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19 Novembre 2014

ANDI "apre" ai fondi integrativi. Prada, il nostro è un progetto politico non una semplice convenzione


Nelle scorse settimane ANDI ha ufficializzato l'accordo con una nota compagnia assicurativa per consentire agli studi dei propri associati di creare una "Rete" per intercettare i pazienti iscritti ai fondi integrativi.
Una svolta "epocale" da parte dell'Associazione che, storicamente, ha visto con diffidenza queste forme di accordo ed aveva sempre invitato i propri soci a non aderire a convenzioni dirette.
Con il presidente nazionale ANDI Gianfranco Prada abbiamo cercato di capire il perché di questo cambio di strategia.

Di cosa si tratta nel dettaglio?

Innanzitutto quanto noi proponiamo non è una semplice convenzione con una assicurazione (questa è la tappa iniziale e necessaria per creare la "Rete ANDI") ma un complesso progetto politico, che ha l'obiettivo di consentire ad ANDI, e agli associati che vorranno liberamente seguire questa scelta associativa, di inserirsi nel settore dei fondi sanitari integrativi e, a lungo termine, di attivare un Fondo Integrativo ANDI per le cure odontoiatriche. Poi non è neppure vero che il nostro è un cambio di rotta. Fin dal documento politico approvato nel Congresso di Torino (2012) si apriva ad alcune forme di convenzione e in quello del maggio scorso,  dove sono stato eletto presidente con oltre il 90% dei voti con la conferma anche di questo Esecutivo, era chiaramente indicata questa strada.

Quindi i fondi integrativi non sono più un "male"?

Da sempre abbiamo difeso il modello libero professionale "puro", senza interposizioni tra medico odontoiatra e pazienti, ma la realtà di oggi è molto cambiata rispetto al passato e di fatto i fondi integrativi esistono e si svilupperanno sempre più in futuro. Se questi fondi agevolano i cittadini, ora sempre più in difficoltà a venire nei nostri studi, nell'accesso alle cure odontoiatriche non possiamo non intercettare queste risorse e lasciare i colleghi con gli studi sempre più vuoti.
Diverso il discorso della gestione attuale dei fondi integrativi, ed in particolare di quelli legati ai contratti nazionali di lavoro; vogliamo decisamente contrastare il fatto che il famoso "terzo pagante", in quanto imprenditore o intemediario, cerchi di fare più profitti possibili risparmiando sui costi delle prestazioni e quindi penalizzando sia il cittadino che il dentista. Oltre all'obbligo che gli aderenti, per usufruire delle prestazioni contemplate nel loro fondo, devono rivolgersi ad un nuovo dentista ed in questo modo molti nostri soci sono stati penalizzati ed hanno perso pazienti.

Ma anche un eventuale Fondo ANDI deve sottostare a vincoli di tariffe.

Certamente, ma il Fondo ANDI andrebbe ad azzerare l'intermediario, il terzo pagante che trattiene, per la gestione come intermediario, fino al 40% di quanto l'azienda paga per offrire ai propri assicurati le prestazioni sanitarie concordate. A fronte  della stessa spesa l'azienda, accordandosi con ANDI, otterrebbe più prestazioni o prestazioni di qualità superiore ed i dentisti ANDI, aderenti, potrebbero essere remunerati, per le prestazioni offerte, con tariffe più alte.

Però, tariffe comunque più basse di quanto il dentista applicherebbe e questo a discapito della qualità offerta.

Ma ne siamo proprio sicuri? Oggi, con la Legge Bersani, la crisi e la concorrenza dovuta alla pletora odontoiatrica ed ai centri low-cost, le tariffe per le prestazioni odontoiatriche sono estremamente diversificate anche all'interno della stessa città. Il nostro obiettivo è che sia ancora ANDI a determinarle e a mantenerle ad un buon livello, come è avvenuto con il nostro Nomenclatore Tariffario del 2008, allora tanto criticato ed ora invece tanto elogiato proprio da chi è contrario a questo progetto.
Non dimentichiamoci che già oggi, nonostante le indicazioni associative, molti colleghi soci ANDI avevano scelto di convenzionarsi con i gestori dei fondi integrativi e molti di questi colleghi, poi, si sono pentiti della scelta fatta perché come singoli non avevano potere contrattuale e dovevano sottostare alle regole imposte dal gestore del fondo, che ogni anno puntava ad aumentare i propri profitti.
Con il nostro progetto sarà invece ANDI che tratterà non con il gestore del fondo ma direttamente con le aziende che vogliono organizzare il welfare dei propri dipendenti (come ad es. Fiat, Luxottica, San Paolo etc.) offrendo una serie di prestazioni a tariffe concordate, per conto dei dentisti ANDI che vorranno liberamente aderire al Network.
Con questo progetto cercheremo quindi di permettere ai dentisti ANDI non solo di trovare nuovi pazienti ma di evitare che i propri pazienti siano costretti a rivolgersi ad un altro dentista per ottenere le prestazioni odontoiatriche previste dal proprio fondo integrativo. Pazienti che sono ben contenti se possono continuare a farsi curare dal proprio storico dentista di fiducia, usufruendo delle opportunità offerte dal proprio fondo.
Sul discorso qualità, a parte che spesso si tratta di autoreferenzialità, mi faccia ricordare che noi siamo prima di tutto medici e dobbiamo, sempre, curare al meglio i nostri pazienti, al di là delle tariffe praticate.

