La gengivostomatite erpetica acuta può causare dolore e disturbi tali da impedire di mangiare e bere per qualche giorno, ma è facilmente trattabile con antivirali e generalmente si risolve in un massimo di due settimane. Cosa bisogna fare, però, nel caso in cui il paziente che ne soffre sia una donna in gravidanza? L’infezione può essere curata con la medesima terapia e soprattutto, comporta pericolo per il nascituro? Le risposte a queste domande si trovano in un recente studio apparso sul Journal of the Canadian Dental Association che ha pubblicato il risultato dell’esperienza in proposito di due esperti di biologia e patologia orale.
Lo studio, una delle rare pubblicazioni sull’argomento, verte sulla presentazione di due casi di infezione da herpes simplex tipo 1 (HSV-1) di cui si conoscono gli esiti a distanza di anni e porta la firma anche di un esperto italiano: è Giuseppe Ficarra, drettore del centro di riferimento per lo studio delle malattie orali di Firenze e docente di patologia odontostomatologica presso l’Università di Firenze.
La premessa alla trattazione è che la gengivostomatite erpetica acuta in gravidanza non è un evento frequente e tuttavia, poiché facilmente la paziente con questo tipo di disturbo può rivolgersi al proprio odontoiatra, è bene che i professionisti sappiano riconoscere i segni dell’infezione e siano pronti ad affrontare la situazione.
Il primo caso descritto risale al 1998 e riguarda una donna di 33 anni all’ottava settimana di gravidanza che alla visita presso il centro di cure odontoiatriche presentava ulcere orali multiple sulla gengiva aderente, sul dorso della lingua e sulla mucosa vestibolare e palatale oltre a linfoadenopatia cervicale; inoltre nausea e febbre perduravano da tre giorni.
I sintomi orali riscontrati sulla paziente sono tipici: l’infezione da HSV-1 esordisce in genere con piccole vescicole che si rompono rapidamente formando ulcere e nelle fasi iniziali può somigliare alla stomatite aftosa ma è riconoscibile perché, al contrario di questa, colpisce la gengiva aderente. Dopo un consulto con il ginecologo che seguiva la gravidanza, la paziente venne trattata con aciclovir orale (400 mg) 5 volte al giorno per 7 giorni, giungendo alla guarigione in 7-8 giorni; il bambino nacque in perfetta salute alla 39ma settimana e non ebbe alcuna conseguenza negli anni successivi.
Il secondo caso, una donna di 26 anni alla 13ma settimana di gravidanza, si presentò alla visita con ulcere sulla gengiva aderente, sulla mucosa palatale e sul bordo vermiglio di entrambe le labbra oltre a febbre, mal di gola e linfonodi cervicali e sottomandibolari ingrossati; come effetto diretto di questi disturbi, comune nell’infezione da HSV-1 e pericoloso in particolare per lo stato di gravidanza, la donna da 4 giorni circa faceva molta fatica a bere e mangiare. La guarigione completa delle ulcere arrivò dopo 6-7 giorni durante i quali la paziente assunse aciclovir orale (800 mg) 5 volte al giorno per 7 giorni; oggi, a distanza di anni, si può affermare con certezza che il bambino non ha mai sofferto a causa di alcuna conseguenza derivante dall’infezione o dal trattamento.
L’abbassamento fisiologico delle difese immunitarie che si verifica in gravidanza può dunque, anche se non frequentemente, dare luogo a casi di infezione da HSV-1 che l’odontoiatra deve poter essere in grado di riconoscere. “Pur avendo generalmente esito completamente positivo, la gengivostomatite erpetica acuta in gravidanza deve essere curata tempestivamente per non correre rischi e per non far perdere peso alla donna” scrivono gli autori nelle conclusioni dello studio; “inoltre nei casi con una storia di infezioni da HSV ricorrenti che debbano sottoporsi a trattamento odontoiatrico è ragionevole considerare l’ipotesi, d’accordo con il ginecologo, di una somministrazione profilattica di antivirali: l’assunzione di valaciclovir in dose da 2 gr per due volte il giorno dell’intervento e 1 gr per due volte il giorno seguente ha dimostrato di ridurre decisamente le recidive.”
“Oral herpes simplex virus infection in pregnancy: what are the concerns?” J Can Dent Assoc 2009;75(7):523-6.
GdO 2009;18
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