Negli ultimi anni sempre più spesso è possibile riscontrare la presenza di condizioni caratterizzate dalla perdita di sostanza dura del dente a livello del terzo cervicale.
Queste lesioni a forma di cuneo sono diventate anche più frequenti della patologia cariosa e hanno un'eziologia non ancora definitivamente chiarita.
Il terzo modulo del terzo corso FAD 2015 (Dental Cadmos 10/2015, autore Stefano Daniele dell'Università degli Studi di Milano, UOC Odontostomatologia II, Ospedale San Paolo), attraverso una disamina della letteratura internazionale, analizza le ipotesi più probabili coinvolte nella patogenesi di queste lesioni, denominate lesioni non cariose del terzo cervicale o NCCL (non carious cervical lesions), che all'osservazione clinica non presentano accumuli di placca e tartaro e sono prive di tessuto dentale rammollito, tipico invece dei processi cariosi (figg. 1-4).
Questa perdita di sostanza cervicale e la conseguente formazione di NCCL riconoscono quasi certamente un'eziologia multifattoriale.
Secondo gli attuali orientamenti la forza di applicazione dello spazzolino o l'azione abrasiva dei dentifrici non sono fattori primari nel loro sviluppo ma intervengono come co-fattori quando agiscono su smalto cervicale demineralizzato in seguito all'esposizione a un agente erosivo. L'erosione si manifesta per contatto delle superfici dentali con sostanze acide provenienti dalla dieta (agenti erosivi estrinseci) oppure in seguito al contatto con acidi presenti nel succo gastrico (agente erosivo intrinseco).
E' stato inoltre ipotizzato che quando si manifestano carichi occlusali eccessivi, per esempio in corso di para-funzioni masticatorie o in caso di malocclusione, si assiste a un'alternanza di forze di tensione e compressione a livello cervicale che esita in micro-fratture della struttura dentale. Questo può determinare lesioni riferibili a perdita di sostanza dura del dente denominate abfraction (AB).
Recentemente è stata avanzata una interessante teoria per spiegare la comparsa di NCCL in pazienti che si espongono ad agenti erosivi: la bio-corrosione
Questa teoria considera altri fattori patogenetici oltre l'agente erosivo in se stesso.
Mentre per lo smalto l'azione erosiva può determinare demineralizzazione e ablazione ove lo spessore è più sottile, la progressione della lesione nella dentina non sarebbe da ricondurre al solo contatto con l'agente acido intrinseco o esogeno, ma anche alla partecipazione di enzimi proteolitici prodotti dai microrganismi della placca organizzata in biofilm.
In sintesi si può parlare di stress-bio-corrosione denominazione che comprende i diversi fattori che possono determinare la formazione di NCCL, dal carico occlusale agli agenti acidi erosivi e agli enzimi proteolitici. Questo fenomeno riguarda anche il fatto che i carichi applicati al dente sono in grado di generare un effetto piezoelettrico a livello cervicale contribuendo a mandare in soluzione nella saliva ioni calcio e quindi a favorire la perdita di sostanza dura.
Per quanto concerne la pratica clinica un intervento si rende necessario per limitare la progressione della lesione o per la comparsa di fenomeni d'ipersensibilità dentinale o in seguito a richieste estetiche. Il trattamento delle NCCL in fase avanzata prevede un restauro conservativo che utilizzi procedure adesive ai tessuti duri del dente e resine composite.
A cura di: Anna Maria Melica, Coordintarice Scientifica Dental Cadmos
Sotto: Esempi clinici di perdita di sostanza dura del dente a livello del terzo cervicale con conseguente sviluppo di lesioni non cariose del terzo cervicale (NCCL)
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