Per il prof. Gagliani i dentisti non vogliono portare via lavoro agli odontotecnici, serve però un salto quantico da parte di entrambe le categorie, vetustamente ancorate a regole di comportamento non violabili
Il crescente interesse verso le strumentazioni digitali che popolano e popoleranno sempre più, gli studi odontoiatrici è palpabile. Come è evidente una sorta di ostilità sia verso la tecnologia, sia verso le modalità di lavoro che queste nuove apparecchiature consentono.
Inutile dire che il digitale venne introdotto per una necessità clinica evidente: il sistema assicurativo svizzero e tedesco rimborsava a prezzi enormemente vantaggiosi i restauri indiretti. Per attutirne i costi si congegnò il sistema cosiddetto “chair-side”, fine anni ottanta, secolo scorso.
Da allora, un illustre clinico definì quei manufatti blocchi di ceramica immersi in un lago di resina, si è giunti a oggi con una raffinatezza e un controllo non paragonabili.
Rimane il fatto che la tecnica del dentista-odontotecnico non piace a nessuno: non piace a dentisti che tradizionalmente non amano il mestiere del banco, non piace agli odontotecnici che si vedono defraudati di un ruolo.
Quello che emerge, alla fine di questo sottile dissidio, è l’incapacità di fare un salto quantico da parte di entrambe le categorie, vetustamente ancorate a regole di comportamento non violabili; da quando faccio questo mestiere uno dei fenomeni che mi ha sempre affascinato è l’atteggiamento ambivalente degli odontoiatri. Da un lato sono sempre pronti a correre dietro alle novità, salvo poi pentirsene (compositi a retrazione zero, compositi simil amalgama, adesivi semplificati, iniezioni rigenera-osso….), dall’altro, forse perché scottati, infinitamente recalcitranti verso il nuovo.
Penso che su questo nuovo EDRA & Digital Dental Academy stiano facendo uno sforzo congiunto che si coronerà con il Convegno di fine marzo alle Stelline di Milano, ma credo anche che opinioni e contributi degli odontoiatri su questa tematica possano dischiudere nuovi orizzonti su un suolo che, per oltre il 70% degli odontoiatri, risulta essere inesplorato.
Photo Credit: dott. Roberto Spreafico
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