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04 Aprile 2011

Conciliazione: cosa succederà in campo odontoiatrico

di Norberto Maccagno


Una semplificazione del percorso della giustizia potrebbe giovare anche all’odontoiatria, dove il contenzioso è una realtà, anche se non come in ambito medico. Nonostante questo settore guardi con diffidenza al nuovo istituto della conciliazione, la novità dovrà essere testata sul campo prima di essere giudicata. In particolare, il timore è che la facilità di attivare una causa e, soprattutto, i costi contenuti portino a un amento del contenzioso, con l’aggravante che, in caso di sinistri coperti dall’RC professionale, il mediatore non ha l’obbligo di coinvolgere l’assicurazione. In questo caso, il professionista, se decide per l’accordo, potrà vedersi, poi, costretto a rimborsare direttamente il danno, in quanto l’assicurazione potrà decidere di non riconoscere l’accordo. Ecco allora degli interventi di esperti legali, per capire limiti e problemi dell’istituto.

Fabrizio Montagna, presidente Società italiana di Odontoiatria legale e assicurativa (Siola)
E se tutti si improvvisassero mediatori?
In una recente pubblicazione, riproposta in “Responsabilità professionale odontoiatrica”, Ed. Martina, 2010, ho affrontato il problema della statistica del contenzioso. Ho raggiunto la conclusione che, su circa 2000 casi, la percentuale di soccombenza del professionista è del 92% e il valore medio delle vertenze è di 10-15mila euro - cifra che viene duplicata per le spese legali e giudiziarie.
Personalmente mi occupo da tempo di negoziazione assistita, eseguendola come facilitatore unico su incarico diretto dei legali o delle parti.
L’attività rappresenta non oltre il 2-3% della consulenza medico-legale che seguo, valore per altro in linea con le statistiche di altri enti di conciliazione, nati in questi anni.
In buona sostanza, sono convinto che si tratti di sforzi che, a fronte di numerose sedute, non danno soddisfazione: sia per una naturale rissosità nazionale, sia per i numeri statistici ed economici flebili, sia perché in contraddizione con la sociologia del lavoro delle professioni, il cui ruolo è detenere conoscenze convertibili in vantaggio economico (principio in questo territorio inesistente).
Come molti altri esperti, ritengo inutile partecipare a corsi di mediazione, che si moltiplicano come funghi, perché, se tutti si improvvisano mediatori (per volontarismo o per arrotondare i proventi della professione), qualcuno che conosce la materia dovrà pur fare il resto.
In buona sostanza ritengo che l’entrata in vigore di questo istituto sia una meritoria istituzione giuridica, che lascerà sostanzialmente inalterati i numeri e i percorsi giudiziari del futuro, in quanto avversato dalla professione medica e giuridica.

Paolo Monestiroli, odontostomatologo e titolare di Medicina legale presso il San Raffaele di Milano
La multidisciplinarità andrà gestita
La legge che rende obbligatori i tentativi di conciliazione nella giustizia civile anche in ambito sanitario potrà generare, se ben sfruttata, vantaggi per il cittadino e per la professione odontoiatrica.
Diversamente da quanto succede oggi, i cittadini, in presenza di contenzioso, dovranno cercare di risolvere la lite facendo ricorso al mediatore.
Quando si ricorre al tribunale
Qualora le parti dovessero saltare questo passaggio e ricorrere al tribunale, saranno comunque obbligate dal giudice a presentare domanda di conciliazione entro un breve periodo di tempo. Da molto tempo, chi si occupa di contenzioso in qualità di ausiliario del giudice (come consulente tecnico d’ufficio) ha ricevuto spesso la richiesta da parte del magistrato di tentare la conciliazione.
Proprio nelle parti è insita la volontà o la possibilità di giungere a un accordo, che il più delle volte non ha avuto un esito positivo per risvolti non transattivi dovuti a divergenze di vedute sulla valutazione di pochi punti in percentuale.
Bisognerà valutare attentamente ogni singolo caso in cui verranno chiamate le parti, come avviene nel rapporto tra odontoiatra e paziente di studi mono professionali o in situazioni di collaborazione in studi associati, dove le responsabilità saranno diverse a seconda dei singoli collaboratori o delle singole specialità operanti all’interno della struttura.
Ultimo, ma non meno importante elemento, sarà la partecipazione dell’assicurazione o delle singole compagnie di assicurazione a copertura di ogni individuo e della struttura all’interno della quale collaborano gli odontoiatri.Il nodo della metodica conciliativa
Questo risulterà il nodo principale della metodica conciliativa, vista la multidisciplinarità della professione odontoiatrica all’interno della quale vanno sviluppandosi sempre più le specialità di ogni materia, dalle più semplici sino a quelle più complesse, come la protesi o l’implanto-protesi.
Non bisognerà però tralasciare i valori umani di ogni individuo, che potrebbero, in ogni istante del percorso conciliativo, stravolgerne il risultato.

Marco Scarpelli, odontologo forense
Zone d’ombra
Ritengo molto difficile giudicare, a priori, se la mediazione risulterà efficace per gestire o per ridurre i tempi del contenzioso in odontoiatria. Certo, non mi sembra uno strumento adatto a diminuire, in origine, il contenzioso, ma piuttosto, nelle intenzioni, a limitarne la durata e, quindi, abbatterne tempi e relativi costi economici e di stress.
La gestazione del progetto è stata lunga e difficile, anche per l’emergere di resistenze alle modalità attuative e similari esperienze ormai consolidate e provate - come per esempio nel campo del contenzioso sul lavoro - parrebbero, secondo gli esperti, non avere sortito effetti brillanti.
In ogni caso rimango scettico e, per quanto ho potuto comprendere delle modalità attuative, risultano ancora ampie zone d’ombra e aspetti da chiarire. Resto, quindi, dell’idea che la professione medica e, per quanto mi riguarda, quella di ambito odontostomatologico, debba dotarsi, attraverso sistemi coperti economicamente e quindi in sinergia con le compagnie assicurative, di meccanismi automatici di gestione del contenzioso a fini conciliativi; è un’esperienza che potrebbe portare a una caduta del contenzioso giudiziario che fa ben sperare.
Se il progetto della mediazione dovesse crescere e affermarsi, dovremmo studiare un sistema per coniugare a quel progetto l’ottima esperienza sino a ora da noi verificata. Ma, certamente, saranno necessari almeno un paio d'anni per comprendere se il progetto mediazione potrà decollare e con quali prospettive.

GdO 2011;4

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