Per realizzare un ponte su impianti è più preciso un modello virtuale nato da uno scanner intraorale o un modello tradizionale ricavato da una impronta di precisione per contatto?
Un team di ricercatori della Iwate Medical University (Japan) guidato da Hitoshi Ajioka hanno da poco pubblicato su PLOS, uno studio che evidenzia come il progresso delle tecnologie informatiche ha portato a un notevole miglioramento della precisione degli scanner ottici.
Esistono numerosi studi che evidenziano l'accuratezza dell'impronta ottica per riprodurre cavità o monconi di denti naturali, i ricercatori hanno voluto studiare l'accuratezza di uno scanner ottico nel rilevare l'impronta di un modello master di una bocca ricavato da una impronta convenzionale, in cui sono stati inseriti due impianti in zona 45,46 (Nobel Biocare) con relativi abutment alti 5 e 7 mm.
Il modello è stato scansionato da un scanner (Lava Chairside Scanner orale C.O.S., versione 3.0.2, 3M ESPE) . La precisione è stata misurata con una CNCCMM (computer numerical control coordinate measuring machine).
10 è il numero delle scansioni eseguite con Lava Scanner e altrettante con la CNCCMM . La distanza tra i due abutment collegati agli impianti è uno dei parametri presi in considerazione, con differenze di 20 micron tra le due apparecchiature.
Praticamente sovrapponibili i risultati delle misurazioni delle angogazioni degli stessi perni da impronta.
Gli autori concludono affermando che in uno studio analogo del 2013 le impronte digitali non erano così precise e che il progresso delle tecnologie informatiche ha portato un notevole miglioramento nella precisione degli scanner ottici. Ulteriori ricerche andranno fatte per studiare i dispositivi che via via verranno messi sul mercato.
A cura di: Davis Cussotto, odontoiatria libero professionista Twitter @DavisCussotto
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