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13 Dicembre 2019

Odontotecnici: regole certe sul digitale ed un nuovo profilo

Dal presidente ANTLO Mauro Marin le previsioni per il futuro della professione che è a rischio sopravvivenza a seconda delle scelte che verranno o non verranno prese

Nor. Mac.

Presidente Marin, al Congresso di Vicenza avete provocatoriamente detto l’odontotecnico è a rischio estinzione, perché?

Perché ognuno vuole arrogarsi il diritto di poter fare, perché tanto sono le macchine che producono e non più le mani. Però non ci si accorge che non fissando i giusti paletti su chi fa e cosa, si rischia che soggetti esterni al comparto, forti solo del potere economico che possiedono, possono creare gravi danni. Già ci sono service che bypassando studi dentistici e laboratori odontotecnici, offrono direttamente ai pazienti alcune prestazioni “estetiche” fornendo loro direttamente gli allineatori, a fronte di un’impronta ottica self made, rilevata in un qualsiasi scan point. Recenti sentenze paventano la possibilità che ciò potrebbe diventare pratica corrente anche in Italia. E non è escluso che ciò a breve potrà avvenire per la protesi mobile. Ovviamente il più penalizzato da una prospettiva di questo genere sarebbe l’odontotecnico ma, se una fetta di mercato protesico andasse fuori dai circuiti convenzionali, come ho detto pocanzi, a risentirne sarebbe l’intero comparto.  


Le nuove tecnologie stanno modificando il modo di fabbricare le protesi ma, pongono anche problemi normativi, quali?

Il dispositivo medico é tale indipendentemente dal tipo di tecnologia utilizzata per la sua realizzazione. Quindi è importante non tanto come esso sia realizzato, ma chi sovrintende alla sua realizzazione. Ad esempio, le tanto attuali stampanti 3D non sono espressamente citate nel nuovo regolamento sui dispositivi medici. Il che non significa che non se ne possa ricavare l’esatto utilizzo nell’ambito della fabbricazione di dispositivi medici. Il regolamento stabilisce le regole a cui deve sottostare il Fabbricante che ricordiamo essere un soggetto giuridico, il quale deve avvalersi di una nuova figura, quella del “responsabile dei requisiti di sicurezza e prestazione” del dispositivo, all’interno della propria organizzazione. Questo fa ben comprendere come il processo di fabbricazione continui ad essere, pur se automatizzato, dipendente dalle abilità dell’operatore, il quale stabilirà i parametri occorrenti all’ottenimento di un dispositivo medico sicuro. Nel nostro caso si tratterà di fabbricare “dispositivi medici su misura”, pertanto il responsabile dei requisiti di sicurezza e prestazione del dispositivo dovrà essere in possesso oltre che dei requisiti previsti dal regolamento, anche di requisiti soggettivi che gli consentano di fabbricare, di fatto, prototipi finali. Riteniamo che, in virtù del piano di studi, che prevede oltre alla conoscenza teorica dei processi di trasformazione dei materiali, un congruo numero di ore di esercitazione pratica, l’odontotecnico sia l’unico in grado di soddisfare tali requisiti.  


Il nuovo regolamento indica che chi realizza dispositivi medici è un fabbricante e come tale è soggetto a sottostare alle regole indicate?

Il regolamento, in particolare nell’ambito delle “istituzioni sanitarie” stabilisce che nel momento in cui “le esigenze specifiche dei gruppi di pazienti destinatari non possono essere soddisfatte con risultati del livello adeguato da un dispositivo equivalente disponibile sul mercato”, esse debbano avere la possibilità di fabbricare, modificare e utilizzare internamente dispositivi su scala non industriale. Per poter fare ciò devono sottostare a tutta una serie di disposizioni, divieti ed obblighi, che di fatto possono, dal punto di vista degli adempimenti previsti, essere equiparati a quelli dei fabbricanti, pur non essendo tali. Infatti esso nasce specificatamente per aumentare le garanzie nei confronti della salute dell’utilizzatore finale. In quest’ottica rientrano tutti i dispositivi medici, compresi quelli che ci riguardano da vicino: i dispositivi medici su misura ad uso odontoiatrico. 


L’evoluzione digitale pone un nuovo dubbio su dove collocare la professione: in ambito sanitario o bio ingenieristico\tecnologico?

Prima di stabilire dove, stabiliamo cosa potrà fare l’odontotecnico. Il testo del profilo approvato a suo tempo in Consiglio Superiore di Sanità, parlava molto chiaro. E su questo penso ci sia poco da discutere. Non c’era e non c’è alcuna intenzione di invadere campi altrui. Basta leggere il testo, senza pregiudizi, per rendersene conto. Le professioni sanitarie ci permettevano all’interno di una legge già esistente di ottenere una riqualificazione di una figura definita da un testo di profilo oramai anacronistico. Insomma, si trattava di una opportunità e non di opportunismo. Era la via più percorribile, non l’unica. Le altre erano tutte irte di ostacoli. Non si contano i disegni di legge presentati. Teniamo conto, del resto che è indubbio che odontoiatra e odontotecnico collaborino confrontando e utilizzando le proprie specifiche competenze, e che intraprendere un percorso al di fuori dell’ambito sanitario chiuderebbe definitivamente le porte ad ogni forma di sana collaborazione.  

