Università, pandemia, odontoiatria sociale, aggiornamento scientifico: questi, e non solo, i temi sviluppati con Roberto Di Lenarda, primo laureato in odontoiatria a diventare Rettore in Italia, dell’Università di Trieste, e oggi Presidente del CDUO.
Professor Di Lenarda, partirei affrontando il tema, purtroppo cogente, che ha travolto tutti, mondo universitario compreso: la pandemia.
È stato uno tsunami che ha stravolto l’intero sistema. Durante il lockdown la libera professione si è spontaneamente e coscienziosamente fermata tranne la garanzia di gestione dei casi urgenti che spesso, peraltro, venivano dirottati nelle strutture pubbliche; l’odontoiatria universitaria, abbiamo tanti esempi in Italia, ha svolto in quel momento un ruolo rilevante.
Anche nell’odontoiatria pubblica sono cambiati i protocolli operativi e questo ha portato a un aumento dei tempi dei trattamenti, a una minore accessibilità per unità di tempo, a un aumento significativo dei costi per la necessità di dotarsi dei dispositivi di protezione individuale – che in molte sedi non sono stati disponibili per molti mesi e, in alcuni casi, sono ancora insufficienti – oltre alla necessità di riorganizzare strutturalmente gli spazi ambulatoriali.
I tirocini di specializzandi e studenti sospesi a fine febbraio-inizio marzo – e a Trieste riattivati, pur se significativamente ridotti – non sono ancora ripresi in tutte le sedi, ed è chiaro pertanto che un prezzo importante nella formazione è stato pagato.
Come Collegio dei Docenti Universitari di discipline Odontostomatologiche avete avanzato la proposta di creare un primo biennio/triennio comune per i corsi di laurea in medicina e odontoiatria.
È un progetto in cui credo molto, e che ho avuto l’opportunità di sottoporre al ministro dell’Università e della ricerca Gaetano Manfredi e che sarà sul tavolo della Commissione mista MUR-Ministero Salute-Crui recentemente insediata e di cui faccio parte.
Possiamo ipotizzare di creare un biennio o, auspicabilmente, un triennio comune tra i due corsi di laurea. I vantaggi di un percorso cosiddetto a Y sarebbero un innalzamento delle conoscenze “mediche” dei laureati in odontoiatria, la possibilità per i laureati di entrambi i corsi di iscriversi al terzo o quarto anno dell’altro percorso per acquisire la seconda laurea e, da ultimo, un risparmio economico e un’ottimizzazione nella formazione delle discipline pre-cliniche che libererebbero risorse da reinvestire sulle discipline specialistiche.
Noi a Trieste, ma non siamo gli unici, abbiamo sostanzialmente già mutuato completamente i primi due anni di odontoiatria e medicina. L’obiettivo però non è quello di avere delle situazioni sparse qua e là per il paese, ma di riuscire a fare un’operazione di sistema…
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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.09.2020.02
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