Come i vostri associati hanno accolto l'accordo? Mi sembra che vi siano state molte critiche.

Torniamo al percorso che ha portato a intraprendere questa strada.
L'analisi delle convenzioni e Fondi è stata ampiamente trattata nel Congresso Politico ANDI a Torino nel 2012, nel 2014 il Documento Programmatico prevedeva testualmente "ANDI dovrà rendersi protagonista di una innovativa ed incisiva azione sul mercato dei Fondi Sanitari Integrativi in odontoiatria, con un intervento attivo che porti ad ideare progetti che consentano la gestione diretta di ANDI del ruolo ora svolto da altri intermediari".
Quando il progetto è stato discusso nel Consiglio delle Regioni (l'insieme di tutti i Presidenti Regionali ANDI, NdR) è stato approvato con due soli voti contrari (Lombardia e Bolzano), lo abbiamo poi presentato a tutti i Presidenti Provinciali con una dettagliata circolare del 30 settembre, in modo da far capire loro i veri obiettivi.
E poi, ripeto, ora siamo al primo passaggio (la creazione della Rete ANDI con la convenzione Mapfre), i passaggi successivi saranno ulteriormente discussi e condivisi nei prossimi Consiglio delle Regioni e Consiglio Nazionale, già programmati a dicembre a Roma.
Voglio poi informare che, a fronte di quasi 24.000 soci ANDI sono state solo circa una trentina le mail di protesta e non condivisione del progetto ricevute mentre i soci che hanno aderito hanno già ampiamente superato le aspettative, tanto che la Mapfre ci ha comunicato che avevamo già raggiunto il numero necessario di studi per soddisfare le loro esigenze di pazienti.

Anche le Sezioni provinciali non si sono lamentate?

Pochissime lo hanno fatto. E le critiche si sono concentrate sulla convenzione Mapfre, che, ripeto, è uno step necessario per creare la Rete ANDI e non certo il nostro obiettivo.
Alcune critiche ci sono state, come è giusto che ci siano in una associazione che conta 100 Sezioni provinciali, con situazioni locali tanto variegate e differenti, ma a mio modo di vedere sono state contenute e spesso si è trattato di indicazioni emerse senza essere informati o per cercare visibilità da parte di qualche dirigente, o dopo discussioni in cui è prevalso per poco il parere contrario o in assemblee assolutamente non rappresentative. Le voglio fare un esempio, la Sezione ANDI di Milano, particolarmente critica, ha organizzato la scorsa settimana un'assemblea per condannare il progetto: si sono presentati circa 50 soci sui 1971 iscritti.

Però c'è anche chi ne fa una questione quasi "ideologica"

Certamente e li rispetto. Mi auguro sinceramente che siano tanti i nostri soci che non abbiamo alcuna necessità di aderire al progetto perché i loro studi sono pieni di pazienti e le loro tariffe sono al di sopra della media. ANDI continuerà a tutelarli con ogni mezzo a disposizione.
Purtroppo però i pazienti stanno cambiando il modo di rapportarsi con il proprio dentista. Compito di una associazione di categoria che vuole fare gli interessi dei propri iscritti è quello di predisporre gli strumenti idonei ad intercettare questi nuovi bisogni, che sono comunque indipendenti dalle nostre volontà,  garantendo i punti fermi della nostra professione. Con questo progetto, anche se non è facile, cerchiamo di riuscire a farlo.
Voglio ancora ricordare una cosa ovvia ma che spesso viene dimenticata: nessun socio ANDI è obbligato ad aderire, anzi ognuno è libero anche di disdire l'adesione appena lo desidera, con il solo vincolo di terminare i pazienti eventualmente presi in cura.
Sarebbe certo stato molto più facile, per me e l'Esecutivo Nazionale, gestire tranquillamente l'alto consenso elettorale ottenuto, lasciando andare le cose come stanno, senza dedicare tempo, fatica ed energie a questo nuovo importante progetto ma ritengo che solo chi governa non per il consenso immediato ma per il bene comune generale sarà poi ricordato come un vero leader.

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