Obiettivi In ortodonzia, valutazione e programmazione dell’ancoraggio rappresentano la fase cruciale del trattamento, in grado di condizionare spesso il risultato terapeutico. Lo scopo del presente lavoro è quello di analizzare tutte le problematiche relative all’uso delle miniviti in ortodonzia, le evoluzioni normative e alcune pronunce della giurisprudenza da considerare per un loro idoneo utilizzo.
Gli autori cercheranno di valutare come l’ausilio di tali dispositivi di ancoraggio possa collocarsi, in materia di responsabilità professionale, nel contesto del rapporto contrattuale intercorrente tra odontoiatra e paziente, nel delicato snodo tra obbligazioni di mezzi e/o di risultati.
Materiali e metodi Saranno analizzati i concetti tecnici di ancoraggio in ortodonzia e l’opportunità offerta al clinico dai Dispositivi Transitori di Ancoraggio fra i quali le miniviti rappresentano la categoria attualmente più diffusa. Verrà discussa la relazione tra vantaggi e svantaggi dell’utilizzo di questa tecnica, valutandone l’affidabilità e i riflessi sull’efficacia clinica in termini biologici e di velocizzazione delle terapie, con riferimento alle Raccomandazioni cliniche in odontostomatologia pubblicate nel settembre del 2017.
Trattandosi di una tecnica non scevra da rischi occorre che il paziente, o i genitori in caso di minore, venga adeguatamente informato sulle problematiche che potrebbero incorrere, collocando l’informativa e la raccolta del consenso nell’ampio quadro della responsabilità del sanitario e delle obbligazioni che contraddistinguono il suo operato nel singolo specifico caso.
Risultati L’utilizzo delle miniviti consente di raggiungere risultati difficilmente ottenibili con tecniche convenzionali e molte volte può risolvere problematiche complesse, evitando di ricorrere a interventi ben piùinvasivi. La possibilitàdi avvalersi di questo tipo di ancoraggio temporaneo è argomento che presenta particolari problematicità; è stata considerata l’opportunità di suggerire una traccia di elaborazione di un consenso scritto circa l’utilizzo delle miniviti in ortodonzia, al fine di documentare in maniera scrupolosa la scelta condivisa di una procedura terapeutica d’avanguardia non scevra da possibili complicanze.
Conclusioni L’acquisizione del consenso è diventata momento imprescindibile nella relazione di cura e introduce per il medico un vero e proprio obbligo di informazione da svolgere secondo precisi standard comunicativi. L’utilizzo delle miniviti in ortodonzia necessita di un’informativa e di un consenso specifici.
Tale obbligazione non si esaurisce con la sottoscrizione di un modulo, ma interagendo ed effettuando una comunicazione chiara e precisa su diagnosi, prognosi, rischi e benefici del trattamento e del mancato trattamento, dopo avere analizzato le alternative terapeutiche possibili. Particolare complessità può incontrarsi nell’ottenere un consenso condiviso nel minorenne, al quale l’informativa andrà fornita secondo le prerogative proprie del singolo paziente, la cui volontà dovrà essere tenuta in seria considerazione, soprattutto di fronte a un dissenso.
Significato clinico Le miniviti vengono utilizzate sempre più frequentemente in ambito ortodontico per fornire temporaneamente ancoraggio scheletrico diretto o indiretto. Esse devono essere usate con perizia, sfruttandone i vantaggiosi benefici, senza interferire con la crescita ossea del giovane paziente e con prudenza, evitando l’invasione di strutture anatomiche di rispetto e le complicanze legate al loro possibile movimento che segue la direzione del carico ortodontico.
Le Raccomandazioni cliniche evidenziano che l’uso di miniviti rappresenta un eccellente aiuto nel controllo di tutti i movimenti dentali poiché esse costituiscono un punto di ancoraggio temporaneo affidabile per la gestione biomeccanica di apparecchi ortodontici di ogni tipo.
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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.09.2020.06
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