
L’imprecisione delle radiografie bidimensionali in questi ambiti è nota dalla metà del secolo scorso – per dirla con enfasi – e gli studi comparativi tra precisione diagnostica ottenibile con le immagini 3D rapportata a quelle 2D hanno già più di 10 anni.Il British Dental Journal riporta un articolo di prossima pubblicazione ( Bhatt M, MacDonald D, Coil J, Chehroudi B, Esteves A. Clinical decision making and importance of the AAOMR/AAE position statement for CBCT examination in endodontic cases. Int Endod J 2020. Online ahead of print.) nel quale si afferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno che l’associazione degli Endodontisti Statunitensi e dei Radiologi dello stesso paese si siano accordati sul valore intrinseco che queste indagine avrebbero nell’individuare patologie a carico degli elementi dentale.
In una percentuale rilevante di casi la superiorità della CBCT, per dirla piatta, è parsa schiacciante nell’identificare fratture radicolari, canali radicolari non strumentati o lesioni periapicali non visibili con i tradizionali radiogrammi.
Questo non significa che i quadri bidimensionali siano da proscrivere e che si debba irradiare il paziente (attenzione una CBCT a “campo di visione ridotto” (FOV) vale 3-4 radiogrammi non di più) ma, qualora la peculiarità del caso ne fornisca l’identificazione, l’indagine supplementare attraverso CBCT possa dirimere quesiti diagnostici troppo frettolosamente risolti.
In fondo si salverebbero più denti e si metterebbero meno impianti; ma questo è altro tema.
Nota: Nell’immagine di copertina, un caso dove la radiografia bidimensionale forniva elementi poco chiari e la CBCT ha qualificato al meglio l’entità della lesione di origine endodontica. Per gentile concessione del dott. Marco Maraldi.
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