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19 Ottobre 2020

Meglio il composito A o il composito B? This is the question!

Nanoriempito/nanoibrido o un composito ibrido, per Journal of Dentistry sarebbero alla pari. Ma allora gli sforzi tecnologici sono vani, si chiede il prof. Gagliani, aggiungendo… 

di Massimo Gagliani


Composito A o Composito B, questo il dilemma; è forse più nobile impiegare nei settori posteriori un composito Nanoriempito/nanoibrido o un composito ibrido.
Se lo sono chiesto un gruppo di ricercatori – multinazionali e multietnici – guidati da Alessandro Loguercio, “brasileiro”, un’autorità nel campo.

Ottomilaquattrocentocinquantaquattro titoli, ridotti a settecentoquarantotto, smunti a quarantaquattro dopo avere esaminato i riassunti, ulteriormente deprivati a venticinque dopo averli letti con attenzione e averne sviscerato pregi nonché difetti di forma, sino agli agognati diciannove su cui condurre l’analisi vera e propria…..8454…19.

 È questa la dura legge delle revisioni sistematiche, una montagna di carta, fortunatamente sempre più elettronica, per giungere a un risultato striminzito. Si spera autorevole.

Tornando all’articolo – sebbene la coperta si sia tirata da più parti per non “cassare” anche quei diciannove reduci della battaglia, con le cautele che queste “storture” procedurali hanno comportato – si è giunti a dire che i compositi “per me pari sono”. (Ne daremo conto nei prossimi giorni con un paper dedicato). 

Quindi gli sforzi tecnologici sono vani? Le scelte cliniche equivalenti e pertanto ininfluenti sul risultato finale?

 I timori sono fondati; la verità è che il problema particolare fa sfuggire il concetto più generale. È il male del nostro tempo, la visione momentanea, l’incapacità di vedere un futuro, di programmare con un orizzonte temporale che sia più ampio del quarto d’ora, del sondaggio via Instagram o Twitter per annusare, anzitempo, dove trovare il consenso, non importa in che direzione porterà. 

“Sic transit gloria mundi” ripeteva il cerimoniere di fronte al nuovo Papa, un evento, solitamente, epocale; parafrasando, al dentale, quello che il “popolino” pensava nella Roma “papalina”: “Morto un composito, se ne farà un altro!

”Con la segreta speranza che il particolare non trionfi sul generale.

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