UNIDI ed ANDI hanno analizzato la situazione del mercato, cercando di capire la situazione dell’industria e della professione per ipotizzare l’evoluzione futura
“Il rilancio del dentale in vista del nuovo anno. Costruire fiducia in un settore dalle solide fondamenta”, è il titolo scelto da UNIDI ed ANDI per l’evento online organizzato oggi venerdì 19 novembre moderato dal presidente nazionale CAO Raffaele Iandolo. Momento di analisi ed approfondimento che solitamente si celebrava in Expodental.Evento che quest’anno diventa anche il momento per parlare di “ricostruzione”, dopo un anno contrassegnato dalla pandemia.
“Ricostruzione che deve nascere dalla consapevolezza di fondamenta solide, punto di partenza per rinnovare la fiducia reciproca fra tutti gli attori del settore”, hanno detto gli organizzatori presentando l’evento.
“Non è più il tempo di attendere per comprendere le evoluzioni della pandemia. Le uniche certezze che abbiamo riguardano sì la mancanza di sicurezze sull’evoluzione della situazione, ma anche l’evidenza della solidità delle basi del nostro settore. È tempo allora di lavorare su noi stessi, comprendere a che punto siamo e dove possiamo andare” afferma Gianfranco Berrutti, Presidente UNIDI.
“E possiamo farlo grazie alla collaborazione tra industria e professionisti, uniti oltre qualunque divergenza per disegnare il futuro” conclude. “Il settore nel suo complesso è in sofferenza ma continua ad essere solido e in grado individuare al suo interno le soluzioni che consentano di superare le difficoltà – dichiara il Presidente ANDI Carlo Ghirlanda. Gli Odontoiatri sono per loro natura “adattativi”, dimostrando buone capacità di reazione anche nelle congiunture avverse, coniugando elementi di continuità a quelli più innovativi".
L’evento UNIDI ed ANDI che ha voluto rispondere alla necessità di andare oltre l’emergenza gettando le basi per un lavoro comune per il rilancio del settore dentale, partendo dalla fotografia attuale e delle previsioni future.
E per farlo sono state presentate una serie di analisi statistiche.La ricerca UNIDI, che per la 14° volta ha fotografato il comparto dentale in Italia e le dinamiche dell’export, condotta in collaborazione con Keystone. L’analisi ANDI ha fotografato le dimensioni e previsioni del settore odontoiatrico libero-professionale e il rapporto tra dentisti e pazienti.
Il comparto dell’industria
Analizzato grazie allo studio di Settore UNIDI, realizzato da Key-Stone, ha illustrato i risultati e le tendenze di mercato dei principali segmenti e delle famiglie di prodotto che definiscono il settore dentale in Italia. Mercato che ha superato il miliardo di valore annuo.
“A conclusione dell’ultima edizione dello Studio di Settore UNIDI”, ha detto Roberto Rosso presidente di Key-Stone, “il mercato dentale italiano presenta un lieve rallentamento di crescita, ma all’interno di un ciclo espansivo che perdura dal 2016”.
A parte l’andamento ridotto nel biennio 2012-2013, lo sviluppo della produzione italiana continua in modo costante e strutturale, con un trend di crescita media composta (CAGR) negli ultimi dieci anni del 4,5%. Analizzando nel dettaglio la produzione italiana, il comparto tecnologico, in particolare i riuniti e le nuove tecnologie in ambito Cad-Cam, presenta i tassi di crescita più elevati. Anche i prodotti di consumo, in particolare quelli da laboratorio, e i farmaceutici, ottengono ottime performance. Interessante la produzione di software gestionali per lo studio dentistico con una crescita del 16% di fatturato ex-fabbrica.
Il lieve rallentamento dell’export non incide sullo sviluppo complessivo del comparto. Riuniti e autoclavi sono le famiglie più performanti e rilevanti in termini di fatturato. Al pari dei trend della produzione complessiva, anche le esportazioni dei prodotti di consumo da laboratorio e i farmaceutici registrano ottimi risultati.
