Il 23 giugno ad Alessandria si è concretizzato un incontro che molti attendevano: quello delle società scientifiche che a vario titolo si occupano di patologie la cui terapia prevede l’utilizzo dei bifosfonati. La loro assunzione, unita a manovre chirurgiche intraorali, comporta in parecchi casi una grave complicanza che è l’osteonecrosi dei mascellari.
E’ stata invitata ad intervenire alla tavola rotonda anche la Commissione Albo Odontoiatri Nazionale nonostante si trattasse un tema che, a prima vista, sembrava essere più di pertinenza di società scientifiche o di enti di ricerca che non dell’istituzione ordinistica.
In realtà gli organizzatori sono stati molto lungimiranti: dai lavori presentati prima della tavola rotonda finale si è capito bene che, al di là della necessità di approfondire gli studi sull’etiopatogenesi di questa problematica (di fatto sconosciuta: in letteratura sono stati però segnalati numerosi casi, a insorgenza spontanea o idiopatica, in cui sono documentabili numerose patologie odontostomatologiche come carie, parodontopatie, traumatismi dentari e protesici che rendono fondamentale la prevenzione primaria), già oggi si può fare molto se questi casi vengono affrontati con la giusta preparazione. Anzi, più che affrontati, direi che il termine giusto è prevenuti.
Ed è proprio sul tema della prevenzione, fondamentale per la CAO Nazionale, che vorrei mettere l’accento.
E’ un tema che qualche volta è considerato a latere rispetto ad un riduttivo modo di intendere l’esercizio della medicina, ma che invece direi essere proprio l’essenza della medicina. Una essenza che implica la piena collaborazione tra medico e paziente, forse ancora di più di quando non ci sia in atto una patologia conclamata per cui il paziente ha chiaramente bisogno del medico.
La piena collaborazione presuppone un buon rapporto (quello fatto di empatia, di fiducia, di ricchezza umana) la cui importanza decisiva emerge proprio dove non c’è l’impellenza.
Tutto questo però non può nascere dal niente, ma implica un discorso più ampio, di grande impatto sociale, che è quello educativo. Un discorso che investe necessariamente anche il paziente, oltre che il medico.
Nella pratica significa informazione diffusa per tutti insieme alla formazione e aggiornamento per i professionisti; significa collaborazione tra colleghi nell’interagire con persone che evidentemente sono portatrici di più di una patologia; significa entrare in un ordine di idee in cui i problemi vengono affrontati con una visione della persona presa nel suo insieme.
Direi che tutto questo è la vera sintesi del concetto di Alleanza Terapeutica, la cui promozione pratica (il fine è la tutela della salute) è il principale programma della CAO Nazionale.
Nell’ambito di questo programma abbiamo già avviato un progetto contro il carcinoma del cavo orale, promuovendo l’incontro tra l’università, le società scientifiche ed i singoli colleghi (e non solo odontoiatri, ma anche medici di medicina generale e ospedalieri) all’interno della comune casa ordinistica. Abbiamo coinvolto anche il Ministero, coinvolgimento che ci permetterà poi l’indispensabile passaggio dell’informazione ai cittadini.
Questo percorso già tracciato potrebbe essere anche la strada maestra per affrontare una problematica così complessa come questa dell’osteonecrosi dei mascellari, che necessita di varie competenze.
Un percorso che dovrà avere come premessa l’elaborazione di raccomandazioni cliniche generalmente condivise sia da chi cura l’osteoporosi, sia da chi deve affrontare le problematiche oncologiche, sia da chi dovrà affrontare le varie complicanze.
Un dato importante è però già emerso durante la discussione finale: la comune volontà, nel dubbio, di fare scelte terapeutiche improntate alla massima prudenza. Sempre nell’interesse del paziente
Una strada che avrà sicuro successo se percorsa insieme e in questo senso la CAO Nazionale ha dichiarato la propria disponibilità ad impegnarsi da subito.
Valerio Brucoli
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