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12 Maggio 2014

Nel 2013 oltre 6 milioni di italiani hanno rinunciato alle cure odontoiatriche per i costi. Per evitare che si rivolgano al low-cost guardate con interesse ai fondi integrativi, il consiglio del Censis dal WEO di Cernobbio


Come da tradizione, ma tutti vorrebbero che fosse smentita, il Workshop di Economia in Odontoiatria organizzato con cadenza biennale da ANDI certifica la crisi del settore indicandone i valori sia dal punto di vista dei pazienti che del dentista.

Una crisi dovuta alla mancanza di risorse economiche da parte dei cittadini ma anche per la scelta di destinare le risorse ad altri consumi, piuttosto che alla salute orale.
Meno pazienti nello studio odontoiatrico in particolare per la crisi che sta subendo la middle class, ha evidenziato durante la sua relazione il dottor Dario Righetti (nella foto), partner Deloitte e responsabile Consumer Business per l'Italia.

Dall'analisi sugli effetti della crisi sulla domanda e spesa per le cure odontoiatriche, Righetti ha evidenziato come, "tra il 2007 e il 2012 il numero di famiglie di cui almeno 1 componente ha effettuato un consumo odontoiatrico è calato del 2,8%: dunque mezzo milione circa in meno di famiglie consumatrici".
Nello stesso periodo "le famiglie che hanno effettuato una spesa odontoiatrica sono calate del 3,31%" e "la spesa media mensile riferibile alle sole famiglie che hanno effettuato la spesa odontoiatrica è calata del 28,1%". Infine "il fatturato dei dentisti proveniente dalle famiglie è calato passando da 6,7 miliardi circa di euro ai 4,9 del 2012".

"Da questi dati - ha osservato Righetti - emerge che la spesa odontoiatrica è considerata come un consumo di cui "si può fare a meno" tranne che per le urgenze: in pratica le famiglie non hanno avuto in questi ultimi anni e non hanno oggi sufficienti risorse per pagarsi il dentista; inoltre gli italiani tendono (in maggior percentuale che in altri Paesi) a non stimare mediamente gravi le loro condizioni dentali e non sono soliti andare dal dentista per controlli e per prevenzione.

Un calo di "presenze" in studio che per il prof. Francesco Maietta (nella foto), responsabile delle Politiche sociali del Censis, sono la conseguenza del ridotto potere d'acquisto degli italiani. "I numeri della crisi -dice Maietta- mostrano una riduzione dei redditi reali delle famiglie e l'assenza di aspettative di incremento sostanziale dei redditi per il futuro prossimo; un mutamento degli stili di vita e dei modelli di consumo, con tagli a sprechi ed eccessi e una nuova sobrietà che però non rinuncia alla qualità per alcuni dei beni e servizi; una forte pressione sui redditi da alcune tipologie di spesa (bollette, tasse locali e anche ticket sanitari e altre voci di spesa sanitaria privata) che obbliga a ridefinire la matrice dei consumi".

Questo ha comportato per l'odontoiatria, stando ai dati del Censis, alla rinuncia alle cure odontoiatriche, nel 2013, da parte di 6milioni ed 800mila pazienti che non hanno potuto sostenere i costi del dentista oltre ad altri 900 mila italiani che vi hanno rinunciato per altri motivi.
Molti di questi pazienti, ha detto il prof. Maietta, guardano con interesse le strutture low cost per ottenere le cure che altrove non possono permettersi.

Come affrontare questa situazione dando le risorse necessarie a queste persone per permettersi cure di qualità?

Non riuscendo certo ad incidere sui loro salari, spiega il referente del Censis, i dentisti dovranno guardare con più attenzione alla sanità integrativa che già oggi offre a molti italiani la possibilità di finanziare totalmente o in parte le cure odontoiatriche.

"La sanità integrativa cresce -dice Maietta- ed è una opportunità per affrontare la crisi di sostenibilità, per continuare a finanziare la qualità e sostenere la logica da premium economy per l'odontoiatria (e la sanità in generale) senza lasciare campo libero al low-cost sanitario".

Questi i numeri presentati: ad oggi 6 milioni di iscritti, 11 milioni di assistiti, circa 300 mutue iscritte all'anagrafe presso il ministero della Salute.
Le potenzialità: 8,9 milioni di cittadini si dichiarano favorevoli a destinare parte del proprio reddito a forme di sanità integrativa; 9,8 milioni di cittadini si dichiarano favorevoli all'introduzione di assicurazioni obbligatorie con opportune deduzioni.

A confermare come i fondi integrativi potrebbero incidere nel settore odontoiatrico portando fondi sono le aspettative rilevate dal Censis che sono: per il 52,3% visite specialistiche e diagnostica ordinaria, per il 42,7% cure dentarie, 22,8% farmaci, 21,5% interventi chirurgici odontoiatrici".
Per il prof. Maietta sono quelle che vedono l'odontoiatra per  l'odontoiatra"riposizionarsi nella crisi vuol dire anche misurarsi con le opportunità della sanità integrativa" "Una opportunità -dice- per affrontare la crisi di sostenibilità, per continuare a finanziare la qualità e sostenere la logica da premium economy per l'odontoiatria (e la sanità in generale) senza lasciare campo libero al low-cost sanitario".


Sull'argomento leggi anche:

12 Maggio 2014: Lo smartphone piuttosto che un sorriso sano. Dal Workshop ANDI di Cernobbio le indicazioni sul futuro della professione e non solo

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