"Le peri-implantiti compromettono la durata a lungo termine delle riabilitazioni implantoprotesiche. Questo processo patologico, frequente negli ultimi 15 anni, interessa non soltanto chi inserisce gli impianti dentari, ma anche tutti coloro che ne curano il follow-up".
Le parole sono di Massimo Simion (nella foto), professore associato e responsabile del Reparto di parodontologia della Clinica odontoiatrica dell'Università di Milano, e chiariscono la ragion d'essere del testo scritto con Eleonora Idotta, specialista in Chirurgia odontostomatologica e recentemente pubblicato da Edra.
Il libro si rivolge principalmente agli odontoiatri, ma è un utile strumento di approfondimento anche per gli igienisti dentali e, come spiega Simion, "nasce dall'esigenza di condividere con i colleghi le evidenze della mia pratica clinica e le scarse evidenze scientifiche esistenti sull'argomento, e si sforza di rendere fruibile un argomento controverso". Il testo raccoglie le informazioni disponibili a oggi in merito a eziopatogenesi, prevalenza e strategie terapeutiche. Ma cosa può apprendere il clinico dalla sua lettura?
"Il problema peri-implantite - risponde Simion - è affrontato a 360 gradi e, senza avere la pretesa di essere un trattato di istologia o microbiologia o di tecnica chirurgica, il libro spiega in termini semplici e pratici quali sono le caratteristiche proprie della malattia, come riconoscerla, quali possono essere i fattori causali e infine come cercare di prevenirla o trattarla. La prevenzione rappresenta un punto fondamentale, perché prevenire la peri-implantite non significa solo avere un adeguato protocollo di terapia e supporto implantare, ma posizionare gli impianti in maniera cosciente e verosimilmente fare un inversione di marcia rispetto al tipo di superficie implantari da utilizzare; in un certo senso per prevenire la peri-implantite bisogna cambiare mentalità".
La peri-implantite è una malattia che porta alla progressiva perdita di supporto osseo peri-implantare, ma non tutti i riassorbimenti ossei peri-implantari sono peri-implantite. Il professore sottolinea la necessità di riconoscere il quadro clinico della peri-implantite: "dal punto di vista clinico la difficoltà è relativa a una diffusa paura di sondare il peri-impianto e a una altrettanto diffusa e pericolosissima idea che gli impianti una volta inseriti e osteointegrati siano perenni".
Il libro spiega quali siano le differenze tra il parodonto e il peri-impianto, ma sopratutto mostra centinaia di immagini che devono far comprendere che gli impianti non sono perenni, non sono tutti uguali, vanno inseriti bene e monitorati nel tempo. Ma quali risultati si possono ottenere con un trattamento corretto?
"Se con l'espressione "trattamento corretto" intendiamo l'inserimento di impianti in maniera consapevole e precisa attenendosi a protocolli validati da decenni, - conclude Simion - i risultati che si possono ottenere sono quelli a cui i clinici si erano abituati dal 1980 fino al duemila, cioè la virtuale assenza del problema peri-implantite. Se invece si riferisce alla terapia chirurgica della patologia già esistente attorno a impianti in funzione, mi piacerebbe poter rispondere che si ottiene la guarigione con restituito ad integrum, ma purtroppo non è così. A oggi si riesce ad arrestare o rallentare la progressione della patologia in alcuni casi e in rari casi si hanno risultati accettabili con tecniche rigenerative, mi sento di dire che mai si ha una restitutio completa".
Renato Torlaschi
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