“Apprendo con grande stupore a mezzo stampa di una presunta querela che sarebbe stata sporta nei miei confronti da parte dell’ANDI – dichiara Marco Vecchietti, Amministratore Delegato e Direttore Generale di RBM Assicurazione Salute – per tutelare la categoria degli odontoiatri da, cito testualmente, “attacchi gratuiti e diffamatori”. In particolare, la notizia è stata riportata sul sito di ANDI, sezione Presidenza, lo scorso 17 luglio e ripresa il 18 luglio da Odontoiatria33.
Al fine di evitare qualunque tipo di strumentalizzazione e processi alle intenzioni voglio subito sgombrare il campo da ogni dubbio circa la stima e la fiducia che nutro in generale per i medici, i dentisti e più in generale i professionisti sanitari, come ho avuto modo di scrivere più volte anche nelle mie pubblicazioni e nei miei articoli. Del resto i medici, i dentisti, come pure le stesse strutture sanitarie, sono per la nostra Compagnia i partner fondamentali attraverso i quali dare attuazione concreta alla “promessa di protezione in campo sanitario” che facciamo a ciascuno dei nostri assicurati. La qualità dei nostri Piani Sanitari e dei nostri servizi è strettamente collegata ai medici e ai dentisti che da anni collaborano con noi. Non avrebbe alcun senso, dunque, denigrarne l’operato o minarne la credibilità. L’articolo al quale ANDI si riferisce è stato pubblicato su Quotidiano Sanità dello scorso 5 luglio.
Si tratta di una sintesi di una pubblicazione più ampia dedicata all’analisi dell’efficacia, sia in termini economici che sociali, dell’attuale impianto delle detrazioni per le spese sanitarie a carico del cittadino. Il focus della mia riflessione, sostanzialmente, poggiava sull’inadeguatezza – che peraltro emerge con continuità negli ultimi anni dagli stessi Rapporti del MEF sulle dichiarazioni fiscali degli italiani – del sistema delle detrazioni sanitarie di garantire un’adeguata redistribuzione (dal momento che la quasi totalità di tali benefici fiscali è appannaggio dei cittadini con i redditi più elevati) e una perequazione a livello territoriale (nella misura in cui queste agevolazioni fiscali sono sostanzialmente destinate ai cittadini del Nord). Incidentalmente, peraltro, veniva anche rilevato come l’aliquota del 19% applicata per determinare il beneficio fiscale sulle spese sanitarie sostenute dal cittadino fosse tecnicamente inadeguata a garantire un efficace contrasto ai fenomeni dell’elusione/evasione che hanno una certa rilevanza nell’ambito della Spesa Sanitaria Privata, come evidenziato da molti rapporti (come quello, appunto, di Transparency International Italia con Censis, Ispe-Sanità e Rissc). In questo contesto il riferimento alle visite specialistiche, alle cure odontoiatriche ed alle prestazioni assistenziali – indicato in una parentesi – non contiene alcuna menzione dei dentisti ma si limita ad indicare, e mi si permetta non è una differenza da poco, delle aree della Spesa Sanitaria Privata più esposte a questo fenomeno.
Al riguardo, del resto, bisogna considerare che se, come è vero, più della metà della Spesa Sanitaria Privata è in servizi (l’altra metà è in beni, quindi farmaci, protesi, presidi, ausili, etc) e le voci principali di tale componente della spesa sono proprio le visite specialistiche, le cure odontoiatriche e le prestazioni assistenziali è assolutamente ragionevole desumere che proprio queste prestazioni siano più “a rischio”. Ben più difficile immaginare fenomeni elusivi/evasivi rispetto alla Spesa Sanitaria in beni (e comunque anche considerando entrambe le componenti della Spesa Sanitaria Privata quelle menzionate risulterebbero prevalenti).
Ma c’è molto di più.
É ben noto, come del resto emerge con evidenza in un Rapporto realizzato da EURES su incarico della stessa Federazione Nazionale dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri (FNOMCeO), che la professione dentistica è molto esposta al rischio di abusivismo e che questo fenomeno ha una portata tutt’altro che trascurabile e che sottrarrebbe al Fisco un fatturato stimato di circa 600 milioni (cfr. pag. 62 Rapporto EURES – FNOMCeO).
Del resto la stessa ANDI, in un Comunicato Stampa congiunto con il Ministero della Salute, aveva dichiarato che "certamente anche in ambito odontoiatrico esiste il deprecabile fenomeno dell'evasione fiscale e, per i dentisti che si comportano in modo corretto, il collega evasore di fatto è uno sleale concorrente, non solo in termini tributari, ma anche previdenziali”. E ancora l’Associazione conveniva sull’inadeguatezza dell’aliquota del 19%, così come evidenziato nel mio testo, proponendone a più riprese un incremento.
Alla luce anche di una ristretta selezione delle fonti consultate ai fini della mia analisi, di tutta evidenza risulta palese e incontrovertibile che nessuna accusa è stata rivolta a medici e dentisti. Non posso quindi nascondere il mio rammarico, ma anche il mio disappunto per la strumentalizzazione del mio articolo che voleva solo essere un contributo di studio sull’opportunità di riformare in modo più equo e più giusto per i cittadini il regime tributario delle spese sanitarie private.
Credo che le parole utilizzate anche nella sintesi giornalistica della mia pubblicazione fossero sufficientemente chiare e che comunque sarebbe bastata una email o una telefonata per accertarsi della effettiva portata delle mie considerazioni. Purtroppo è stata utilizzata una via diversa, probabilmente perché – devo desumere – le intenzioni erano altre: colpire personalmente chi lavora in un Gruppo contro cui si è deciso di lanciare una campagna gratuitamente denigratoria, con i conseguenti, ennesimi roboanti titoli sulla stampa, e alimentare un clima di scontro che nell’operatività quotidiana dei dentisti, semmai ci sia stato, sicuramente non è più attuale da tempo.
In ogni caso, ribadendo la mia stima per i medici e i dentisti del nostro Paese, ritengo necessario a questo punto chiarire che per ripristinare la verità dei fatti, come già avvenuto in altre simili circostanze, il sottoscritto provvederà, senza indugio, ad agire presso le sedi civili e penali competenti in modo da tutelare la propria immagine e la propria reputazione aziendale.
A cura di: Ufficio Stampa RBM Assicurazione Salute S.p.A.
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