Obiettivi Presentare gli effetti di un trattamento parodontale non chirurgico su un paziente con diagnosi di parodontite, coadiuvato dall’assunzione di integratori fitoterapici somministrati sia per uso topico, collutorio deglutibile, sia per uso sistemico, collutorio e integratore. Questo al fine di ipotizzare un possibile beneficio sia nell’uso del fitoterapico a livello curativo, sia come integratore per adiuvare i processi metabolici: nel caso specifico dell’estratto secco, l’effetto di idrossilazione della lisina e della prolina sul reticolo endoplasmatico (RER) per azione dell’acido ascorbico (AA) come cofattore nella costituzione del procollagene, sostanza primaria sia per le mucose che per l’osso.
Nel componente in tintura viene sfruttato l’effetto antinfiammatorio dello zenzero dovuto all’alto contenuto di gingeroli.
Materiali e metodi La paziente è una donna di 54 anni, affetta da parodontite allo stadio 4, grado B, con sondaggi che arrivano fino a 11 mm e coinvolgimento di forcazioni. Sono stati rilevati: perdita di attacco clinico (CAL), indice di placca (PlI) e indice di sanguinamento (BoP) al baseline, dopo 6 (T1) e 14 (T2) mesi.
Dalla prima seduta la paziente ha iniziato ad assumere 2 cps di estratto secco di Myrciaria dubia, centella asiatica, equiseto e vitamina C e 20 gocce di collutorio galenico a base di estratti caricati di zenzero, salvia, uncaria e corbezzolo, deglutibile, 3 volte al dì. Nell’estratto secco, l’AA ha un effetto di idrossilazione della lisina e della prolina sul RER come cofattore nella costituzione del procollagene, sostanza primaria sia per le mucose che per l’osso.
Nel componente in tintura viene sfruttato l’effetto antinfiammatorio dello zenzero dovuto all’alto contenuto di gingeroli. Il trattamento parodontale non chirurgico viene eseguito in 4 sedute a distanza settimanale, seguite da richiami trimestrali. A 6 mesi dal trattamento i siti ancora attivi vengono ritrattati. Per tutto il periodo di osservazione non è mai stata usata clorexidina.
Risultati A seguito del trattamento strumentale, coadiuvato dalla supplementazione fitoterapica, la paziente mostra a 6 mesi chiari segni clinici di miglioramento. L’elemento 1.4 viene estratto a causa della persistenza di un sondaggio mesiale di 10 mm e la mobilità di II grado.
Dopo 14 mesi dal baseline, la cartella parodontale mostra un solo sito con sondaggio vestibolare di 5 mm senza sanguinamento nell’elemento 2.6, la compromissione della forcazione è diventata di III grado e il sito mesio-palatale sonda 4 mm con lieve sanguinamento. Le radiografie periapicali del dente al baseline e al T2 confermano l’eccellente remineralizzazione della struttura alveolare residua.
Dal primo rilevamento il CAL passa da un valore medio di 3,8 mm a 2,2 mm a distanza di 14 mesi; il BoP si riduce dal 16 all’1% e la media di profondità di sondaggio passa da 2,9 mm a 1,4 mm.
Conclusioni L’uso di integratori fitoterapici, associato al trattamento parodontale non chirurgico, potrebbe aver favorito la riduzione dei difetti ossei e della profondità di sondaggio e ha eliminato il processo infiammatorio, adiuvando così la guarigione.
Significato clinico L’introduzione e l’ausilio di prodotti fitoterapici, in forma galenica differente, potrebbero ipoteticamente coadiuvare i processi fisiologici atti a riportare uno stato di salute sul sito danneggiato.
Il concetto dell’uso dei fitoterapici si basa sulla possibilità di aiutare i processi di guarigione dell’organismo senza la necessità di abbattere ogni forma di vita nella cavità orale, rischiando di provocare una disbiosi, finalizzata all’eliminazione dell’infiammazione, potenziando le capacità di risposta dell’ospite fondendo all’organismo elementi che stimolano e modulano la risposta immunitaria.
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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.04.2020.06
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