AIAS Confcommercio Imprese per l’Italia ha organizzato per il 17 ottobre un convegno dal titolo "La Legionella: un rischio conosciuto da gestire e prevenire", all’interno dell’edizione 2018 di Ambiente Lavoro (Bologna 17-19 ottobre 2018).
Organizzare un approfondimento sul tema del rischio da esposizione a Legionella negli ambienti di lavoro e di vita, spiegano gli organizzatori, non è dovuto alla coincidenza con i recenti e gravi casi in Lombardia, quanto piuttosto perché proprio questi casi confermano che la legionellosi continua ad essere una patologia poco conosciuta, soprattutto in ambito occupazionale.
Ma chi sono i lavoratori e le lavoratrici che corrono i maggiori rischi di ammalarsi di legionella?
Tutti quelli che operano in ambienti in cui si può essere esposti ad aerosol infettanti: gli operatori sanitari, i dentisti, gli addetti alla pulizia degli impianti di trattamento aria, alla manutenzione degli impianti di distribuzione dell’acqua ad uso sanitario e impianti di depurazione, minatori, giardinieri, chi lavora nelle palestre e i lavoratori termali, tutti coloro che sono impiegati nei cicli produttivi dove è necessario abbassare la temperatura dell’acqua, come nelle centrali termo elettriche dove sono in funzione le torri di raffreddamento. In Italia, nel 2015, si sono verificati 1.569 casi di legionellosi, in lieve incremento rispetto all’anno precedente: 25,8 casi per milione di abitanti, il 78% dei casi si è registrato in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Piemonte, il 22% nelle rimanenti 14 Regioni e Province Autonome.
“Il contrasto alla diffusione di questo batterio, pericoloso solo se respirato e se presente in alte concentrazioni, passa obbligatoriamente dalla prevenzione. La cura e la sanificazione degli impianti deve avvenire non meno di due volte l’anno e fino a quattro volte in certi casi, così come stabilito dalle Linee guida del 2015”.
A dirlo è Francesco Santi, relatore del convegno ad Ambiente Lavoro e consigliere AIAS che aggiunge: “Ai medici di base spetta il compito fondamentale di segnalare tutti i casi: in alcune zone del Paese i dati sono ingiustificatamente bassie questo non ci aiuta a comporre un quadro del tutto esaustivo e corretto del reale diffondersi della malattia. Anche il censimento merita una riflessione: mi chiedo perché ricevo costante aggiornamento dei casi americani ogni 7 giorni, mentre in Italia i dati escono una volta all’anno e riferiti all’anno precedente”.
Per informazioni a questo link.
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