Obiettivi L’adesione dei bracket alla superficie dentale è indubbiamente uno dei più importanti contributi al progresso della tecnologia ortodontica del secolo scorso. Tuttavia, la rimozione dei bracket può determinare problematiche come fratture dello smalto, perdita dello smalto e crack. Il presente studio ha lo scopo di investigare l’effetto dell’utilizzo di differenti sistemi ingrandenti, analizzando la superficie dentale pre-bandaggio e post-sbandaggio con l’utilizzo di scanner intraorali, nella rimozione di residui di composito e nella prevenzione di danni iatrogeni dello smalto. Per il raggiungimento dello scopo sopracitato gli autori si sono serviti dell’indice ARI, che ha loro permesso una prima valutazione post-rimozione bracket, valutando sia la quantità di composito residuo sulla superficie dentale post-rimozione dell’attacco, sia possibili danni allo smalto dati da un distacco sfavorevole bracket-dente.
Materiali e metodi Ventisette elementi dentari permanenti estratti sono stati utilizzati in questo studio per valutare la rimozione dell’adesivo dalla superficie dentale utilizzando differenti sistemi ingrandenti. Prima di ogni passaggio, ovvero prima del posizionamento del bracket (T0), post-posizionamento del bracket (T1), dopo lo sbandaggio (T2) e dopo la rimozione dell’adesivo residuo (T3) ciascun dente è stato fotografato e scansionato con lo scanner intraorale CS3600-Carestream. Tutte le scansioni sono state salvate nel formato STL (Standard Tessellation Language) ed esportate nel software MeshLab per determinare i cambiamenti sulla superficie dello smalto dove sono stati posizionati i bracket.
Risultati L’osservazione dei bracket ad alto ingrandimento e la successiva analisi delle immagini acquisite con il programma di elaborazione ImageJ hanno evidenziato come la tipologia di distacco più frequente sia quella in forma mista (ARI 1 + ARI 2) con una netta prevalenza della tipologia ARI 2 (72%). Dall’analisi delle immagini differenziali, ottenute tramite la sottrazione digitale calcolata dal software MeshLab, risulta esserci una differenza statisticamente significativa tra le procedure eseguite a occhio nudo e quelle eseguite con sistemi di ingrandimento (p = 0,0022), mentre non sembrano esserci differenze significative tra i due differenti sistemi ingrandenti (p = 0,8745).
Conclusioni Un’attenta rimozione dei residui di composito e l’utilizzo di metodiche efficaci volte al ripristino della superficie dentale pre-trattamento sono essenziali per l’attuale debonding ortodontico. Dai risultati ottenuti è possibile concludere che l’utilizzo di sistemi di ingrandimento dotati di illuminazione coassiale può fornire al clinico uno strumento in grado di migliorare la visibilità, oltre che la capacità di discriminare le diverse strutture, comportando un minor numero di residui compositi sulle superfici dentali in seguito a debonding.
Significato clinico Questo studio evidenzia come l’utilizzo di sistemi di ingrandimento non sia una garanzia assoluta per eseguire una terapia odontoiatrica in modo corretto. Solo la conoscenza della tecnica e dei materiali permette di raggiungere elevati standard qualitativi. La possibilità di utilizzare sistemi di ingrandimento dotati di illuminazione coassiale può fornire al clinico uno strumento in grado di migliorare la visibilità, oltre che la capacità di discriminare le diverse strutture, grazie a un miglioramento dell’acuità visiva, permettendo di operare con precisione e riducendo il rischio di danni alle strutture anatomiche.
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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.10.2019.04
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