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18 Dicembre 2008

La comunicazione e il lavoro del team alla base del progresso

di Margherita Bovari


Il Giornale dell’Odontoiatra compie 25 anni: in questi anni molto è cambiato nella professione odontoiatrica, in tutti i settori, molte discipline si sono affermate con sempre maggiore evidenza e hanno dato il loro contributo per un’odontoiatria sempre più razionale. Chiediamo quindi al professor Carlo Guastamacchia, pioniere dell’ergonomia, di raccontarci i cambiamenti ai quali ha assistito nel corso degli anni.

Professor Guastamacchia, che  cosa è cambiato in questi ultimi decenni nell’organizzazione del lavoro del team odontoiatrico?
L’organizzazione del lavoro è cambiata soprattutto in funzione di un complesso generale che io denomino “contesto dei vasi comunicanti”. In questo senso hanno dato una svolta organizzativa assai composita moltissimi elementi, come il nuovo modello di personale collaborante, l’arrivo “in gran forze” dell’igienista, la sovrappopolazione di dentisti con la conseguente concorrenza (quasi) spietata, svariati fattori tecnico-strumentali, un travolgente Zeitgeist, con i potentissimi fattori d’influenza dei mass-media, per non parlare che degli elementi assolutamente prioritari.
Orbene, tutto questo ha messo la nostra “organizzazione generale” di fronte ad aspettative, ma, soprattutto, a problemi, assai complessi, dato che ognuno di questi fattori si è dovuto intimamente confrontare (“contestualizzare”) con ciascuno degli altri, come accade, appunto, all’interno di quell’esperimento di fisica che è denominato “dei vasi comunicanti”. Voler dare a un solo fattore la responsabilità dei problemi e dei cambiamenti è un grave errore che, specie ai giovani colleghi, può portare danno di prospettiva e di operatività.
Quali figure del team si sono maggiormente modificate?
Se continuiamo a tener presente lo schema dei “vasi comunicanti” diciamo che, apparentemente, le due figure radicalmente modificate sono quelle dell’Aso e, soprattutto, dell’igienista.
Per quanto riguarda invece la prevenzione, a suo avviso c’è stata un’evoluzione positiva?
A questo riguardo, il vero e proprio “colpo d’ala” di questi ultimi venticinque anni è quello che si è verificato pochi giorni orsono con l’ufficializzazione istituzionale di Linee guida della prevenzione, al cui raggiungimento definitivo, è obbligo dirlo, hanno contribuito in modo determinante Laura Strohmenger ed Enrico Gherlone. Questi due colleghi hanno saputo (finalmente!) catalizzare una reazione preventodontica anche denominabile reazione psico-politica, per molti anni rimasta incompiuta.
Sono certo di non limitarmi a fare la mosca cocchiera se ricordo che il sottoscritto contribuì in modo determinante (1976!) alla sottolineatura della prevenzione, fondando la Cps (Commissione di prevenzione stomatologica) dell’Andi, di cui fu segretario nazionale.
Altro riconoscimento, in proposito, va reso alla Masson che, 35 anni orsono (!) aiutò il sottoscritto a fondare, con il compianto amico Vito Melica, la rivista Prevenzione & assistenza dentale, unica, per decenni, a occuparsi specificamente di questa disciplina.
L’orgoglio di aver, perciò, contribuito al lancio della preventodonzia in Italia rimase, tuttavia, a lungo mortificato dal fatto che l’establishment accademico fu sempre opaco nel recepirne i valori. Altra persona da ricordare è il collega barese Pasquale Domenico Laforgia che, creando la prima Scuola per igienisti dette avvio, anche lui (addirittura!) osteggiato, alla diffusione concreta della preventodonzia in Italia.
Quali potrebbero essere gli obiettivi ancora da raggiungere in questo campo?
Sono soltanto due: la moltiplicazione dei “personaggi” che abbiano a occuparsi, nel pubblico e nel privato, di prevenzione, e il riconoscimento del valore enorme che ha la prevenzione in termini di salvaguardia sanitaria ed economica della Nazione.
Quanto ha risentito la comunicazione delle tecnologie che costantemente si modificano e quanto conta ancora, invece, il rapporto personale tra dentista e paziente?
Non solo la comunicazione si è straordinariamente avvalsa delle nuove tecnologie, ma sono proprio queste che hanno permesso di migliorare in modo incredibile il rapporto personale tra dentista e paziente. In realtà è tutto il team che, apprendendo e/o migliorando, le proprie capacità comunicazionali, entra, finalmente, in un rapporto di “alleanza terapeutica” quale, precedentemente, era impossibile addirittura immaginare.
Personalmente classifico le “comunicazioni” in tre grandi categorie: le sensoriali, essenzialmente fisiche, dato che si riferiscono ai cinque sensi, le comportamentali, essenzialmente psicologiche e, infine, le digitali (hightech) perfettamente guidabili dai principi ergonomici.
Ebbene, tutte e tre queste categorie hanno influenzato in modo determinante la capacità comunicazionale del team, ma l’ultima, la digitale, ha permesso, finalmente, quella “simmetria dell’informazione” tra team e paziente che prima era del tutto impossibile.
Può provare a darci la sua visione di come evolverà ancora la nostra professione?
Il futuro della nostra disciplina ha un nome e uno solo: “comunicazione”. Infatti, troppe volte, nei congressi, nelle tavole rotonde, negli “show”, più o meno spettacolari ai quali assistiamo, si mostrano tecniche accuratissime, evolutissime, di eccezionale successo e di grande impatto, anche didattico-motivazionale. Il fatto fondamentale, tuttavia, è che ci si dimentica, praticamente sempre, di spiegare come quel paziente sia stato condotto ad accettare quella terapia.
Se, ulteriormente, entriamo nel “Mare magnum” della prevenzione, allora la nostra inadeguatezza (ignoranza?) comunicazionale si rivela quasi totale, per il fatto semplicissimo che il problema fondamentale della prevenzione è un problema di psicologia comportamentale (quindi di comunicazione) e non di odontoiatria. Al riguardo, un riconoscimento doveroso va fatto al collega Fabio Tosolin, psicologo comportamentista, che ci ha insegnato la comunicazione, costringendoci così a distinguere quella che io chiamo “odontoiatria veterinaria” dalla odontoiatria umana, basata, appunto sulla comunicazione prima ancora che sulla pura e semplice (?) manualità.
Ma non disperiamo, perché, anche in questo senso molto si sta muovendo e a noi, ottimisticamente, non ci rimane che ripetere ancora una volta, con Dante: “Andiam, che la via lunga ne sospigne”!

GdO2008; 18

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