Per il presidente Key-Stone il dato importante non è tanto la spesa familiare ma quanti pazienti si rivolgono al dentista
I dati diffusi da ISTAT sull’andamento dell’economia ed in particolare quelli sull’andamento della spesa sanitaria e di quella odontoiatrica delle famiglie italiane sono oggetto di studio anche da parte di Key-Stone, l’Istituto di ricerca specializzato nel settore dentale, che consiglia di valutarli con cautela.Fermo restando che la ricerca ISTAT sulla spesa delle famiglie italiane è in assoluto la più solida disponibile per approfondire il tema dell’odontoiatria”, dice ad Odontoiatria33 Roberto Rosso (presidente Key-Stone), “dobbiamo però valutare con cautela i risultati relativi ai valori espressi dal campione e che porterebbero alla misurazione del mercato, in quanto la domanda che genera il risultato pubblicato, potrebbe presentare una lacuna: potrebbe non sempre misura la protesi (o meglio le dentiere) e l’ortodonzia”. Le domande poste al campione potrebbero prestarsi a dubbi interpretativi.
Per spiegare questo, Rosso ci indica le domande sottoposte da ISTAT al campione:
“Questo sistema –continua il presidente Key-Stone- è coerente con quanto adottato dai vari Paesi della UE, ma in Italia il fenomeno della protesi acquistata a parte (o con il costo distinguibile) non è funzionale agli obiettivi di misurazione del mercato per il nostro paese. ISTAT, inoltre, non fornisce pubblicamente in forma separata il valore della spesa per la protesi dentale, che nelle pubblicazioni e nei microdati disponibili agli utenti esterni viene aggregato alla spesa per attrezzature terapeutiche in generale”.
Per Rosso, per questa ragione, i valori della ricerca potrebbero risultare sottostimati e osservandoli negli ultimi quattro anni hanno un andamento piuttosto altalenante.
“Già nel 2016 era stato pubblicato un calo assolutamente anomalo rispetto al 2015 (intorno al 12%) con un successivo recupero sempre a doppia cifra nel 2017”, dice Rosso auspicando che da parte di ISTAT possa essere reso pubblico anche il dato della spesa odontoiatrica incluse le “dentiere e gli apparecchi ortodontici”.
E poi, sul tema costi, Rosso si chiede se il paziente intervistato riesce ad indicare anche quelli sostenuti attraverso i fondi integrativi, “sempre più presenti”. “Il dato veramente utile per il settore, ma anche per la politica per poter organizzare interventi mirati, non è tanto quello che oggi indica ISTAT (e gli alti istituti di ricerca europei), ovvero quanto spendo gli italiani dal dentista, ma quello che consenta di capire quanti sono gli italiani che accedono alle cure, quanti vanno dal dentista.
Oggi invece si riesce a risalire a quale è il numero di famiglie nelle quali almeno un componente è stato curato, ma non il numero totale di pazienti”. Continua Rosso, “premesso che i principali indicatori sui consumi dei dentisti italiani sono in lieve calo nel primo semestre del 2019, così non si può dire per il 2018, che ha visto comunque una crescita anche a volumi dei consumi, con un conseguente verosimile aumento dei pazienti e/o terapie anche nel 2018".
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