Sul numero di novembre 2005 di Prevenzione & assistenza dentale è stato pubblicato un editoriale del Presidente dell’AIASO (Associazione Italiana Assistenti di Studio Odontoiatrico, ndr), Annamaria Girardi, che è indicativo della situazione della categoria. La signora Girardi (che io stimo moltissimo, come è giusto stimare tutti coloro che invece di starsene a casa in pantofole fanno sacrifici e si impegnano per migliorare il mondo) fa alcune affermazioni rivelatrici:
1) “… l’AIASO, ente privo di finalità lucrative e apolitico…”. Come fa un’associazione che si occupa dei diritti e dei doveri di una categoria professionale a essere apolitica? Lavorare per raggiungere regole, norme, quadri professionali, cioè situazioni pubbliche che sul pubblico intervengono, non è fare politica? Perché si ha paura della politica? Perché è sporca? Così come il danaro? Smettiamola con le facezie a assumiamoci con dignità e coraggio il ruolo che spetta a chiunque si occupi, in qualunque modo, della cosa pubblica: facciamo politica.
2) “… per quale motivo le associazioni che rappresentano gli assistenti non vengono quasi mai coinvolte… in occasione dei più importanti dibattiti ufficiali?”. Non sarà perché non hanno peso, visto che il numero di assistenti iscritti alle associazioni è quasi insignificante? Ma soprattutto: non sarà che le proposte delle associazioni sul piano sindacale sono praticamente inesistenti? Fate sforzi importanti e lodevoli per dare aggiornamenti culturali, ma a quale scopo? A cosa serve insegnare tutto sulla sterilità se poi nello studio non ci sono le autoclavi o non vengono fatti i controlli biologici? Se l’assistente che si cambia i guanti quando tocca il telefono viene guardata male? Se il tempo per il riordino e la decontaminazione è così compresso che è impossibile realizzarli compiutamente? Allora il vero problema è: cosa ci sta a fare un’associazione sindacale che non fa battaglie sindacali?
3) "… perché si pretende di voler dirigere, sempre dall’alto, le ‘crociate’ che gli assistenti vogliono intraprendere da soli, al fine di vedersi riconosciuti professionalità e diritti?”. Forse perché, in realtà, le crociate non le fa nessuno. Provate a organizzare una mobilitazione nazionale degli assistenti davanti al Parlamento per consegnare la richiesta di una legge sulla figura professionale e vedrete che… nessuno vorrà venire a dirigere dall’alto, anzi, vedrete che i dentisti ben si guarderanno dal partecipare. Ma la verità vera, amara, dura da digerire è che anche gli assistenti si guarderebbero bene dal partecipare, perché il senso di categoria, l’orgoglio professionale, la solidarietà di lavoratori sono bassi e flebili.
Sono pessimista? Lo spero. E se sono pessimista vuol dire che la realtà sarà migliore di quanto temo e che presto vedremo nascere serie iniziative sindacali da parte delle associazioni degli assistenti, vedremo la ricerca di unità delle associazioni, vedremo…
Italian Dental Economist 2006; 2
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