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29 Gennaio 2020

Odontotecnici: cambiamenti o capitolazione

Il presidente degli odontotecnici dello SNO fa una analisi di una professione che, dice, rischia di essere assorbita dall’industria 


Cosa è avvenuto? Cosa ci resta del passato all’inizio del nuovo millennio?  Perché si incontrano le associazioni odontoiatriche per traghettare l’odontotecnico in ingegneria? Perché alcune imprese odontotecniche hanno investito centinaia di migliaia di euro nelle nuove tecnologie CAD-CAM con la presunzione di “cavalcare la tecnologia”?  

Con la speranza di dare risposte esaurienti a domande che riguardano il futuro della nostra professione e il presente per le giovani leve, iniziamo ad analizzare il nuovo che avanza. Siamo attualmente invasi da scanner e stampanti 3D, ma altro fatto di assoluto rilievo è che le industrie del dentale stanno riconvertendosi, allo scopo di restare sul mercato, producendo dispositivi semi-lavorati e togliendo di fatto lavoro agli odontotecnici. Questo dopo che si sono serviti di noi per entrare nel mercato dei “Medical Devices su misura”.  Ora vorrebbero metterci da parte, o quantomeno limitare le nostre prestazioni riducendo il nostro intervento professionale e le nostre competenze.

Alcune imprese odontotecniche pensando di cavalcare la tecnologia CAD-CAM hanno visto naufragare le proprie aspettative. Qualche impresa, ahimè, è addirittura andata in rovina, non riuscendo a far fronte nel tempo agli investimenti sostenuti, essendo scavalcati dalle industrie produttrici in grado di poter disporre di potenzialità economiche rilevanti. Da sempre per “cavalcare” la tecnologia occorrono grossi investimenti, investimenti alla portata dell’industria e/o di grossi investitori, difficilmente alla portata di un artigiano che tra l’altro si muove in un mercato “frazionato” come quello italiano.

Come troppo spesso avviene, le piccole imprese odontotecniche sottovalutano i costi del fare impresa, tra marketing e investimenti attivi, e non passivi. Soprattutto si sottovaluta la necessità di avere una mentalità imprenditoriale capace di creare un proprio mercato, dove fidelizzare è la parola d’ordine (vista l’assoluta mancanza di vincoli contrattuali). L’industria del dentale, abituata da sempre a far sperimentare le novità direttamente agli odontotecnici, ha inondato il mercato di stampanti e fresatori, facendo creare agli stessi odontotecnici, inconsapevoli, il mercato. In tal modo sono riusciti a vendere CAD-CAM anche agli odontoiatri, notoriamente molto attenti ad avventurarsi nell’acquisto di macchinari e materiali non propriamente necessari, riuscendo a vendere piccoli e inutili fresatori da studio (vedi lo “chairside”) dove la spesa d’acquisto ha frequentemente superato il risparmio sperato. 

Apriamo una parentesi sulle professioni sanitarie.  

Indubbiamente i tecnici appartenenti a qualsiasi altra professione sanitaria normata, hanno visto il loro status professionale evolvere, essendo sostenuti dalle nuove tecnologie. Per il settore del dentale la rivoluzione è stata copernicana. Si è passati da una professione prettamente artigianale, quasi artistica, che necessitava di professionisti abili scultori, competenti in pittura e con profonda conoscenza in anatomia e morfologia ed aventi un notevole background di esperienza, a una richiesta di abili smanettoni di computer il cui unico requisito richiesto è la padronanza nel gestire software. 

Occorre riflettere sulla la forte crisi mondiale del settore per comprendere il percorso della nostra categoria, essendo passati da utilizzo di sistemi artigianali a sistemi completamente computer assistiti. 

Ebbene la rivoluzione è avvenuta, e ci stiamo navigando da qualche anno. La richiesta di protesi a costi contenuti ha mutato una professione artistica, complessa e piena di conoscenza, in una professione che insegue l’obiettivo di protesi economiche, con il rischio di cancellare il saper fare e le eccellenze.

Questo a mio parere è difficile da realizzare con la sola tecnologia, proprio per la scelta che accompagna le esigenze degli utenti/pazienti i quali richiedono una maggior cosmesi, tant’è che l’odontoiatra completa sempre più frequentemente la maggior parte delle sue prestazioni, oltre che con i classici dispositivi protesici su misura, anche con interventi estetici sul resto del viso. Noi abbiamo la passione, la conoscenza e la voglia di approfondire.

Ricordo che la stesura di tutti i testi di odontotecnica ed alcuni di “scienza dei materiali” è stata, e lo è tuttora, opera di Odontotecnici e non di ingegneri. Tra i tanti citiamo il testo scritto dal sig. Alberto Battistelli “AFG” che descrive ed educa alla morfologia dentale, dandogli dignità di una materia scientifica. Ricordiamo Bebi Spina, maestro nell’analisi dei colori, e moltissimi altri. Tutte ricerche, scoperte e applicazioni merito di odontotecnici diplomati “in arte ausiliaria sanitaria”. Non vorrei fare una gaffe, ma quanti odontotecnici che hanno scritto testi per il settore, hanno conseguito una laurea in ingegneria biomedicale?  