Il mercato finale dei prodotti e dei servizi degli studi e dei laboratori (Sell-Out) sfiora 1,4 miliardi di euro con una crescita del 3,5%. Lo studio registra uno sviluppo eterogeneo in funzione delle diverse famiglie di prodotto analizzate. La crescita più marcata è rappresentata dai servizi di dispositivi medici su misura. In particolare, gli allineatori ortodontici presentano una crescita superiore al 50%. Sempre relativamente al comparto dei servizi di produzione digitale, le tecnologie e i software Cad-Cam registrano una crescita che sfiora il 20% rispetto al 2018. Interessante anche l’andamento del mondo dei software gestionali per lo studio dentistico, che, così come nella produzione, presenta un trend di crescita similare. Coerentemente allo sviluppo delle nuove tecnologie e agli investimenti nel digitale, le attrezzature analogiche tradizionali per il laboratorio registrano un sensibile calo.
Previsioni future
Nonostante il 2020 sia partito con tassi di crescita positivi nel primo bimestre, il settore è stato colpito dalle ripercussioni della pandemia da Covid-19 così come l’economia generale del Paese. Il mercato ha registrato un brusco arresto durante il periodo di contenimento e un forte recupero nei mesi di giugno, luglio e agosto, con una sorta di rimbalzo tecnico.
A fine settembre, nonostante il repentino recupero del mercato nei mesi estivi, si è cominciato ad assistere a un rallentamento della crescita, con un mercato totale che potrebbe registrare un calo del 20% a fine 2020.
L’indispensabilità delle cure odontoiatriche ci porta a considerare come affidabile e solido il comparto, con lo sviluppo di una nuova sostenuta ripresa all’uscita dalla crisi sanitaria. Considerando l’andamento assolutamente instabile del 2020, il 2019 sarà da utilizzare come pietra di paragone per un’analisi affidabile del futuro 2021.
La fotografia degli studi italiani scattata attraverso l’analisi congiunturale ANDI
A presentarla e commentarla Sul palco virtuale si sono alternati il Responsabile del Centro Studi ANDI, Roberto Calandriello, con Luigi Russo ed il prof. Aldo Piperno, autori della ricerca, che hanno presentato i risultati dell’ampio lavoro di analisi svolto con il fine di individuare le dimensioni della spesa odontoiatrica degli italiani e l’impatto che il Covid sta avendo sugli studi dentistici.
Secondo le fonti informative dell’ISTAT, la spesa odontoiatrica totale (comprensiva sia di quella rimborsata dai terzi paganti, ivi inclusi i ticket e quella rimasta a carico dei cittadini, che quella spesa presso strutture pubbliche e private che erogano prestazioni odontoiatriche) era pari a circa 8,5 miliardi nel 2018 e a circa 8,0 nel 2019.
Se si scorpora da questa spesa (come ISTAT fa in sede di contabilità nazionale) quella che transita attraverso le imprese di assicurazione e altre fonti, quella che effettivamente è attribuibile agli esborsi dei cittadini (quella cosiddetta “di tasca propria” o out of pocket) è inferiore, ma difficilmente individuabile sotto il profilo quantitativo. La spesa è interpretabile come una sorta di “contenitore” al cui interno si collocano tutte le entrate dei dentisti (operanti secondo le agenzie fiscali in tre fattispecie: persone fisiche, società di persone, società di capitali ed enti).
Il Centro Studi ANDI ha condotto vari approfondimenti e indagini per stimare quanto è stato l’impatto della pandemia sull’economia degli studi odontoiatrici per individuare e poi pesare quali sono stati i fattori attraverso i quali gli effetti si sono prodotti. Gli strumenti utilizzati per raggiungere questi obietti sono stati soprattutto due:
Il primo riguarda la messa a punto di un modello di previsione in base al quale l’andamento della spesa odontoiatrica è fatto dipendere dall’andamento di aggregati economici tra cui il PIL, i redditi delle famiglie e altri fattori, tra i quali il clima di fiducia della popolazione. Elementi che rappresentano, in base a una cospicua letteratura, i fattori abilitanti che rendono possibile, fattibile cioè, la domanda e quindi, la spesa per le prestazioni odontoiatriche.Attraverso questo preliminare e provvisorio modello, in assenza totale di altre informazioni, messo a punto già dallo scorso giugno e recentemente aggiornato in base a ulteriori previsioni del PIL (da parte di ISTAT e di altri Enti internazionali), si è stimato che nel 2020 la spesa sarebbe potuta diminuire fino al a circa il 13% rispetto all’anno precedente per poi recuperare circa il 9% nel 2021. Se si guarda, invece, al calo del biennio 2019-2020 la spesa odontoiatrica risulterebbe diminuita all’incirca del -17%.
