Dopo il calo registrato nel 2015 e 2016 tornano ad aumentare le partite iva degli studi odontoiatrici, anche come singoli professionisti. Il dato arriva dall’Agenzia delle Entrate che ha pubblicato i dati statistici relativi agli studi di settore degli odontoiatri dell’anno 2017 (dichiarazione redditi 2018). 44.248 il totale dei contribuenti censiti nello studio di settore YK21U (Servizi degli studi odontoiatrici) che nel 2017 hanno fatturato163.600 euro con un reddito medio di 52.700 euro.Rispetto al 2016 il numero dei contribuenti è salito di 466 unità mentre il fatturato è stato pressoché stabile: 2.400 euro di incremento del fatturato, 200 euro di incremento di reddito.
Cresce il numero di odontoiatri con partita iva (sia collaboratori che studi monoprofessionali), segnando un totale di 36.567 unità (con un incremento di 260 unità rispetto al 2016), ma ancora leggermente sotto al massimo storico di numero di partite Iva registrato nel 2014 quando erano 36.925. Va ricordato che a questi mancano i giovani che per i primi 5 anni non rientrano negli studi di settore così come i contribuenti che avevano aderito al regime forfettario (con reddito fino a 30 mila euro). Al 31 dicembre 2017 la FNOMCeO indicava un saldo attivo di nuovi iscritti (considerando la differenza tra i nuovi iscritti ed i cancellati) di 887 unità.
Calano di 24 unità gli studi associati (il dato delle Entrate indica 5.132 unità) mentre toccano quota 2.549 (più 230 unità rispetto al 2016) le società di capitali odontoiatriche.
Sul fronte fatturato sono, ovviamente, le società di capitale a registrare il dato medio più alto (427.200 euro con un calo di 11.300 euro rispetto la 2016) mentre sono gli studi associati a denunciare un reddito medio più alto: 72.900 mila euro contro i 71.900 euro del 2016.
Questi nello specifico i dati:
“La differenza tra fatturato e reddito delle società, rispetto per esempio a quello dichiarato da uno studio monoprofesionale -spiega ad Odontoiatria33 il dott. Umberto Terzuolo (consulente fiscale AIO)- è per effetto di tecnicismi contabili-fiscali. Le strutture societarie considerano la redditività degli odontoiatri che vi lavorano (e spesso ne sono i proprietari) come un costo per la società, diminuendo quindi il reddito della stessa. L’odontoiatra è infatti pagato (attraverso l’emissione di fatture alla società per la quale sarà un costo) per le prestazioni odontoiatriche rese o, ancora, direttamente come amministratore dipendente della stessa”.
Infine i dati sui non congrui che hanno anche scelto di non adeguarsi, scelta fatta dal 24% dei contribuenti con partita iva, 18,3% degli studi associati, 30,2% delle società di capitale.
Articolo modificato il 31maggio 2019 alle ore 13:30
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