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11 Ottobre 2021

Laser e Parodontologia: due amici nemici?

Il prof. Gagliani parte dalle evidenze in letteratura, a volte contraddittorie ma in generale interessanti e poi avanza una serie di considerazioni sull’utilità del Laser per la cura di alcune patologie del cavo orale

di Massimo Gagliani


L’uso del Laser in Odontoiatria è, da sempre, accompagnato da scie di diffidenza e, se vogliamo, anche di preconcetto; la validità degli studi proposti, la variabilità delle tipologie di Laser impiegati e, all’interno delle singole categorie, le modalità di utilizzo degli stessi nei vari frangenti clinici sono tutti fattori che possono indirizzare il risultato clinico verso l’esito desiderato in modo più o meno favorevole. 

Mi piace riportare una serie di studi (scarica allegato), comparsi nel 2021, che riferiscono quanto, per esempio, la sinergia tra Laser e altri elementi chimici possa cambiare la direzione della patologia parodontale sia in pazienti con buono stato di salute generale, sia in quei pazienti, sempre più frequenti, che abbiano patologie sistemiche, il diabete mellito su tutte, che influenzano in modo negativo la buona riuscita dei trattamenti cui vengono sottoposti questi pazienti. 

Come detto, le problematiche sono di là dall’essere risolte ma alcune tracce di vago ottimismo compaiono tra i vari richiami della letteratura; tanto per citare un esempio per Bashir et al., che ha eseguito con i suoi collaboratori una corposa revisione sistematica, pare quasi assodata l’efficacia del Laser associato a Indocianina verde (terapia fotodinamica) nel migliorare la profondità di sondaggio nei pazienti affetti da malattia parodontale di media gravità. 

È curioso osservare come le stesse riviste – siano esse ad elezione parodontale, oppure con caratteristiche più orientate al Laser stesso – riportino risultati contradditori, a significare il fatto che, nel caso degli specialisti, probabilmente, le tecniche tradizionali vengano messe in pratica con maggiore perizia e quindi traggano un vantaggio relativo o irrisorio dall’impiego del Laser. 

Le evidenze però paiono sempre più interessanti e possono essere così riassunte:

a) L’impiego del Laser in associazione con le tecniche di trattamento parodontale classiche sembra poter fornire un vantaggio più o meno importante nel portare a remissione temporanea le forme di media gravità.

b) Quanto grande sia questo vantaggio è spesso dipendente dal protocollo impiegato, che è lontano dall’essere codificato con precisione e riproducibilità.

c) L’aggiunta di sostanze foto-attivabili potrebbe essere un ulteriore adiuvante l’efficacia antibatterica espressa dal Laser.

Cosa fare quindi? 

Difficile sottrarsi alle evidenze, ma sospettare dei trionfalismi appare legittimo; i cosiddetti “position paper” delle società di Parodontologia a livello mondiale appaiono, alla luce di questa ricca messe di letteratura, forse un poco datati. Sarebbe per me, ma è parere da curioso, desiderabile che questo genere di documento venga aggiornato, non dico in tempo reale, ma su base annuale o biennale.La classe odontoiatrica ne beneficerebbe e con essa i pazienti, spesso vittime di campagne “pubblicitarie” poco pertinenti, scientificamente parlando. 

Al link sotto una serie di studi selezionati dal prof. Gagliani sul tema  

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