Sul Capitale nelle libere professioni sanitarie può nascere un tavolo per “ripensare” la norma. Il Ministro apre ai farmacisti con la disponibilità ad attivarlo. Si siederanno anche gli odontoiatri?
Provare ad avvicinare la realtà che vivono i cittadini al dettato dell’articolo 32 della Costituzione, lavorare per accorciare le distanze tra i cittadini in tema di accesso alle cure e garantire che ogni euro speso, sia speso per migliorare la salute dei cittadini. A dirlo è il Ministro della Salute Roberto Speranza (nella foto) sabato mattina a Milano aprendo i lavori di FarmacistaPiù, il Congresso dei farmacisti italiani promosso dall’Ordine dei farmacisti ed organizzato da Edra. Un mondo quello dei farmacisti che in tema di libera professione ha problemi e richieste simili per certi versi sovrapponibili a quelle avanzate dagli odontoiatri, a cominciare dall’ingresso del capitale nella gestione delle stesse farmacie.
“Tutte le professioni stanno passando un momento delicato e noi non siamo esenti – ha detto il presidente della FOFI (la Federazione degli Ordini dei farmacisti) Andra Mandelli – ma quello che ci pesa maggiormente è vedere trasformare il farmaco in un bene di consumo invece che in un bene essenziale. Non si può trasformare in business qualcosa che business non è”.
Ed il richiamo che l’On. Mandelli lancia al Ministro è quello verso la legge sulla Concorrenza che, ha detto, “così come è disegnata consegna la farmacia alle società di capitale nelle mani di 5 player”.
“Con la legge sulla concorrenza non è stata prevista una partecipazione del capitale a un sistema governato dai professionisti, ma sono state cedute le farmacie ai capitali”, ha detto il presidente FOFI chiedendo al Ministro di “ripensare” a quella legge partendo da un tavolo di concertazione. Un tavolo che lo stesso Ministro Speranza sembra essere disposto ad aprire, come ci ha confermato a margine dell’evento ammettendo che il “tema viene posto con forza e merita una discussione molto seria”.
Ministro che ha dichiarato la volontà di approvare al più presto il Patto per la Salute, “che avrebbe già dovuto essere approvato entro il 31 marzo”.
E lo steso Ministro a ricordare come il Patto per la Salute sia un documento strategico (che deve nascere da un accordo Stato Regioni), che “ci indica dove andiamo, quale è la direzione che volgiamo assumere”. Proprio nei lavori di preparazione del testo del Patto per la Salute, anche il settore dentale era stato chiamato a portare le proprie idee. E dalla bozza del testo, sembra che alcune delle richieste avanzate da ANDI ed UNID durante la MaratonaPattoSalute, siano accennate in particolare nell’articolo riguardante i Fondi integrativi.
Secondo la bozza, vi è la volontà di rivedere la disciplina attualmente in vigore “per incrementare l’erogazione di prestazioni integrative rispetto a quanto garantito dal SSN e la relativa quota di risorse vincolate a tali fini, necessarie per l’iscrizione all’anagrafe dei Fondi Sanitari istituita presso il Ministero della Salute e per l’accesso alle correlate forme di agevolazione fiscale”. Fondi che, però, non devono “avere carattere sostitutivo del finanziamento pubblico, e non consentire l’effettuazione di prestazioni inappropriate.
L’intenzione è quella, comunque di ampliare “il novero dei soggetti iscritti e beneficiari del regime di vantaggio fiscale sia dei soggetti beneficiari delle prestazioni anche con riferimento al periodo di collocamento a riposo e di cessazione dell’attività lavorativa”, fondi che devono essere, viene ribadito nella bozza, “indirizzati, anche attraverso il ricorso alle agevolazioni fiscali, ad un ruolo di complementarietà dei Lea, in ambiti quali la prevenzione e gli stili di vita, soprattutto per le malattie croniche degenerative, l’implementazione dell’area sociosanitaria per la Long Term Care, e la compartecipazione della spesa sanitaria da parte dei cittadini, odontoiatria compresa la prevenzione in ambito odontoiatrico”.
Ministro Speranza, che rispondendo ad un nostro quesito che cercava di capire se la linea sui fondi integrativi fosse quella già impostata dal Ministro Grillo, ha ribadito che il tema fa “parte di uno dei capitoli del Patto della Salute”, ribadendo la necessità di approvarlo al più pesto attraverso una concertazione non solo con le Regioni, che il Ministro indica come “interlocutore fondamentale” ma anche con Ordini e sindacati.
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