Il Primo Assioma della comunicazione, enunciato negli anni Settanta da Paul Watzlawick, afferma che “Non è possibile non comunicare”. Ogni nostro comportamento ha una valenza comunicativa ed esprime un messaggio, il più delle volte inconsapevole. Ogni essere umano comunica con il mondo esterno e con i propri simili utilizzando i canali di comunicazione a propria disposizione e il risultato delle relazioni dipende dal modo in cui questi vengono utilizzati. Il canale non verbale rappresenta tutti i modi in cui il corpo trasferisce un messaggio e ha un valore determinante nello stabilire l’efficacia della comunicazione.
Comunichiamo muovendoci o posizionandoci nello spazio, spesso senza neppure rendercene conto e, a differenza delle parole, con il corpo diciamo quasi sempre la verità. Alcuni elementi del canale non verbale sono impressi geneticamente, come le principali espressioni del volto: rabbia, disgusto, tristezza, gioia, paura e sorpresa. Altri sono acquisiti nel corso della vita, in seguito alle relazioni che abbiamo con le altre persone, ai contesti sociali nei quali viviamo e alle esperienze che facciamo, come i gesti iconici o convenzionali.
Nel rapporto tra odontoiatra e paziente il corpo assume un’importanza fondamentale e sono molti gli aspetti che è necessario prendere in considerazione al fine di creare una comunicazione efficace.
Tra questi, oltre alla gestualità – che richiede un approfondimento a parte – ve ne sono alcuni che vengono talvolta sottovalutati.
La conformazione fisica
Il corpo comunica molti aspetti della nostra identità: il genere, l’età e lo stato di salute. Il cervello si è programmato nel corso di centinaia di migliaia di anni per giudicare gli altri nel minor tempo possibile. È un’esigenza legata all’evoluzione e a quando era fondamentale capire in brevissimo tempo se chi avevamo davanti poteva rappresentare un rischio per la nostra sopravvivenza.
Così la valutazione sull’aspetto fisico degli altri, su base istintiva, rimane un criterio di giudizio determinante, almeno in una prima fase della relazione e fin quando altre parti più recenti ed evolute del nostro cervello definiscono con maggiore precisione la relazione. Nel corso di una prima visita, odontoiatra e paziente si giudicano reciprocamente nel giro di pochi secondi, soprattutto sulla base delle informazioni corporee.
Tali valutazioni risentono di numerosi pregiudizi e rischiano di distorcere la realtà. Per esempio, il paziente può esprimere un giudizio sommario sull’odontoiatra sulla base dell’età (“è troppo giovane e potrebbe essere inesperto” oppure “è troppo anziano per essere aggiornato”) così come l’odontoiatra può giudicare il paziente sulla base degli stessi elementi (“non ci tiene alla salute della bocca” oppure “sarà certamente uno molto attento all’estetica”).
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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.03.2020.08
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