Obiettivi All’inizio del mese di gennaio 2020 è stato isolato un nuovo coronavirus, agente infettivo di forma respiratoria potenzialmente letale e denominato SARS-CoV-2. La malattia da esso provocata è stata denominata COVID-19 (COronaVIrusDisease 2019).
Dal punto di vista microbiologico, i coronavirus (CoV) sono una famiglia di microrganismi a RNA che possono causare affezioni respiratorie con un ampio spettro di intensità, dal comune raffreddore a sindromi respiratorie severe (SARS - Severe Acute Respiratory Syndrome, MERS - Middle East Respiratory Syndrome).
Discussione Come per altri virus respiratori, le vie di trasmissione sono quella aerea (attraverso le goccioline emesse dal paziente infetto) e il contatto. Dati sperimentali dimostrano come SARS-CoV-2 rimanga attivo negli aerosol per lungo tempo e come le goccioline emesse da un paziente infetto possano depositarsi contaminando le superfici della sala operativa.
Gli operatori del settore odontoiatrico sono conseguentemente stati classificati come ad alto rischio fin dall’inizio della pandemia. Fra le differenti linee guida per il controllo delle infezioni crociate in odontoiatria un denominatore comune risulta essere il triage che ha lo scopo di evitare il trattamento in strutture non idonee di pazienti asintomatici o pre-sintomatici. Il triage applica un set di domande sullo stato di salute del paziente in due momenti specifici, distanziati nel tempo, in modo da realizzare un doppio controllo. In particolare, un primo triage può essere effettuato da remoto per via telefonica e un secondo durante l’accoglienza in studio.
Dal punto di vista della disinfezione, l’etanolo a una concentrazione pari o superiore al 78% appare in grado di inattivare il virus in 60 secondi come anche il sodio ipoclorito allo 0,1% e lo iodiopovidone all’1%. L’utilizzo di collutori ad azione antimicrobica, inoltre, sembra rivestire qualche utilità ai fini della riduzione della contaminazione originata dagli aerosol prodotti dai manipoli odontoiatrici. Selezionando i principi attivi già utilizzati nei collutori in commercio, il perossido di idrogeno allo 0,5% si è dimostrato efficace in 60 secondi, lo iodopovidone all’1% in 15-60 secondi, mentre il benzalconio cloruro e la clorexidina hanno dimostrato una scarsa efficacia nei confronti dei coronavirus.
Conclusioni Dal punto di vista del rischio di contaminazione tramite aerosol da parte della strumentazione, quello per l’odontioatra appare concreto.
Significato clinico I risultati di una recente ricerca dimostrano come lo spray emesso da turbina, contrangolo moltiplicatore e ablatore a ultrasuoni sia in grado di contaminare l’intera unità operativa, inclusi le pareti e il soffitto, fino a una distanza massima pari a 360 cm.
Pur in assenza di una dimostrazione diretta, pare ragionevole che in questo periodo di emergenza l’utilizzo di perossido di idrogeno allo 0,5% in sostituzione dell’acqua di rete possa significativamente ridurre la carica infettante di SARS-CoV-2 nell’aerosol prodotto dai manipoli. L’agente infettante lascerebbe in questo modo il cavo orale del paziente positivo già veicolato dal disinfettante e il rischio di infezione crociata dovrebbe essere ridotto in maniera rilevante.
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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.07.2020.04
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