Nei giorni scorsi a Verona, stando a quanto ha pubblicato la stampa locale, i genitori di una neonata nata morta avrebbero denunciato che la causa del decesso sarebbe da attribuire all’anestesia a cui la mamma sarebbe stata sottoposta qualche giorno prima.
Stando a quanto riporta il quotidiano L’Arena, i genitori della neonata avrebbero denunciato che le cause del decesso sarebbero da addebitare proprio all'anestesia a cui la donna, 31 anni e al settimo mese di gravidanza, sarebbe stata sottoposta. Secondo quanto viene riportato, la donna si era rivolta una decina di giorni prima “al pronto soccorso dell'ospedale di Legnago accusando forti dolori per un dente del giudizio, che non le davano tregua. Scartata l'ipotesi di un'estrazione del dente, vista lo stato interessante della paziente, è stata sottoposta ad un'operazione di pulizia in un ambulatorio di odontostomatologia. Ma, secondo quanto denunciato dalla coppia, le sarebbe stato iniettato un anestetico prima del trattamento. Dal giorno successivo, la futura mamma ha iniziato ad accusare fitte al ventre, con contrazioni, ed è stata portata d'urgenza al reparto di Ostetricia, dove il parto è stato indotto ma la neonata è morta”. Dopo la denuncia gli inquirenti hanno acquisito la cartella clinica ed avviato le indagini oltre ad aver disposto l’autopsia sulla piccola.
Ma quali sono i rischi nell’effettuare cure alle partorienti?
Lo abbiamo chiesto al prof. Silvio Abati (nella foto) -professore di malattie odontostomatologiche dell’Università Vita e Salute del San Raffaele di Milano nonché componente del Gruppo di lavoro che ha stilato le Raccomandazioni per la promozione della salute orale in età perinatale pubblicate dal Ministero della Salute nel 2014- che ovviamente non entra nel merito del triste fatto di cronaca, non avendo nessun elemento per giudicare.
“Il tema dell’uso dei farmaci in gravidanza per curare malattie orali e durante le procedure odontoiatriche è uno dei temi “più caldi” di quello più generale del trattamento odontoiatrico delle pazienti gravide”, dice ad Odontoiatria33 il prof. Abati.
“In generale –continua- l’effetto più negativo dei farmaci si può esplicare sull’embrione e sul feto nel primo trimestre, durante l’embriogenesi e l’organogenesi, vero è che sull’embriotossicità e la teratogenicità sono basate le tabelle e le linee guida generali della FDA (categorie A-B-C-D-X) sulla sicurezza dei farmaci in gravidanza. E' possibile però l’interferenza di alcuni farmaci, prevalentemente per l’odontoiatra antibiotici, antinfiammatori e anestetici anche nel secondo e terzo trimestre”.
Sul tema degli anestetici locali il prof Abati ricorda come FDA consideri quelli più sicuri in gravidanza (in classe B) la prilocaina e la lidocaina che però –ricorda- sono oramai poco usati mentre i quelli più usati, bupivacaina e mepivacaina, sarebbero in classe C”.
Anche se, ricorda “tutte le linee guida e raccomandazioni ufficiali (American Dental Association, e le altre) ne consentono l’utilizzo, ovviamente se indicati e entro i dosaggi consigliati”.
Prof. Abati che ricorda come “bisognerebbe sempre considerare prima di intraprendere terapie, che nel caso di patologia acuta infettiva o che causa di algia intrattabile sono mandatorie, lo stato di salute della gravidanza: una precisa anamnesi e magari la consultazione telefonica del ostetrico-ginecologo sono sicuramente utili”.
Sotto le tabelle con le indicazioni del Ministero della Salute su terapie e farmaci da utilizzare
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