La professione odontoiatrica vive un momento particolarmente tumultuoso.
Si parla tanto di odontoiatria, forse come non se n’è mai parlato in precedenza, poiché molte sono le tematiche che agitano le anime del nostro mondo. Sicuramente viviamo un’epoca di ambiamenti spesso repentini, he a volte diventano inonimo di vero progresso, ltre, solo dei tempi che evolvono, altre ancora,possono portare a involuzione e peggioramento. Ci si dibatte tra ciò che si deve - o si dovrebbe - e ciò che si può, tra esigenze politiche e problemi economici, tra tutela di valori e attese sociali, tra etica medica e doveri civili e morali. Secondo pareri diffusi, la dignità di una professione e i suoi principi basilari oggi sono messi in discussione; in realtà, si dovrebbe guardare al di là del mero contrasto per guidare l’interesse di tutti verso una “salute” sempre migliore. Parliamone con chi ci può dare un aiuto a comprendere, il professor Enrico Gherlone, che in qualità di referente per l’area odontoiatrica presso il ministero è uno dei protagonisti di questo momento, in una posizione estremamente delicata.
Professor Gherlone qual è il bilancio che trae a un anno esatto dall’inizio del suo impegno istituzionale presso il ministero della Salute?
Sinceramente pensavo che questo tipo di attività non fosse così totalizzante, ma bisogna anche tenere conto del fatto che viviamo un periodo di profondi cambiamenti in cui tanti nodi sono “venuti al pettine” e sia io sia la commissione che ho l’incarico di coordinare si è trovata di fronte a molti aspetti della nostra professione - interrotti bruscamente poiché in itinere presso il precedente esecutivo - che era assolutamente necessario finalizzare.
A quali aspetti si riferisce?
Ne cito alcuni. L’approvazione delle linee guida di prevenzione delle patologie orali dell’età evolutiva - questione estremamente rilevante della nostra professione - frutto della fatica di una commissione costituita con decreto dal precedente ministro della Salute, in attesa dell’approvazione definitiva prima della pubblicazione (la commissione è costituita da nomi autorevoli dell’odontoiatria e non solo, coordinati dalla professoressa Laura Strohmenger); ancora, la professoressa Strohmenger ha portato a conclusione una ricognizione nazionale delle strutture pubbliche esistenti sul territorio, della conseguente forza lavoro e un progetto di sperimentazione territoriale di un programma integrato di oral health in collaborazione tra le università di Milano, la “Sapienza” di Roma, di Sassari, la “Federico II” di Napoli e l’Asl 2 di Lecce, iniziato nel 2007 e terminato a marzo 2009. Inoltre, è stato firmato l’accordo dell’odontoiatria sociale tra ministero del Welfare e alcune associazioni professionali al fine di fornire un limitato numero di prestazioni odontoiatriche di base ai ceti meno abbienti. Voglio ricordare anche che per la prima volta siamo presenti, come odontoiatria, nella relazione sullo stato sanitario del Paese e nella commissione di programmazione nazionale sanitaria presso lo stesso ministero della Salute.
Tra gli argomenti che hanno creato discussione vi è anche quello relativo all’approvazione del profilo degli odontotecnici?
Altro argomento “scottante”. Qui abbiamo avuto fino a ora un ruolo marginale perché il parere sul profilo degli odontotecnici in ambito sanitario è stato demandato alla conferenza Stato Regioni dal precedente esecutivo dopo che il consiglio superiore di Sanità lo aveva licenziato. La conferenza Stato Regioni lo ha respinto essendo preoccupata della pletora di figure professionali in ambito sanitario, al di là di considerazioni relative agli odontotecnici, e il problema rimane comunque aperto. Una soluzione andrà comunque trovata perché questa categoria è ferma al regio decreto del 1928 e anche i tecnici necessitano, come gli altri, di un’implementazione formativa relativa ai tempi moderni. Quale essa sarà dipenderà dalla politica che dovrà concertarla con le varie componenti di questo panorama. Sicuramente in concomitanza con questa questione andrà risolto il problema dell’abusivismo odontoiatrico che tanto male fa sia agli odontoiatri sia ai tecnici e, permettetemi di dirlo, soprattutto alla salute del cittadino.
