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08 Novembre 2012

Visto da fuori: Una questione di trasparenza

Dal GdO una riflessione sull'adeguatezza del sistema sanzionatorio degli ordini

di Norberto Maccagno


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Confesso che sono un "Gobbo" e come tale per il suo decimo compleanno ho regalato (su richiesta) a mio figlio la nuova maglia della Juventus con tanto di terza stella, anche se per il mio senso civico gli scudetti da considerare sono 28. Ma come faccio a spiegare alla creatura che gli unici due scudetti che ha vissuto - è stato deciso - sono stati vinti con l'aiutino?
Questa confessione personal-familiare mi serve per introdurre l'argomento di questo Visto da Fuori.
Leggendo le dichiarazioni del presidente della Juventus sulla decisione di punire il suo attuale allenatore, che riportavano accuse alla giustizia sportiva di essere sommaria e poco trasparente, mi sono tornate alla mente le tante discussioni sul sistema sanzionatorio dell'Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri.
Non sono certo io a dire se il sistema di giudizio del vostro Ordine sia corretto o meno. Se voi vi sentite garantiti, se pensate che veramente finiscano sotto inchiesta tutti quelli che infrangono il Codice deontologico, che vi fanno concorrenza sleale, che sminuiscono la professione, il problema non si pone.
Interessante sarebbe chiedersi come fanno gli iscritti che invece giudicano il sistema che sta alla base del proprio ordine non più adeguato a governare la propria professione a chiedere di cambiarlo.
Io ho provato con l'Ordine dei giornalisti e ho alzato bandiera bianca.
Certo, il legislatore potrebbe farlo, anche se difficilmente consulta gli iscritti prima di proporre una nuova riforma e così i suoi riferimenti sono sempre gli stessi: i rappresentanti degli Ordini.
L'esempio in questo senso arriva dalla riforma delle professioni e dal decreto attuativo approvato ad agosto (si veda l'articolo a pag. 3), che ha modificato il sistema di giudizio  sanzionatorio per tutti gli altri Ordini a eccezione di quelli delle professioni sanitarie.

Ecco come funzionerà. Per gli altri, almeno.
Presso i consigli dell'ordine o collegi territoriali sono istituiti consigli di disciplina territoriali a cui sono affidati i compiti di istruzione e decisione delle questioni disciplinari riguardanti gli iscritti all'albo.
Vi saranno quindi due organi di governo degli Ordini, uno amministrativo (il consiglio dell'Ordine) e uno disciplinare (il collegio di Disciplina).
Vi è incompatibilità tra la carica di consigliere dell'Ordine o collegio territoriale e la carica di consigliere del corrispondente consiglio di disciplina territoriale: i consiglieri componenti dei consigli di disciplina territoriali sono nominati dal presidente del tribunale nel cui circondario hanno sede, attingendo da una rosa di nominativi predisposta e proposta dal locale Consiglio dell'Ordine, seguendo un regolamento che dovrà essere definito.
Quindi il membro del Consiglio dell'Ordine, quello letto dall'iscritto, non potrà giudicare chi lo elegge.
Un punto questo che sono sicuro molti presidenti Cao appoggerebbero, perché giudicare un collega non è mai piacevole.

Attuale sistema
Il presidente Bianco, nella sua intervista, ammette che l'attuale sistema è imperfetto, ma è estremamente garantista per l'iscritto.
Io penso che il problema non sia solo nelle garanzie su cui l'iscritto può contare, ma sul fatto che tutti gli iscritti in tutta Italia siano giudicati allo stesso modo.
Certo, bisogna verificare se il nuovo strumento individuato per gli altri Ordini riuscirà a garantire questo principio.
E sulla non omogeneità delle decisioni comminate dai vari presidenti di Ordine ho già espresso più volte il mio pensiero.
Semplicemente non c'è.

I massimari
Leggete i massimari pubblicati dalla Cceps sui ricorsi presentati: noterete come le decisioni variano, anche se la violazione è la stessa. Certo, sappiamo che la Cceps non può aumentare la pena, ma solo eventualmente ridurla. Così sono veramente pochi, per esempio, i prestanomi condannati alla sospensione per un anno, come prevede il codice deontologico. Quindi il problema nasce dai singoli ordini provinciali.
Peraltro, sono proprio pochi i prestandomi condannati. Sono circa una ventina le decisioni delle Cceps che hanno interessato sanzioni comminate dalle varie Cao provinciali.
Se i numeri dell'abusivismo fossero questi (e non è detto che tutti i 20 siano sanzionati per prestanomismo) non sarebbe quel male per il settore - e il cittadino - che in realtà si dice. Certo, si può sostenere che alla Cceps arrivano solo i ricorsi e, magari, la maggioranza dei sanzionati non fa ricorso perché sa di perderlo.
Dubito, visto che presentando il ricorso si sospende la pena (e quindi si può continuare a lavorare) e mediamente la Cceps applica spesso riduzioni.
Non esiste, invece, il dato su quanti sono gli iscritti sanzionati dai vari Ordini provinciali e tanto meno quanti sono quelli condannati per favoreggiamento dell'abusivismo né si riesce a sapere i loro nomi.
La riforma delle professioni tenta di mettere su questo tema - la trasparenza delle sanzioni - una pezza, imponendo di rendere pubblici gli elenchi degli iscritti, con l'indicazione delle sanzioni comminate.

Sanzione?
Certo, ha ragione il presidente della Fnomceo, Amedeo Bianco, quando ci dice che per alcune tipologie di sanzioni non è corretto "marchiare" a vita un medico o un dentista.
Si dovrà però trovare, con buon senso, una regola: magari potrebbe bastare annotare le sospensioni e riportare il motivo per cui l'iscritto è stato sanzionato. Così noi pazienti sapremo giudicare se quel medico o dentista è stato sanzionato per aver sbagliato una ricetta o perché faceva lavorare al posto suo un non laureato, perché autorizzava l'acquisto di valvole cardiache difettose o perché molestava le sue pazienti.

Fino a ieri questo non ci era dato sapere, vediamo da domani.

Leggi anche:
- Bianco: il nostro Ordine è già in linea con le richieste del governo

GdO 2012;9:1-4

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