Caso clinico del Dott. Edoardo Fossati gestito con l’impiego di compositi “One Shade” (monocromatici) in particolare, Venus Pearl One (compatto Kulzer) e Venus Bulk Flow One (Flowable Kulzer)
Spessissimo quando parliamo di restauri diretti anteriori crediamo che siano necessarie molte masse composite per ottenere un risultato esteticamente adeguato.
E, a dir la verità, talvolta è così, ma altre volte la semplificazione è la chiave del successo.
La giovane paziente giunge in studio per iniziare un trattamento ortodontico.
Ovviamente sarebbe impensabile posizionare un attachment o un bracket su un elemento che presenta una lesione cariosa sulla sua superficie vestibolare.
Inoltre l’inestetismo creato non è indifferente, nonostante la lesione sia piccola (fig. 1).
Tradizionalmente verrebbe da pensare che, essendo la lesione stretta ma piuttosto profonda, la soluzione migliore sia utilizzare un composito compatto “dentina” e uno “smalto” oppure una massa di tipo “body” del colore più corretto.
La tecnologia, però, fortunatamente ci aiuta e la scelta fatta per risolvere questo caso è ricaduta su un composito di tipo “One Shade” (monocromatico) e, in particolare, il Venus Pearl One (compatto Kulzer) e il Venus Bulk Flow One (Flowable Kulzer). Questi materiali, per le loro caratteristiche intrinseche di scattering, sono in grado di “copiare” il colore di ciò che gli sta intorno.
Sotto gli step operativi attuati.
Fig. 1: Il caso iniziale
Fig. 2: Isolamento con diga di gomma dell’elemento 2.1
Fig. 3: Rimozione della lesione cariosa tramite fresa, seguita da microsabbiatura con ossido di alluminio da 0,5 micrometri
Fig. 4: Mordenzatura di dentina e smalto con acido ortofosforico 37% per 20 sec e risciacquo con acqua per 20 sec seguita da asciugatura gentile
Fig. 5: Applicazione dell’adesivo universale iBond Universal (Kulzer), asciugatura energica e fotopolimerizzazione per 20 sec
Fig. 6: Applicazione di un composito flowable, anch’esso “One Shade”, su tutta la dentina (Venus Bulk Flow One - Kulzer) e fotopolimerizzazione per 10 sec
Fig. 7: Applicazione dello strato finale di composito compatto Venus Pearl One (Kulzer), modellandolo anatomicamente, e fotopolimerizzazione per 20 sec, seguita da rifinitura e lucidatura. Durante queste fasi è stata riprodotta a fresa la tessitura superficiale presente sull’elemento controlaterale
Figg. 8a, b: Il controllo del colore è stato effettuato alla reidratazione dei tessuti dopo 7 giorni
Conclusioni
L’evoluzione dei materiali dentali, e in generale dell’odontoiatria, sta sovvertendo sempre più alcuni paradigmi che un tempo consideravamo fondamentali.
Il restauro diretto in composito del dente anteriore ne è un esempio: salvo alcune eccezioni, le masse necessarie per completare questo tipo di restauro si stanno sempre più riducendo al punto che, in casi selezionati, può essere sufficiente un unico composito compatto.
In questo caso, inoltre, non è stato nemmeno necessario scegliere il colore più adeguato del composito da utilizzare perché si è optato per una massa “One Shade” che, in certe situazioni, si comporta perfettamente nel mimetizzarsi alla pareti delle cavità dentali in cui viene inserita.
Con il contributo non condizionate di Kulzer
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