Un(a) paziente è qualcuno che ci chiede di prenderci cura di ciò che ha di più prezioso, ovvero la propria salute. Una responsabilità enorme, certamente, ma anche un grande privilegio, sì proprio un privilegio, perché è manifestazione di fiducia, di rispetto, di credibilità. Per questo ogni paziente deve essere speciale, degno di ascolto, attenzioni, studio, empatia e di tutti gli ingredienti necessari al prendersi cura (che è diverso da curare).
C’è però un(a) paziente che al momento della diagnosi non solo scopre di avere una malattia grave, ma anche una di cui non conosceva l’esistenza fino a pochi secondi prima. Una malattia che è unica nel colpire l’identità, la funzione, l’aspetto fisico.
Un(a) paziente che si deve sottoporre a terapie che forse gli salveranno la vita, ma che sicuramente cambieranno per sempre il modo in cui parla, mangia, sorride. Rendendo queste attività così normali, difficili e qualche volta impossibili.
Un(a) paziente che, a causa delle medesime terapie, soffrirà molto più del normale di malattie a denti, gengive e mucose, e la cui qualità di vita dipenderà in larga parte dal lavoro dell’odontoiatra e dell’igienista che vorranno prendersene cura. Ma che se avrà bisogno di una protesi, di un impianto o di una corona, se la vedrà negare dal sistema sanitario nazionale, nonostante la malattia preferisca colpire le fasce economicamente più deboli.
Un(a) paziente che di media ha una possibilità su due di sopravvivere a cinque anni di distanza dal momento della diagnosi, e che anche quando guarisce rimarrà per sempre a rischio di ammalarsi di nuovo.
In Italia sono più di 100 mila e hanno bisogno delle vostre cure. Se qualcuno di loro vi chiedesse aiuto, ricordatevi che sono pazienti molto speciali. Sono gli uomini e le donne con il cancro della bocca.
Buona lettura.
Prof. Giovanni Lodi, Direttore Scientifico di Dental Cadmos
doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.05.2019.01