In Europa si fa strada l'idea di un certificato europeo, una sorta di passaporto dei vaccini, per tornare a viaggiare nei prossimi mesi
Lo sollecita una missiva del premier greco Kyriakos Mitsotakis, alla presidente Ursula von der Leyen che sottolinea cole la questione della mobilità sia da risolvere "in modo imperativo prima dell'estate per Paesi" che "come la Grecia dipendono dal turismo". Nella missiva, il leader ellenico ha indicato le vaccinazioni come "cruciali" per gettare le basi per tornare a una qualche "normalità economica e sociale". "Ristabilire la libertà di movimento" tra i 27 e il resto del mondo, è una priorità fondamentale", ha evidenziato Mitsotakis, invitando a "raggiungere un'intesa su un certificato di vaccinazione comune".
Un'idea che ha trovato il sostegno del capogruppo del Ppe al Pe, Manfred Weber, e del giornale tedesco Bild. L'ipotesi è stata brevemente discussa anche alla videoconferenza dei ministri della Salute dell'Ue, con l'apprezzamento di alcuni Paesi - tra questi Malta e Lituania -. Ma sul tema, spiegano fonti diplomatiche europee, il lavoro è già in corso a livello tecnico e ne dovrebbero parlare anche i capi di Stato e di governo nel loro appuntamento del 21 gennaio.
Non mancano però le criticità, perché ancora non è chiaro se una persona vaccinata resti contagiosa, o quale sia la durata della copertura, senza parlare delle questioni legate alla privacy. Per questo sono allo studio più opzioni.
La riunione dei ministri, la prima sotto presidenza di turno portoghese, è stata anche l'occasione per fare il punto sulla situazione delle vaccinazioni.
La commissaria alla Salute, la cipriota Stella Kyriakides, ha esortato gli Stati "a riferire almeno due volte a settimana" sull'avanzamento delle proprie campagne al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), che dalla settimana prossima attiverà un modulo nel Sistema europeo di sorveglianza, pubblicando probabilmente i dati anche sul suo sito on-line. "Dobbiamo urgentemente stabilire le priorità ed accelerare - ha incitato Kyriakides -. Siamo all'inizio di questo percorso e, come previsto, la fornitura delle dosi nei primi mesi è limitata", ma da aprile le consegne saranno più abbondanti. Guai però alla tentazione di chiudere accordi bilaterali con le case farmaceutiche, ha avvertito la cipriota, perché questo "minerebbe l'approccio europeo".
"Negoziare in modo congiunto ci ha permesso di raggiungere intese e condizioni migliori" ha messo in guardia Kyriakides ricordando che l'accordo siglato dai 27 prescrive di "non avviare procedure individuali".
E mentre si attende, a fine mese, il via libera dell'Agenzia europea del farmaco al siero di AstraZeneca, le buone notizie sono che Pfizer-Biontech - ha annunciato l'ad Albert Bourla - aumenterà la produzione a due miliardi di dosi nel 2021, e il vaccino ha un'elevata efficacia contro la variante britannica e sudafricana, che già stanno mettendo alla prova vari Paesi dell'Unione.
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