Il bruxismo è un'attività ripetitiva della muscolatura mandibolare, caratterizzata dal serraggio o dal digrignamento dei denti i cui segni e sintomi riportati in letteratura includono:
● dolore/affaticamento dei muscoli masticatori e cervicali;
● trisma o blocco mascellare;
● ipertrofia dei muscoli masseteri;
● usura anomala dei denti;
● impronte dentali sui bordi della lingua;
● mal di testa ed emicrania di tipo muscolo-tensivo.
Il bruxismo può verificarsi sia durante il sonno che durante la veglia. Diversi studi di letteratura hanno suggerito che l’assunzione cronica di sostanze neurochimiche (ad esempio, antidepressivi e antipsicotici) potrebbero influenzare un ampio spettro di meccanismi angiogenetici correlati alla regolazione del ciclo circadiano, all'attività motoria/facciale e ad altre funzioni involontarie.
Alcuni autori, tra cui Feu (2013), hanno proposto un collegamento tra la fisiopatologia del bruxismo notturno e i sistemi serotonergici e dopaminergici. Mentre i meccanismi esatti coinvolti sono scarsamente comprensibili, si ipotizza che un'attività soppressa della dopamina - modulata da diversi neurotrasmettitori come serotonina, norepinefrina e istamina - possa potenzialmente essere associata a bruxismo notturno.
La letteratura però è controversa riguardo al ruolo dei farmaci psicoattivi nell'eziologia del bruxismo e le prove si basano ancora principalmente su casi clinici aneddotici.
Tipologia di ricerca e modalità di analisi
In una revisione sistematica della letteratura pubblicata sul Journal of Oral Rehabilitation di aprile 2018 sono stati individuati tutti gli studi che hanno indagato l'associazione tra l'assunzione di farmaci psicotropi e la comparsa di bruxismo notturno (SB).
La ricerca è stata condotta mediante 6 database elettronici. La diagnosi di SB si è basata su questionari o esami clinici; non sono stati effettuati esami di polisonnografia. Il rischio di bias è stato valutato utilizzando la checklist per la valutazione critica dell'Istituto Joanna Briggs per gli studi analitici trasversali.
Risultati
Nella revisione finale sono stati inclusi cinque studi analitici trasversali, valutando antidepressivi, anticonvulsivanti e psicostimolanti. Uno studio è stato giudicato a basso rischio di bias, tre a rischio moderato e uno ad alto rischio.
Gli antidepressivi sono stati valutati solo nelle popolazioni adulte; la duloxetina (Odds Ratio [OR] = 2,16; 95% intervallo di confidenza [95% IC] = 1,12-4,17), la paroxetina (OR = 3,63; IC 95% = 2,15-6,13) e la venlafaxina (OR = 2,28; IC 95% = 1,34-3,86) si sono dimostrate essere positivamente associate al rischio di SB.
Non sono state invece osservate aumentate probabilità di SB in concomitanza con l’assunzione di citalopram, escitalopram, fluoxetina, mirtazapina e sertralina.
Per quanto riguarda gli anticonvulsivanti, solo i barbiturici sono risultati essere associati a SB nei bambini (OR = 14,70; IC 95% = 1,85-116,90), mentre non sono state osservate aumentate probabilità di comparsa di SB in concomitanza con l’assunzione di benzodiazepine, auto-bazazepina e valproato. L'unico psicostimolante con cui è stata riscontrata un’associazione con SB è stato il metilfenato negli adolescenti (OR = 1,67; IC 95% = 1,03-2,68).
Conclusioni
Sulla base di un numero limitato di articoli inclusi in questa revisione, si può concludere che l’assunzione di farmaci come duloxetina, paroxetina, venlafaxina, i barbiturici e il metilfenidato può essere associata a maggior probabilità di sviluppare bruxismo notturno.
Nessuna associazione, invece, è stata riscontrata per l’assunzione di benzodiazepina, carbamazepina, citalopram, escitalopram, fluoxetina, mirtazapina, sertralina e valproato.
Implicazioni cliniche
Data la qualità complessiva degli studi, valutata bassa, inclusi in questa revisione si dovrebbe prestare attenzione nell'interpretazione di questi risultati e si evidenzia la necessità di ulteriori studi a conferma dei dati emersi da questa revisione.
Per approfondire:
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