31 Agosto 2020

Precauzioni in epoca di pandemia COVID-19

Rassegna

Eugenio Brambilla, Ivo Iavicoli, Gian Aristide Norelli, Francesco Cairo, Vilma Pinchi

Obiettivi  All’inizio del mese di gennaio 2020 è stato isolato un nuovo coronavi­rus, agente infettivo di forma respi­ratoria potenzialmente letale e de­nominato SARS-CoV-2. La malattia da esso provocata è stata denomi­nata COVID-19 (COronaVIrusDise­ase 2019).

Dal punto di vista micro­biologico, i coronavirus (CoV) sono una famiglia di microrganismi a RNA che possono causare affezioni respiratorie con un ampio spettro di intensità, dal comune raffreddore a sindromi respiratorie severe (SARS - Severe Acute Respiratory Syndro­me, MERS - Middle East Respirato­ry Syndrome).

Discussione  Come per altri virus respiratori, le vie di trasmissione sono quella aerea (attraverso le goccioline emesse dal paziente infetto) e il contatto. Dati sperimentali dimo­strano come SARS-CoV-2 riman­ga attivo negli aerosol per lungo tempo e come le goccioline emesse da un paziente infetto possano depositarsi contaminan­do le superfici della sala operativa.

Gli operatori del settore odontoia­trico sono conseguentemente sta­ti classificati come ad alto rischio fin dall’inizio della pandemia. Fra le differenti linee guida per il controllo delle infezioni crociate in odontoiatria un denominatore co­mune risulta essere il triage che ha lo scopo di evitare il trattamen­to in strutture non idonee di pa­zienti asintomatici o pre-sintoma­tici. Il triage applica un set di do­mande sullo stato di salute del pa­ziente in due momenti specifici, distanziati nel tempo, in modo da realizzare un doppio controllo. In particolare, un primo triage può essere effettuato da remoto per via telefonica e un secondo du­rante l’accoglienza in studio.

Dal punto di vista della disinfezio­ne, l’etanolo a una concentrazione pari o superiore al 78% appare in grado di inattivare il virus in 60 se­condi come anche il sodio ipoclo­rito allo 0,1% e lo iodiopovidone all’1%. L’utilizzo di collutori ad azione antimicrobica, inoltre, sembra rivestire qualche utilità ai fini della riduzione della contami­nazione originata dagli aerosol prodotti dai manipoli odontoiatrici. Selezionando i principi attivi già utilizzati nei collutori in commercio, il perossido di idrogeno allo 0,5% si è dimostrato efficace in 60 se­condi, lo iodopovidone all’1% in 15-60 secondi, mentre il benzal­conio cloruro e la clorexidina han­no dimostrato una scarsa efficacia nei confronti dei coronavirus.

Conclusioni  Dal punto di vista del rischio di contaminazione tramite aerosol da parte della strumentazione, quello per l’odontioatra appare concreto.

Significato clinico  I risultati di una recente ricerca dimostrano come lo spray emes­so da turbina, contrangolo molti­plicatore e ablatore a ultrasuoni sia in grado di contaminare l’inte­ra unità operativa, inclusi le pare­ti e il soffitto, fino a una distanza massima pari a 360 cm.

Pur in assenza di una dimostrazione di­retta, pare ragionevole che in questo periodo di emergenza l’u­tilizzo di perossido di idrogeno al­lo 0,5% in sostituzione dell’acqua di rete possa significativamente ridurre la carica infettante di SARS-CoV-2 nell’aerosol prodot­to dai manipoli. L’agente infettan­te lascerebbe in questo modo il cavo orale del paziente positivo già veicolato dal disinfettante e il rischio di infezione crociata do­vrebbe essere ridotto in maniera rilevante.

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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.07.2020.04




 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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