Il bruxismo è considerato come una controindicazione relativa alla riabilitazione con impianti, eppure non esistono prove scientificamente valide secondo gli standard attuali che confermino questa raccomandazione.
Allo scopo di fare un po’ di luce sulla questione un gruppo dell’università olandese di Amsterdam ha svolto un’approfondita rassegna della letteratura pubblicandola sul Journal of Oral Rehabilitation.
Gli Autori hanno esaminato gli articoli pubblicati negli ultimi cinque anni trovandone nove che si occupavano specificamente del rapporto tra bruxismo e fallimenti implantari. Sulla base di questi hanno concluso che i dati disponibili non sono sufficienti né per sostenere, né per rifiutare l’ipotesi che il bruxismo sia causa del fallimento degli impianti.
A questo punto che fare?
“Le precauzioni da prendere per assicurare lunga vita agli impianti in pazienti bruxisti - dice Claudio Nicita chirurgo della seconda divisione di chirurgia maxillo-facciale dell’ospedale Galeazzi di Milano diretta da Francesco Grecchi - comprendono le raccomandazioni generali valide anche per le protesi tradizionali: in primo luogo, l’implantologo deve cercare di inserire il maggior numero di impianti con le maggiori dimensioni possibili in base alle condizioni cliniche. Poi tocca al protesista, che deve evitare di scegliere materiali ceramici per le superfici occlusali, preferendo quelli a base di resine o compositi e deve prescrivere al laboratorio una modellazione occlusale piuttosto ‘piatta’ per evitare di originare interferenze. Infine, bisogna che il paziente collabori portando un bite durante la notte. Nel nostro reparto utilizziamo preferibilmente quelli in materiale termoplastico che non sono rigidi come quelli in resina acrilica.”
GdO 2006; 16
A cura della Commissione Albo Odontoiatri (CAO) nazionale e Italian Academy of Osseointegration (IAO), è frutto di un lavoro di revisione sul testo del 2014 in base agli aggiornamenti normativi
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