Ha parlato dell’accordo ministero-associazioni, fonte di numerose polemiche…
Perché in molti casi non si è capito o non si è voluto capire il vero spirito di questo accordo. Lungi da me l’idea e la voglia di polemizzare, oltretutto in questo momento non rientra nel mio ruolo, ma, come ripeto da tempo, esso va considerato un provvedimento tampone in cui la libera professione ha dimostrato di mettersi al servizio dello Stato e del cittadino comprendendo la difficoltà del momento, cosciente di ricevere poco in cambio se non la consapevolezza della solidarietà nei confronti della gente per contribuire a migliorare la nostra immagine nell’opinione collettiva; e tutti noi sappiamo di averne grande bisogno. Comunque, vedo che anche la politica ha dato, nei limiti del possibile, il proprio contributo: è recente la notizia che il Dicastero delle finanze ha accettato quelle facilitazioni fiscali relative alle prestazioni dell’accordo che le associazioni firmatarie hanno richiesto. Ripeto per informazione che stiamo iniziando a lavorare affinché questo accordo sia presto superato, come ritengo giusto, con una completa trasposizione nel pubblico, affinché sia l’istituzione a dare una risposta al bisogno di odontoiatria sociale del Paese. Ricordiamoci che nel prossimo periodo dovremo confrontarci con terzi paganti, fondi integrativi e altre iniziative di questo tipo e soltanto con l’unità potremo avere la speranza, facendo fronte comune, che la nostra professione oltre che invasa non sia svilita, preoccupazione che molti di noi hanno e naturalmente mi trova concorde pur avendo, per stato di cose, una visione più completa del problema e di cosa sia possibile fare e cosa no. Talvolta vorrei potere parlare, cosa impossibile, a ognuno dei miei colleghi per fare capire quanto sia in pericolo la nostra amata disciplina e che solo iniziative comuni e concertate possono in qualche modo difenderci, mentre zuffe da bar o crociate gli uni contro gli altri sono solo dannose e l’unico risultato che sortiscono è quello d’indebolirci!
Ritiene che da parte del ministero sia importante licenziare delle linee guida in odontoiatria?
Occorre prima di tutto fare chiarezza, le vere linee guida necessitano di anni per essere approntate e anche quando lo sono rischiano proprio per la durata temporale della loro estensione di essere obsolete. Questo perché per formularle è necessario basarsi su evidenze scientifiche derivanti da lavori prospettici randomizzati ancora troppo pochi in odontoiatria, che è sotto questo aspetto una specialità giovane. Altra cosa sono le raccomandazioni cliniche. Se costruite in accordo, prima di tutto, con l’Ordine, le società scientifiche e le associazioni professionali e, quindi, condivise, sarebbero uno strumento importantissimo sia ai fini della professione sia a quelli medico legali. Inoltre, si potrebbe legittimare che sotto determinati standard di operatività non è consentito scendere: al di sotto di essi la tutela della salute del cittadino non sarebbe più assicurata. Badate che intendo non soltanto le procedure operative ma anche attrezzature e materiali da usarsi. Va da sé che però, anche in questo caso, è necessaria ampia condivisione per evitare d’incorrere in feroci polemiche. Sono comunque allo studio…
Dopo questo primo periodo, che cosa terrebbe e che cosa invece getterebbe giù dalla torre dell’esperienza che sta vivendo?
Terrei sicuramente tutto quello che abbiamo fatto perché lo ritengo utile alla causa comune e alla cittadinanza. Inoltre, conoscere colleghi così dedicati alle nostre problematiche che si espongono in prima persona e fanno sacrifici impensabili, alle volte penalizzando la propria professione privata, sottoponendosi talvolta a processi mediatici, cattiverie, strumentalizzazioni per il fine comune è veramente un aspetto positivo che non conoscevo e che sicuramente è encomiabile. Badate bene parlo a 360° includendo in questi attori sia persone che condividono il mio modo di vedere sia quelle con cui talvolta ho avuto dei contraddittori, ma sempre con spirito costruttivo. Butterei dalla torre il nervosismo, le contraddizioni, le strumentalizzazioni - qualche volta in buona fede e più spesso no - le notti insonni per concertare un qualcosa che non può dipendere solo da noi e la diffidenza di certi colleghi che vogliono a tutti i costi vedere interessi personali dove al contrario si agisce con onestà intellettuale, con spirito di servizio, alle volte magari sbagliando, ma sempre in buona fede, nella ricerca del bene comune.
GdO 2009; 8
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