Stando alle anticipazioni sulla prossima legge finanziaria la tanto discussa IRAP, l'imposta regionale sulle attività produttive, potrebbe andare in pensione per essere sostituita dall'IRI (Imposta sul Reddito Imprenditoriale) che promette meno oneri per imprese e professionisti.
Dalla sua istituzione, soprattutto per i liberi professionisti, il dibattito su chi sia veramente tenuto a pagare l'IRAP ha interessato i tribunali italiani, per via del testo della norma che si presta ad interpretazioni.
"Chiariamo subito che i dubbi interpretativi interessano il professionista che non ha dipendneti o dipendenti che non producono reddito", spiega ad Odontoaitria33 Franco Merli, dottore commercialista, consulente fiscale ANDI Genova.
I dubbi interpretativi, come li chiama il dott. Merli, arrivano da un testo della norma non chiarissimo e dalle sentenze che hanno interessato in questi anni la materia. Ultima in ordine cronologico, quella del 26 Agosto del 2016 ribadisce l'esclusione per i soggetti che hanno fatto investimenti contenuti in attrezzature e macchinari.
"Giusto chiarire che questa sentenza dà ragione ad un avvocato il cui studio non necessita di investimenti in macchinari ed attrezzature paragonabili a quelli sostenuti per uno studio odontoiatrico, anche se gestito da uno solo professionista", spiega il dott. Merli che aggiunge. "La sentenza ribadisce che l'investimento effettuato dal professionista per il proprio studio deve essere considerato "contenuto", ma senza quantificare un valore di riferimento".
Quindi è il giudice a determinare l'esclusione o meno dal pagamento dell'IRAP da parte del contribuente, evidenza l'ANDI in una nota informando che, proprio per cercare di fare chiarezza ed evitando interpretazioni discordanti sull' "autonoma organizzazione", a breve "presenterà all'Agenzia delle Entrate un documento con l'obiettivo di identificare i beni strumentali che potrebbero far parte di quella dotazione minimale affinché uno studio possa identificarsi come esente IRAP".
Ma il professionista che ritiene di avere uno studio con attrezzature contenute e senza dipendenti o magari con una sola assistente che non produce reddito, come si deve comportare?
"Il mio consiglio -dice Merli- è quello di valutare con il proprio consulente se la propria realtà professionale possa rientrare tra la casistica evidenziate dalla giurisprudenza. Se si ritiene di essere tra coloro che possono non versare l'IRAP le strade sono due: decidere di non pagare ed aspettare la probabile contestazione da parte dell'Agenzia delle Entrate oppure pagare e poi richiedere il rimborso. Ai miei clienti consiglio la seconda soluzione: garantisce di non dover, in caso di non vedersi accolta l'istanza di esenzione, pagare sanzioni ma in caso di vittoria di ottenere comunque il rimborso di quanto versato".
L'ultima considerazione del dott. Merli è quella di, comunque, valutare bene cosa fare. "Grazie alle recenti detrazione previste per coloro che hanno dipendenti sono stati, di fatto quasi, sterilizzati i valori del tributo IRAP e non sempre, considerando i costi connessi ad una azione in Commissione tributaria, conviene ricorrere".
Norberto Maccagno
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