Lagoftalmo, iniezione intravasale, lesioni del tronco nervoso. Le complicanze di un’anestesia locale in odontoiatria sono poco frequenti e generalmente reversibili; nulla a che vedere con quella capitata due anni fa a una consulente fiscale che vive nello stato dell’Oregon.
Un caso clinico molto raro che pochi neurologi riusciranno a vedere nella loro carriera. La signora si sottopose a un’anestesia locale per una banale estrazione nell’arcata superiore; al termine della seduta, le sembrava di parlare con un accento britannico, cosa impossibile per lei che era nata e cresciuta negli Usa. Il dentista la rassicurò dicendole che sarebbe passato tutto nel giro di un’ora ma così non fu. Iniziò così una serie di accertamenti che portarono alla diagnosi di “sindrome dell’accento straniero” o “xenoglossia”, un rarissimo disturbo neurologico di cui si sono registrati finora poche decine di casi.
La causa è tuttora poco chiara ma si ritiene che dipenda dalla lesione delle aree cerebrali che controllano alcune caratteristiche del linguaggio dovuta a traumi o ischemie cerebro-vascolari.
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