Obiettivi Concetto attuale e di grande interesse, la mininvasività in terapia parodontale non chirurgica è intesa come insieme di procedure che permettono di ottenere un ambiente subgengivale compatibile con i processi di riparazione limitando allo stesso tempo i danni ai tessuti molli e duri parodontali.
Scopo di questo lavoro è descrivere la mininvasività in terapia parodontale non chirurgica, definirne la corretta terminologia e precisare attraverso quali protocolli operativi e quali materiali possa essere applicata nella pratica quotidiana.
Materiali e Metodi Sono stati esaminati i più recenti lavori scientifici riguardanti le tecniche e gli strumenti utilizzabili (manuali, sonici e ultrasonici) al fine di identificare i più performanti e meno aggressivi per i tessuti dentali e parodontali.
Risultati e Conclusioni La terapia parodontale non chirurgica ha una lunga storia ed è stata tradizionalmente eseguita utilizzando in prevalenza una varietà di strumenti manuali e motorizzati non idonei al lavoro subgengivale, con l'intenzionale obiettivo di rimuovere dalle superfici radicolari sia il tartaro sia il cemento ritenuto contaminato.
Tuttavia negli ultimi anni si è evidenziato che non è il tartaro a causare la malattia e che i batteri e le loro tossine sono solo labilmente adesi alla superficie senza penetrare nel cemento radicolare.
Tutto ciò ha portato allo sviluppo di tecniche e strumentazioni mininvasive che hanno permesso di migliorare i risultati clinici, con riduzione dei tempi di lavoro e conseguentemente dei costi, oltre a diminuire il discomfort del paziente sia durante sia dopo la terapia.
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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.10.2016.05
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