Il 9 giugno scorso la Conferenza Stato-Regioni ha dato parere favorevole all'accordo in merito ai requisiti minimi per le autorizzazioni sanitarie per l'apertura e l'esercizio delle strutture sanitarie odontoiatriche.
Documento arriva in un momento storico che pare particolarmente convulso per il settore, sia per il fortissimo sviluppo del mercato ormai ricco di operatori economici assai diversificati sia per i controversi sviluppi della normativa di settore, basti pensare alla vicenda del DDL concorrenza ancora in itinere.
Le finalità attuative del documento.
Il superamento della netta diversificazione delle normative regionali in materia di autorizzazioni e di standard di qualità è ovviamente un obbiettivo preminente del Governo condiviso da tutti gli operatori del settore.
Chi intende investire in più regioni conosce bene il problema di dover confrontarsi con norme in qualche caso diametralmente opposte, dunque il tentativo di omogeneizzazione pare senz'altro opportuno.
Detta uniformazione, tuttavia, pare prospettata in maniera abbastanza rigida e, in qualche caso contraddittoria.
Le prospettive attuative
L'intesa di per sé non è legge, dovrà essere recepita e attuata dalle Regioni che, in definitiva si troveranno a modificare la loro normativa sulle autorizzazioni degli studi e degli ambulatori odontoiatrici.
Le stesse regioni dovranno stabilire i casi in cui si renda necessario l'adeguamento dei soggetti già operanti ai nuovi requisiti. In linea di principio dovrebbe essere approvata dalle regioni una normativa transitoria che, come negli altri passaggi epocali sui requisiti minimi, ha istituito la possibilità di derogare la normativa sopravvenuta entro certi limiti.
Chi si troverà tuttavia a modificare la propria attività pur già esercitata da anni potrebbe essere obbligato ad adeguarsi ai nuovi requisiti e su questo, purtroppo, potranno verificarsi, come già si verificano, discipline differenziate tra le diverse regioni.
In definitiva la palla adesso passa alle regioni che dovranno ulteriormente mettere mano ai propri manuali autorizzativi. Si spera che lo facciano condividendo lo spirito unificatore dell'Intesa anziché trovare il modo di perpetrare i propri tradizionali particolarismi.
A cura di: avv. Edoardo Di Gioia, Studio Legale Stefanelli in Bologna
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