        

Che il profilo del 1928 sia da aggiornare è un fatto assodato, ma come deve essere modificato? La battaglia fino a ieri era sull’ambito sanitario e la possibilità di effettuare prove di congruità in studio. Ora sono ancora quelle le priorità? 

Direi che la domanda è incompleta. Il testo del profilo che ho prima citato parlava di esclusività della fabbricazione della protesi da parte dell’odontotecnico, prima di tutto. Perché la priorità è difendere il nostro spazio professionale. Per il resto si tratta di mettere un po’ di ordine a quanto avviene quotidianamente nella quasi totalità dei casi, e che però si stenta a volere ammettere. Questo servirebbe a mettere anche al riparo chi, non avendo intenzione di commettere illeciti, richiede la collaborazione di chi con la propria abilità ha plasmato qualcosa per rispondere al meglio alle esigenze specifiche di un determinato paziente, e credo sia nell’interesse comune che tutto vada a buon fine con il minor numero di intoppi possibile. Per chi dovesse andare oltre c’è la legge Lorenzin che ci ha visti in prima linea combattere contro chi, in primis, danneggia innanzitutto chi onestamente vuole fare l’odontotecnico. Vediamo circolare di tutto; pensiamo ancora che in una categoria in debito di ricambio generazionale, che vede diminuire progressivamente il numero dei laboratori in attività, la priorità sia di sostituirsi in qualche modo al dentista?  


Doveste decidere tra profilo e competenze?

Nel profilo si stabiliscono le competenze. Sono convinto che siano le competenze specifiche a renderci professionisti e a permettere l’evolversi delle nostre aziende, il profilo professionale è questo. Se poi intendiamo il profilo come professione sanitaria, quello è legato a quanto abbiamo detto finora. Bisognerebbe partire dalle competenze, ossia da cosa compete all’odontotecnico. In funzione di ciò, nella realtà dei fatti, si stabilisce il profilo. 


Sulla formazione: scuola professionale o diploma triennale universitario?

Si parla di formazione in relazione all’importanza del lavoro che si deve svolgere, ed essa è comunque legata alla scelta del profilo. Non credo assolutamente che l’odontotecnico di oggi non sia all’altezza del lavoro che svolge tanto da aver bisogno di un percorso universitario, è semmai   l’evoluzione della professione che lo impone. Sono convinto che occorre un percorso di studi professionalizzante proprio per valorizzare le specifiche competenze. Volendo però pensare al futuro e alle nuove generazioni, bisogna valutare la realtà degli istituti tecnici che oggi formano gli odontotecnici e, soprattutto, nell’ottica di uno sviluppo delle aziende odontotecniche, considerare bene il percorso formativo, altrimenti ci si troverà costretti ad assumere nei nostri laboratori solo mano d’opera laureata.  


Un accordo con i dentisti potrebbe aiutare a risolvere più velocemente le questioni oppure preferite andare avanti per la vostra strada senza compromessi?

È giunto il momento di badare all’intero comparto odontoiatrico, non si può più pensare solo al proprio orticello. Dentisti e odontotecnici fanno indubbiamente parte dello stesso comparto, quello protesico, quindi ogni soluzione che tenga conto di quanto finora espresso, dovrebbe essere condivisa. Non dovrebbe essere un braccio di ferro o la ricerca di compromessi, occorrerebbe essere consapevoli che ogni soluzione può e deve essere vantaggiosa sicuramente per i loro pazienti, per i nostri laboratori e per il mercato protesico che, diciamolo pure, una certa importanza ce l’ha. Il dialogo quindi è prerequisito essenziale. Purché il rapporto sia dialogico, non ideologico.   


Infine una considerazione. Un comparto che conta circa 10 mila addetti è rappresentato da 4 o 5 associazioni che in alcuni casi pongono richieste differenti. Le sembra normale?  Non si rischia di creare confusione di fronte alle Istituzioni?

No, non mi sembra affatto normale, e certamente fa sì che la categoria odontotecnica non goda di grande considerazione.Proprio per questo motivo mi sono adoperato molto per costruire, insieme ai presidenti di CNA SNO e Confartigianato Odontotecnici, Luigi Cleri e Gennaro Mordenti, un documento di intesa comune. Sono stato molto contento che a Vicenza, in occasione del nostro evento sulle Nuove Tecnologie, questi ultimi siano stati presenti, insieme al Presidente C.I.Od.  Luigi Benvegnù e alla Presidente Unidi Gianna Pamich, alla tavola rotonda che avevamo organizzato.Grazie alla scelta di aderire a Confcommercio e a Confcommercio Professioni,  ANTLO ha fatto un upgrade nell’ambito della rappresentanza sindacale della categoria presso le istituzioni. E questo ci darà ancor di più la possibilità di avere chiaro l’orizzonte che si presenterà davanti nel momento in cui bisognerà operare scelte importanti. Credo di poter dire che è giunto il momento che ognuno, prima di lanciarsi in semplici soluzioni, valuti attentamente gli scenari alquanto pericolosi che si trovano dietro a scelte azzardate. Vorrei anche dire che consigli e confronti sono sempre ben accetti, a condizione che provengano da ragionamenti sensati e che tengano conto delle necessità di sviluppo e crescita dell’imprenditoria odontotecnica del futuro. 

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