La fotografia della sanità integrativa per le cure odontoiatriche attraverso i numeri e le criticità per pazienti e dentisti e la proposta di spostare i 4 miliardi di defiscalizzazione per potenziare il SSN
I Data Room di Milena Gabanelli e Simona Ravizza su Corriere.it si occupa dei fondi sanitari odontoiatrici.
Un mercato quello dalla sanità integrativa legato alle cure odontoiatriche che il Data Room stima valga “2,8 miliardi di euro di premi l’anno”.
“Il 54% -si legge- è frutto di polizze collettive sottoscritte da fondi sanitari e simili, il 15% da sottoscrizioni collettive di altro tipo e soltanto il 31% da polizze individuali”.
Gabanelli che spiega, anche, il meccanismo di come l’adesione ai fondi venga inserita nei contratti nazionali di lavoro per ottenere vantaggi fiscali: “invece di dare un aumento di stipendio preferisce sottoscrivere una polizza che è interamente defiscalizzata”, si legge. 4 miliardi l’anno il risparmio complessivo di imposte stimato dal Data Room.
Mercato dei fondi integrativi odontoiatrici che l’inchiesta stima sia in mano, per il 75%, a UniSalute (23%),Genrali (21%), Intesa San Paolo RBM (16%), Allianz (10%), Reale Muta (5%).
Per quanto riguarda i “numeri” legati ai contratti di lavoro questi quelli indicati:
Inchiesta che porta, anche, la questione del doversi rivolgersi ad un dentista convenzionato per ottenere il rimborso totale delle prestazioni, ed anche quello delle tariffe e di quanto viene rimborsato ai dentisti.
“Siamo andati a fare due conti in tasca ai dentisti che, di certo, non se la sono mai passata male a incassi. Almeno fin qui”, dice la Gabanelli che calcola anche i possibili costi sostenuti dal dentista per fare un’otturazione: “vestizione paziente 1 euro, consumo materiali (cioè composito biocompatibile con adesivi, kit frese, diga monouso) 19 euro, sterilizzazione degli attrezzi 10. Più 50 euro di costo poltrona, che vuol dire quanto al dentista costa all’ora lo studio tra affitto, segretaria, bollette della luce, smaltimento rifiuti. Totale di costi vivi per un’otturazione: 80 euro”. Stesse indicazioni sono date per una corona in ceramica, e per un impianto.
Rimborsi bassi ai dentisti che si ripercuotono sulla qualità delle cure con il rischio, dice la Gabanelli, “che ci vada di mezzo la qualità delle cure fornite al paziente”.
“I modi per risparmiare ci sono”, dice, “per un’otturazione può essere usata la resina invece del materiale biocompatibile; per una corona si può magari ricorrere a una ceramica made in China; per un impianto sceglierne uno con una minore capacità osteointegrativa e qualità del titanio (che ha vari gradi purezza) e caratteristiche biomeccaniche inferiori. Risultato per il paziente: distacco dell’otturazione, minore certezza di osteointegrazione e rischio di infezioni per la corona e l’impianto”.
Infine il Data Room dà anche informazione delle proteste dei dentisti convenzionati portando la voce di ANOMeC ed informando dell’esposto presentato all’Antitrust (ne avevamo dato notizia la scorsa settimana).
Gabanelli che ricorda come sulla questione sanità integrativa, “l’esempio dei dentisti però vale anche per la chirurgia ospedaliera: il tipo di intervento da eseguire viene spesso concordato con l’assicurazione e non sempre è quello meno invasivo; le protesi non sempre le migliori”, aggiungendo che “l’integrazione dell’assistenza sanitaria con una polizza richiede una regia pubblica, che al momento non c’è”. L’alternativa proposta dalla Gabanelli è quella “di spostare i 4 miliardi dalla defiscalizzazione al rafforzamento del SSN proprio per accorciare le liste d’attesa e concedere la possibilità di alzare la percentuale di detrazione dalla fattura del dentista”.
A questo link il servizio integrale sul sito del Corriere.it
A questo link Il video del dibattito sui fondi integrativi odontoiatrici condotto da Simona Ravizza del Corriere della Sera con Alberto di Feo (ANOMeC), Paolo Martinello (Altroconsumo) e Carlo Ghirlanda (ANDI)
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