In occasione della Giornata europea per l’uso consapevole degli antibiotici, l’appello ai sanitari verso un uso prudente per preservare la loro efficacia
Il 18 novembre si celebra la "Giornata europea per l’uso consapevole degli antibiotici" nell’ambito della più ampia Settimana mondiale della consapevolezza, iniziativa che ha come obiettivo la sensibilizzazione sulla minaccia rappresentata dalla resistenza agli antimicrobici (di cui i più temuti al momento risultano gli antibiotici) e sull'importanza di un loro uso prudente.
Secondo gli ultimi dati diffusi dal Ministero della Salute, nella Regione Europea il numero di pazienti infettati da batteri resistenti è in aumento. Si calcola che, ogni anno, circa 33.000 persone muoiono per un’infezione legata a batteri resistenti agli antibiotici. Il carico delle infezioni è paragonabile a quello dell’influenza, della tubercolosi e dell’AIDS messi insieme. A livello globale, invece, nel 2019 sono stati stimati quasi 5 milioni di decessi associati alla resistenza agli antibiotici, di cui circa 1.3 milioni attribuibili direttamente a batteri resistenti.
L’uso prudente degli antibiotici rappresenta l’arma vincente per contrastare l’insorgenza dei batteri resistenti e aiutare a preservare l’efficacia degli antibiotici, perché possano così essere utilizzati anche dalle generazioni future. Tuttavia, sono necessari interventi multisettoriali, secondo l’ormai noto principio One Health. Questo approccio olistico riconosce, infatti, che la salute dell’uomo, degli animali, delle piante e dell’ambiente sono inestricabilmente intrecciati e interdipendenti.
Su questo molto possono fare anche gli odontoiatri come ci aveva spiegato il prof. Roberto Mattina dell’Università di Milano promotore di una serie di incontri formati sul territorio italiano (si veda l’approfondimento).
“Medici e gli odontoiatri –dice il prof. Martina- dovrebbero prescrivere gli antibiotici quando sono necessari, i veterinari responsabili degli allevamenti degli animali da reddito non dovrebbero utilizzare questi farmaci per favorire l’aumento di peso degli animali e i farmacisti che, avendo un rapporto privilegiato con il cittadino, potrebbero informarlo sull’uso corretto degli antibiotici”.
“L’odontoiatra –ricordava il prof. Martina in una recente intervista pubblicata su Odontoiatria33- dovrà prescrivere l’antibiotico nei casi di infezione batterica in atto o come profilassi in quei pazienti candidati ad intervento chirurgico a livello del cavo orale e per il quale c’è il rischio di una penetrazione importante di microrganismi presenti nel cavo orale nel torrente circolatorio o nel tessuto gengivale. La profilassi antibiotica in odontoiatria deve prevedere la somministrazione di un antibiotico che raggiunga concentrazioni efficaci nella mucosa gengivale e/o nell’osso alveolare, a dose piena o doppia, con un anticipo di circa un’ora rispetto a quando è programmato l’intervento”.
Gli errori più comuni in cui può cadere l’odontoiatra proscrittore nella profilassi antibiotica, ricordava il prof. Martine, è la somministrazione dell’antibiotico “con largo anticipo rispetto a quando è programmato l’intervento (la sera prima o il giorno prima) oppure che venga assunto dopo l’intervento. Queste due modalità sono entrambe errate e, come già detto prima, la somministrazione va fatta un’ora o due ore prima dell’incisione in modo da assicurare la concentrazione di antibiotico più alta nel momento in cui stanno per fare ingresso nel tessuto e/o nel torrente ematico un gran numero di batteri”.
Poi c’è la sensibilizzazione del paziente ed il ruolo della politica come ha ricordato l’ex Minsitro della Salute On. Beatrice Lorenzin in un evento organizzato mercoledì scorso da EDRA con il supporto di Roche al Centro Studi Americani a Roma. On. Lorenzin che ha ricordato che si deve agire su tre fronti: educazione dei pazienti a prevenzione e vaccini, maggiore attenzione negli ospedali ai processi di gestione del rischio, investimenti in ricerca guidati dal centro e non frammentati.
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