La nostra è un'associazione di volontariato che va a integrare le procedure di identificazione dei resti umani; - spiega Nuzzolese - noi interveniamo offrendo un contributo tecnico agli eventuali colleghi nominati dalla procura oppure partecipiamo in veste di consulenti di parte come volontari per le famiglie in cui c'è un presunto soggetto da identificare; quando è necessario procedere con un'autopsia finalizzata a un'identificazione, in genere si ha un'idea di quale potrebbe essere la presunta identità della salma, sulla base della lista dei dispersi e degli elementi circostanziali e quindi i familiari possono contare su di noi, come periti di parte a costo zero, come peraltro avviene già dal 2009 in favore dell'Associazione Penelope Puglia onlus".
L'esperto ricorda che l'identificazione di un cadavere avviene attraverso tre modalità, previste dalle scienze forensi e suggerite dall'Interpol: impronte digitali, confronto dei profili genetici (ossia del Dna) e comparazione delle informazioni dentali, metodo odontologico-forense. "Tutte e tre concorrono tra loro, nel senso che una non sostituisce l'altra. - dice Nuzzolese - Tuttavia, per quanto riguarda i soggetti comuni, quindi tutti coloro che non hanno mai avuto un fermo giudiziario, le impronte digitali non sono archiviate e restano pertanto solo due metodi per la conferma dell'identità: l'esame del Dna e dei denti".
Nel disastro pugliese il riconoscimento attraverso le informazioni dentali è stato necessario solo su alcuni casi, perché l'identificazione è avvenuta prevalentemente attraverso il riconoscimento visivo delle salme e degli indumenti e oggetti personali, ma i volontari del Dental team DVI Italia hanno comunque offerto il loro contributo: "ci siamo recati nella sede dell'impatto - riferisce Nuzzolese - e sul posto abbiamo constatato la presenza della polizia scientifica che stava cercando tra i binari e le lamiere eventuali resti umani; a quel punto abbiamo dato la nostra disponibilità perché non erano in quel momento presenti altri medici. Quando ci sono dei disastri con corpi frammentati, l'occhio tecnico di chi si occupa di identificazione è può risultare più allenato".
In Italia ci sono due squadre identificative - chiamate DVI Team - nella Polizia di Stato e una nell'Arma dei Carabinieri, che sono state costituite all'indomani dello tsunami del 2004 in Thailandia, ma tra le figure tecniche non sono presenti odontoiatri esperti in odontologia forense e DVI che, come è facile intuire, non sono affatto marginali, visto che "Dna e il metodo dentale, da solo o coniugato con altri elementi circostanziali, può raggiungere una identificazione del soggetto in media del 70%". Inoltre c'è la Protezione civile, che si occupa anche della gestione dei corpi senza vita a seguito di per emergenze di natura accidentale, come un'alluvione o un terremoto. Per colmare questo deficit tecnico, Emilio Nuzzolese, che si occupa di queste tematiche da oltre 15 anni, ha costituito, lo scorso aprile, un'associazione di tecnici per integrare le DVI Team.
Solo quattro mesi prima c'era stata a Londra la più grande esercitazione europea di simulazione di un disastro "Eur 2016" (che, casualmente è proprio consistita in un ipotetico scontro di due treni). L'Italia era presente con i 72 Vigili del fuoco e, dal punto di vista forense con il solo Nuzzolese, invitato dalla UK DVI Team a seguire la parte che riguardava la gestione dei cadaveri da sottoporre a riconoscimento. "Ancora una volta ho potuto constatare la presenza di squadre identificative belghe, francesi, tedesche, spagnole... in cui erano presenti odontoiatri forensi; ho dunque pensato che bisognasse assolutamente accelerare e dotare anche l'Italia di un gruppo di tecnici e quindi abbiamo finalmente costituito la Dental team DVI Italia".
Adelmo Calatroni
Articolo modificato il 23-7-2016 ore 09,30
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