"La posizione dell'Antitrust contro l'equo compenso per i liberi professionisti conferma ancora una volta come l'Autorità garante sia rimasta ferma al secolo scorso. Il principio di una remunerazione adeguata di una prestazione professionale nei confronti di grandi committenti e della Pubblica Amministrazione non ha nulla a che fare con i minimi tariffari e non rappresenta alcuno ostacolo alla concorrenza". Duro il commento del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, contro la delibera dell'Autorità Garante della Concorrenza che boccia la norma sull'equo compenso per liberi professionisti e lavoratori autonomi contenuta nel Dl fiscale, in discussione alla Commissione Bilancio alla Camera.
"Contrariamente a quanto sostiene l'Agcm, l'equo compenso non fissa dei minimi inderogabili, ma interviene laddove esiste uno squilibrio nei rapporti di forza contrattuale tra il professionista e committenti forti, quali banche, assicurazioni e P.A", afferma Stella. "Nessuna restrizione alla libera concorrenza, quindi, semmai uno strumento necessario per correggere quelle distorsioni nel mercato dei servizi professionali che autorizzano, per esempio, le amministrazioni locali a pubblicare bandi che pretendono un compenso simbolico, un euro, per prestazioni complesse e onerose".
"Molto discutibile anche la tesi dell'Agcm secondo cui l'introduzione di un equo compenso danneggerebbe i professionisti più giovani, si pensi ai dentisti costretti a lavorare nei centri low cost o nei service odontoiatrici per poche decine di euro", ribadisce Roberto Callioni (nella foto) Vice Presidente Confprofessioni e past president ANDI.
"L'abolizione del tariffario minimo voluta dalla Bersani ha aperto un vuoto e non aiutato i cittadini", continua Callioni. "La mancanza di un tariffario minimo indicativo impedisce al paziente di avere riferimenti per capire se una determinata prestazione rispetta la qualità minime oppure nasconde materiale scadente o addirittura non a norma. L'AGCM continua a far finta di non capire che il tariffario minimo non è una lotta corporativa ma è uno strumento per evitare che i cittadini vengano ingannati da pubblicità ingannevoli che promettono mirabolanti sconti su tariffe inesistenti proponendo invece tariffe che sono nella media".
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