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12 Maggio 2016

Odontotecnico: una professione che cambia. Ma la sua formazione è al passo con i tempi?


In occasione del Congresso AIOP 2016, a Riccione, sono stato invitato a fornire un contributo su un tema, forse ovvio, (il mutare della professione/attività di odontotecnico), che, in realtà, ovvio non è perché se i mutamenti di mercato sono sotto gli occhi di tutti, poco si riflette sulla capacità del sistema formativo e di aggiornamento di questa figura di mantenersi al passo con i tempi e, quindi, all'altezza della sfida che il mercato propone tutti i giorni e con chiari elementi evolutivi.

Per togliere ogni dubbio che, a volte, l'argomentare ed approfondire cercando di portare a galla i suoi molteplici risvolti, potrebbe mascherare o non fare emergere chiaramente, già nell'incipit dell'intervento, ho chiarito, senza equivoci, che se la realtà del mercato cambia anche impetuosamente, per certi sui risvolti, mentre i modelli formativi della figura restano i medesimi, poco ci vuole ad affermare che il sistema formativo non è all'altezza della sfida odierna.

Infatti, come se non bastasse la forte evoluzione tecnologica, anche la crisi, non perché facilmente si è portati, per non approfondire, ad attribuirle colpe e responsabilità di ogni sorta, ma perché ha determinato ed accelerato un forte cambiamento dei modelli di consumo da parte dei cittadini/pazienti, sarebbe doveroso adattare i modelli di servizio del sistema odontoiatrico/dentale ai mutati criteri di valutazione degli utenti ed attrezzare per affrontare questa metamorfosi gli odontotecnici in formazione oltreché quelli in attività.

Sul fronte dei modelli di consumo, infatti, assistiamo sempre più ad un progressivo passaggio dalla ricerca di prodotti e servizi, alla ricerca di utilità e ad un maggiore orientamento verso contenuti immateriali (il biologico, il made in, l'estetico ed il wellness, il custom made, ecc), che determina una riduzione della vita delle tecnologie e dei protocolli di servizio ed una riconfigurazione continua della catena del valore di prodotti e servizi.

Inoltre, tutta l'Europa dei mestieri e delle professioni è impegnata a rendere agibile un mercato unico dove i professionisti si muovono senza soverchi vincoli, da un Paese all'altro, offrendo un proprio costrutto professionale specifico e questo ha rilanciato la necessità di un confronto tra i moduli formativi dei vari Paesi, tra professionisti e mestieri omologhi, per confrontarne contenuti, livelli di cultura e di competenza.

In tale processo, la professione/attività di odontotecnico che è regolamentata in seno all'Unione europea, presenta condizioni di accesso alla professione ed al lavoro non armonizzate in tutti i Paesi UE, ma governate da un sistema di riconoscimento reciproco ed in tale sistema, l'odontotecnico nazionale non deve risultare penalizzato da uno standard formativo inadeguato agli standard europei.

La Direttiva 2005/36/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 settembre 2005, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali, oggi corretta con la Direttiva 2013/55/UE (applicabile nei paesi dell'UE dal 18 gennaio 2016), prevede nella sua nuova versione la creazione di una tessera professionale europea per il riconoscimento della propria qualifica in modo più semplice e rapido attraverso una procedura elettronica standardizzata, ma anche nuovi istituti come quello della mobilità temporanea per facilitare la mobilità di professionisti e qualificati.

Siamo pertanto di fronte ad una fase che spinge i Paesi dell'Unione verso un confronto aperto tra i propri soggetti qualificati e professionisti affinché si attui un vero e proprio mercato unico delle professioni e, tra i tanti, anche l'odontotecnico italiano deve poter contare su una preparazione di base, un aggiornamento ed un riconoscimento della propria qualifica che non lo penalizzino anche per ragioni formali potendo, invece, sul piano della capacità essere considerato un operatore di alto livello di conoscenze ed abilità tecnico-professionali.

Lo standard formativo deve pertanto trovare una nuova e più idonea collocazione formale e prevedere modelli formativi adeguati, nei contenuti, e nei percorsi e metodi per questo, oramai prossimo, mercato di riferimento che proporrà standard di selezione più severi ed una preparazione più estesa ai diversi ambiti di esercizio del proprio saper fare (tecnico, imprenditoriale, comunicativo, professionale, ecc.).

Non dobbiamo, inoltre, dimenticare che l'odontotecnico, in futuro, sarà diverso come proprie propensioni, perché mutano atteggiamenti e propensioni delle nuove generazioni ed anche i millennials italiani si caratterizzano, nelle indagini sociologiche, per una maggiore propensione verso un lavoro all'estero, che potrà non essere definitivo e stabile, che comporti più elevati gradi di istruzione, che comporti lo sviluppo di proprie capacità ed idee creative; insomma un soggetto che si approccerà a questo mercato comunitario, in divenire, con nuovi atteggiamenti ed aspettative ed il proprio percorso formativo dovrà essere in grado di fornire strumenti e supporti per questo nuovo atteggiamento professionale.

A Riccione, tra questa tanta carne messa a fuoco, ho sottolineato un ultimo aspetto non banale nella sfida competitiva del futuro prossimo e cioè, il tema del diploma abilitante che, quasi unico in Italia consente per tutta la vita di fare un certo mestiere o professione indipendentemente da ciò che abbiamo fatto prima o dopo; indipendentemente dal fatto che si sappia o meno esercitare quell'attività o che preso il diploma noi si vada ad esercitare quella professione solo dieci anni dopo.

Anche qui, in Europa, troviamo tendenze diverse con formazioni brevi, per moduli, con i quali uno disegna il proprio ambito professionale aggiungendo conoscenze e competenze ad un nucleo iniziale di saperi più concentrato attorno a più ridotti ambiti professionali e, magari, senza roboanti titoli abilitanti ma tramite certificazione di competenze che, a scadenza ti obbligano a ri-sottoporti a verifiche per mantenerti in una certa attività; che forse abbiano ragione anche su questo ed i diplomi vergati su tavole di granito abbiano fatto il loro tempo?

A cura di: Daniele Dondarini CNA/SNO Emilia Romagna

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