02 Dicembre 2019

Influenza dei sistemi ingrandenti nella rimozione dell’adesivo nel debonding ortodontico

Articolo originale

Elena Maddalone, Arianna Lualdi, Ivan Bancora, Nicolò Lombardi, Marco Marcon, Alberto Pispero

Obiettivi  L’adesione dei bracket alla superfi­cie dentale è indubbiamente uno dei più importanti contributi al pro­gresso della tecnologia ortodontica del secolo scorso. Tuttavia, la rimo­zione dei bracket può determinare problematiche come fratture dello smalto, perdita dello smalto e crack. Il presente studio ha lo scopo di in­vestigare l’effetto dell’utilizzo di dif­ferenti sistemi ingrandenti, analiz­zando la superficie dentale pre-bandaggio e post-sbandaggio con l’utilizzo di scanner intraorali, nella rimozione di residui di composito e nella prevenzione di danni iatrogeni dello smalto. Per il raggiungimento dello scopo sopracitato gli autori si sono serviti dell’indice ARI, che ha loro permesso una prima valutazio­ne post-rimozione bracket, valutan­do sia la quantità di composito resi­duo sulla superficie dentale post-ri­mozione dell’attacco, sia possibili danni allo smalto dati da un distac­co sfavorevole bracket-dente.

Materiali e metodi  Ventisette elementi dentari perma­nenti estratti sono stati utilizzati in questo studio per valutare la rimo­zione dell’adesivo dalla superficie dentale utilizzando differenti sistemi ingrandenti. Prima di ogni passag­gio, ovvero prima del posizionamen­to del bracket (T0), post-posiziona­mento del bracket (T1), dopo lo sbandaggio (T2) e dopo la rimozione dell’adesivo residuo (T3) ciascun dente è stato fotografato e scansio­nato con lo scanner intraorale CS3600-Carestream. Tutte le scan­sioni sono state salvate nel formato STL (Standard Tessellation Langua­ge) ed esportate nel software MeshLab per determinare i cambia­menti sulla superficie dello smalto dove sono stati posizionati i bracket.

Risultati  L’osservazione dei bracket ad alto ingrandimento e la successiva analisi delle immagini acquisite con il programma di elaborazione ImageJ hanno evidenziato come la tipologia di distacco più fre­quente sia quella in forma mista (ARI 1 + ARI 2) con una netta pre­valenza della tipologia ARI 2 (72%). Dall’analisi delle immagini differenziali, ottenute tramite la sottrazione digitale calcolata dal software MeshLab, risulta esserci una differenza statisticamente si­gnificativa tra le procedure ese­guite a occhio nudo e quelle ese­guite con sistemi di ingrandimen­to (p = 0,0022), mentre non sem­brano esserci differenze significa­tive tra i due differenti sistemi in­grandenti (p = 0,8745).

Conclusioni  Un’attenta rimozione dei residui di composito e l’utilizzo di metodiche efficaci volte al ripristino della su­perficie dentale pre-trattamento sono essenziali per l’attuale de­bonding ortodontico. Dai risultati ottenuti è possibile concludere che l’utilizzo di sistemi di ingrandi­mento dotati di illuminazione co­assiale può fornire al clinico uno strumento in grado di migliorare la visibilità, oltre che la capacità di discriminare le diverse strutture, comportando un minor numero di residui compositi sulle superfici dentali in seguito a debonding.

Significato clinico  Questo studio evidenzia come l’u­tilizzo di sistemi di ingrandimento non sia una garanzia assoluta per eseguire una terapia odontoiatrica in modo corretto. Solo la cono­scenza della tecnica e dei mate­riali permette di raggiungere ele­vati standard qualitativi. La possi­bilità di utilizzare sistemi di ingran­dimento dotati di illuminazione co­assiale può fornire al clinico uno strumento in grado di migliorare la visibilità, oltre che la capacità di discriminare le diverse strutture, grazie a un miglioramento dell’a­cuità visiva, permettendo di ope­rare con precisione e riducendo il rischio di danni alle strutture ana­tomiche.

Per continuare la lettura scaricare l'allegato.

doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.10.2019.04



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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