Un lavoro multidisciplinare che consente concretamente di “centrare” l’obiettivo sul paziente con uno sguardo alle patologie più comuni, ai nuovi farmaci e ai quadri clinici che interessano maggiormente la professione.
“L’odontoiatria è medicina” è l’incipit della Presentazione che il professor Testori ha scritto per il volume Odontoiatria e patologie sistemiche che Antonio Barone, Fortunato Alfonsi e Angelo Raffaele hanno realizzato facendosi affiancare da una “squadra” d’eccellenza… docenti universitari, ricercatori, esponenti di società scientifiche, medici chirurghi ospedalieri, specialisti in libera professione medica, anestesisti e giovani odontoiatri di tutta Italia mossi da un’idea comune: mettere la conoscenza e il sapere alla base di ogni atto medico. Con due degli autori – Antonio Barone e Fortunato Alfonsi – abbiamo approfondito i contenuti del lavoro.
“Il libro nasce sostanzialmente da una considerazione” racconta il professor Barone. “I dati statistici ed epidemiologici della popolazione mondiale registrano un invecchiamento della popolazione; cresce costantemente il numero di persone di età superiore ai 65 anni, individuata come l’età di invecchiamento, che convivono con diverse patologie sistemiche.
La medicina ha portato a grandi progressi nella nostra società dal punto di vista della qualità della vita e della salute in generale e moltissime patologie croniche che prima si ritenevano non controllabili e non trattabili oggi sono gestibili e consentono ai pazienti una buona qualità di vita. Pertanto, nella nostra pratica clinica quotidiana sempre più frequentemente ci troviamo, e ci troveremo ancora di più in futuro, sulle poltrone pazienti con plurimorbidità e trattati con più farmaci.
Conseguentemente, risulta oggi imprescindibile conoscere approfonditamente la storia clinica di ogni paziente ripartendo da una seria e approfondita anamnesi – pratica oggi spesso ridotta a una serie di domande lasciate nelle mani del paziente – che deve essere seguita direttamente dall’odontoiatra che deve raccogliere la storia medica passata e presente focalizzandosi sui farmaci assunti che potrebbero interferire con le terapie odontoiatriche programmate o modificare i presupposti clinici necessari per il successo del trattamento… oltre ovviamente a rilevare ansie e aspettative dei pazienti.”
“La nostra professione ha vissuto soprattutto negli anni Novanta e nei primi anni Duemila una grande spinta verso le tecniche rigenerative e l’implantologia; successivamente ci si è focalizzati tantissimo sull’estetica fino ad arrivare alla grandezza e alla bellezza del digitale” ci racconta Fortunato Alfonsi. “Tutto questo però ha portato a dimenticare una fase fondamentale: la fase paziente, perché l’odontoiatria non si fa su file o modelli ma su delle persone. Uno dei settori dove questa discrepanza ha avuto grande impatto è l’implantologia. Tempo addietro trovandomi di fronte a un caso di insuccesso implantare avrei ricercato la causa nell’incapacità del chirurgo, nella protesi mal realizzata, nella malattia parodontale, oggi invece aggiungo un cofattore: la salute generale del paziente che non deve mai venire trascurata nell’ottica di qualsiasi tipo di riabilitazione che sia implantare o chirurgica o di qualunque genere. Non dimentichiamo, infatti, che primum movens della nostra professione è la salute generale del paziente.
Oggi dobbiamo pensare alla cosiddetta medicina delle 4 P: predittiva, preventiva, partecipativa e personalizzata.”
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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.02.2021.12
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