Cambiamenti o capitolazione?

L’eventuale ingresso nell’ambito degli insegnamenti ingegneristici non darà agli odontotecnici vantaggi, e neanche possibilità di valutazioni nel cavo orale, nonostante che, tra le varie incombenze, il nuovo Regolamento Europeo 2017/745 imponga il controllo post-market. Queste attività sono negate ad operatori annoverati tra le “arti ausiliarie delle professioni sanitarie”, figurarsi a un ingegnere biomedicale, il quale si occupa di tutt’altro, non certo di codificare colori e occuparsi di estetica, gnatologia e morfologia. Spero che come adesso, e per sempre, la parte estetica resti di nostra competenza, e con essa i diritti propri di fabbricante e costruttore di MD su misura.  

Se è vero che attualmente tantissime professioni si avvalgono sempre più di tecnologie avanzatissime, come per i tecnici ortopedici o i tecnici di radiologia TRSM, non di meno, le altre professioni sanitarie e della medicina in genere, sono alle prese con innovazioni tecnico scientifiche e tecnologie sempre più all’avanguardia. Non per questo coloro che operano in questi settori sono necessariamente ingegneri biomedicali.   

La tecnologia del nostro campo viene utilizzata attualmente da odontotecnici, quindi operatori con un titolo di scuola media-superiore. Anche se per il tecnico il loro utilizzo è semplice, quello che manca è l’evoluzione verso una cultura imprenditoriale, nonché una tutela professionale tra le professioni sanitarie. Noi odontotecnici oltre che occuparci di estetica, funzione e fonetica siamo tenuti ad ottimizzare protesi complesse come le “Overdenture e le Toronto”, possiamo creare con il CAD e software sofisticati strutture molto precise e di qualità standard, che comunque non arriveranno mai a sostituire l’odontotecnico poiché non avranno in nessun modo la sua sensibilità. Il giorno in cui l’uomo non sarà più indispensabile saranno le macchine a prevalere a livello planetario.In questo non vedo sovrapposizioni, ma sicuramente un scelta ideata per il bene di chi ha bisogno di dispositivi dentali.

In attenta valutazione sono ben pochi gli odontotecnici che esercitano la loro arte presso ospedali e cliniche comprese le AUSL scarsa l’eventualità di provocare confusione tra gli utenti (dopo gli anni ottanta con la cascata di iscrizioni agli istituti odontotecnici, ogni famiglia italiana ha avuto a che fare con parenti diplomati ODT, sanno bene la differenza). 

Protesi, di questo si occupa l’odontotecnico.  

La competenza e la professionalità acquisita negli anni merita di una evoluzione come tutte le professioni tecnico sanitarie, ma soprattutto di essere legittimi creatori e fabbricanti di dispositivi medici odontoiatrici su misura (Come avviene nella quasi totalità dei paesi europei).

Regolamentazione, questo noi chiediamo e ad ognuno le sue competenze, ricordando ai negazionisti che i corsi di laurea in odontoiatria sono aperti a tutti, e se un tecnico volesse, potrebbe laurearsi in odontoiatria ed esercitare tale professione, ma noi vogliamo fare gli odontotecnici. Senza avere delle ripercussioni legali per il solo motivo di essere chiamati ad ottimizzare un manufatto protesico e seguire il suo percorso in vita, come da Regolamento 754/2017, di cui siamo i “fabbricanti” e ne conosciamo il suo percorso di costruzione, sottolineando la parola “manufatto”.

In ultimo, considerando che l’industria quando immette una nuova apparecchiatura progettata per essere utilizzata nella fabbricazione di dispositivi medici … ne ha già pronta un’altra più performante da introdurre sui mercati. Noi pensiamo di cavalcare una tecnologia che è già obsoleta!?Farebbe molto comodo alle industrie avere un odontotecnico ingegnere, per ottimizzazione di software e dare apporto specialistico nella fabbricazione delle protesi (firmare conformità, con operatori non qualificati collocati alla fabbricazione, di dispositivi medici su misura, MDR).“Aperti a cambia-menti”, mai rinunciare alla nostra posizione tra le professioni sanitarie. Consegnare all’industria le protesi su misura con l’odontotecnico laureato in ingegneria è una colpa a cui non intendiamo dare risposta alle future generazioni.  


Abbiamo solo bisogno di una maggior professionalità e rispetto per il nostro impegno. 


P.S. Ho in mente solo in un caso dove realmente l’odontotecnico viene utilizzato in ingegneria, ma solo per la sua spiccata manualità, in Ferrari un team di odontotecnici fabbrica pezzi unici su misura per le auto più belle del mondo, ma loro sono artisti della precisione, non ingegneri. E comunque sempre con un diploma in “arte ausiliaria delle professioni sanitarie”. 

Luigi Cleri: presidente SNO/CNA

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