Obiettivi: Valutare gli effetti del trattamento perimplantare non chirurgico con l’utilizzo di un antibiotico locale e compararli con un trattamento standard di levigatura non chirurgica perimplantare, valutando parametri clinici, microbiologici e radiologici, secondo un modello di studio clinico controllato e randomizzato.
Materiali e metodi: Sono stati inclusi nello studio 40 impianti con perimplantite diagnosticata mediante esame clinico e radiografico che rispettavano i criteri di inclusione ed esclusione preposti. Erano presenti infiammazione e rossore gengivale, suppurazione e/o sanguinamento al sondaggio, profondità di sondaggio patologica e riassorbimento osseo circonferenziale evidenziato con radiografia periapicale. I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi, uno test e uno di controllo. Il protocollo prevedeva, al basale, registrazione dei parametri clinici (PD, BOP, suppurazione, indice di placca, morfologia dei tessuti molli perimplantari, radiografia, esame microbiologico; levigatura del difetto per scompaginare il biofilm, lavaggio con soluzione fisiologica e, nel gruppo test, applicazione di un antibiotico locale (Implacid) e a tre mesi registrazione dei parametri, radiografia di controllo ed esame microbiologico. Chiusura dello studio.
Risultati: I pazienti appartenenti al gruppo test, in cui è stato utilizzato un antibiotico locale in aggiunta al trattamento convenzionale non chirurgico per la cura delle perimplantiti, hanno mostrato dopo tre mesi un miglioramento della condizione dei tessuti perimplantari più marcato rispetto ai pazienti del gruppo di controllo sottoposti al solo trattamento convenzionale non chirurgico. Questa tendenza era statisticamente significativa per quanto riguarda il sanguinamento al sondaggio e la carica batterica a livello della tasca perimplantare, mentre per il PPD e la valutazione della placca batterica superficiale, sebbene dopo tre mesi il miglioramento medio fosse superiore nel gruppo test rispetto al gruppo di controllo, tale differenza non è risultata statisticamente significativa.
Conclusioni: L’impiego di un antibiotico locale nei pazienti affetti da perimplantite è una procedura clinica ampiamente riconosciuta dalla comunità scientifica. Il farmaco impiegato si è dimostrato valido e in grado di migliorare significativamente lo stato infiammatorio dei tessuti perimplantari e la carica batterica presente nel solco. Sarebbe, tuttavia, auspicabile un’ulteriore valutazione dei parametri clinici e microbiologici a sei e a 12 mesi per confermare i risultati osservati nella presente analisi preliminare.
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