Il secondo strumento riguarda un sondaggio effettuato dal Centro Studi ANDI su un campione casuale di dentisti stratificato per classi di età, genere e area geografica, nel mese di ottobre 2020. Il campione è di 1.888 dentisti e presenta un margine di errore pari a 0,02 (per stime pari a 0,05 e un intervallo di confidenza del 95%).Il sondaggio rivela che nel periodo tra l’8 marzo e il mese di ottobre (cioè, non per tutto il 2020 dato che sono assenti i mesi precedenti l’8 marzo e quelli successivi ad ottobre), si stima che mediamente gli incassi dei dentisti siano diminuitidel -16,3% a fronte di un calo dell’-11,4% degli accessi e delle visite e un calo del -13% delle cure e dei trattamenti. Una specifica analisi multivariata effettuata per misurare l’impatto che le visite, i trattamenti, l’età del dentista, la dimensione economica degli studi hanno sul livello degli incassi rivela che il fattore principale responsabile del calo degli incassi sono cure e trattamenti.
Cure e trattamenti spiegano l’88% della variazione degli incassi. Il 45% dei dentisti afferma che la limitazione delle cure è stata dovuta a difficoltà economiche per pazienti. Il 28,8% dei dentisti attribuisce il calo delle cure al timore, alla ritrosia e alla paura del trattamento.
Un sondaggio di popolazione affidato da ANDI a Eumetra rivela però che la fiducia nel dentista rimane elevata e, quindi che, nei casi in cui il paziente abbia scelto di non eseguire un trattamento odontoiatrico, la motivazione non riguarda il suo rapporto col dentista. Peraltro, circa il 20% dei professionisti rivela che le mancate cure sono da attribuirsi alle limitazioni della mobilità relative alle disposizioni sul controllo della pandemia. Il calo degli incassi, poi, si è rivelato maggiore negli studi che hanno una dimensione economica più bassa (fino a 100.000 euro) e in quelli che operano nei territori diversi dai capoluoghi di provincia e localizzati nel nordovest del paese.
Il tributo pagato dagli odontoiatri alla pandemia non è insignificante, sia in termini di perdita di posti di lavoro, soprattutto tra i dentisti più giovani che si avviano alla professione collaborando con i colleghi più anziani, che in termini di risorse economiche investite per rendere più stringenti i protocolli e le, già severe, procedure di sanificazione imposte all’operatività degli studi.
L’impatto Covid si farà sentire anche sui profili del personale di studio. Sarà centrale il tipo e il livello di modernizzazione degli studi, con particolare riferimento alle tecnologie, ai rapporti coi pazienti, ai costi delle prestazioni e via dicendo. Va comunque considerato che, prima del Covid, la professione si trovava già in un lento ma significativo cambiamento e la pandemia ha accelerato questi processi.
ANDI, attraverso il suo Centro Studi, volgerà la sua attenzione alle implicazioni e alle modalità di questo cambiamento, con un adeguato monitoraggio eseguito tramite le indagini predisposte per il 2021, alla luce della definizione e della misurazione di tutti gli accadimenti del 2020.Dai risultati che emergeranno sarà possibile per l’Associazione fornire linee di indirizzo e ipotizzare degli scenari attendibili, grazie ai quali i professionisti potranno orientare le proprie scelte programmatiche.
A questo link è possibile rivedere l’intero
Fonte: Ufficio Stampa UNIDI ed ANDI
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