Obiettivi Dopo l’estrazione di un elemento (visto che il processo alveolare è dipendente dalla presenza dei denti) si avviano dei processi di rimodellamento e riassorbimento a carico dei tessuti duri e molli, che portano a una sella edentula più stretta e più corta rispetto all’originale. La maggior parte delle alterazioni, sia qualitative che quantitative, si verifica nei primi 6 mesi: nella mandibola, la perdita ossea si verifica nella dimensione orizzontale, con una contrazione maggiore sull’aspetto vestibolare della cresta rispetto a quello linguale, con andamento centripeto, e quindi la cresta apparirà depiazzata in questa direzione.
Nel mascellare superiore, invece, il riassorbimento segue un andamento centrifugo.
Materiali e metodi I cambiamenti catabolici che avvengono dopo l’estrazione di un elemento sono stati relazionati all’interruzione dell’apporto sanguigno da parte del legamento parodontale, che può di conseguenza condurre a un’importante attività osteoclastica. Inoltre, le variazioni dimensionali possono essere ricollegate a diversi fattori addizionali, tra cui il trauma chirurgico provocato dall’elevazione di un lembo, la mancanza di stimoli funzionali sulle rimanenti pareti ossee, la mancanza del legamento parodontale e delle informazioni genetiche date dal dente stesso.
È stato dimostrato che la densità delle strutture vascolari e dei macrofagi diminuisce lentamente tra le 2 e le 4 settimane, il livello di attività osteoclastica rallenta oltre la quarta settimana, laddove aumenta la presenza degli osteoblasti con un picco tra la sesta e l’ottava settimana, rimanendo stabile oltre questo periodo.
Il rimodellamento osseo post-estrattivo sembra localizzarsi prevalentemente nella parte centrale della parete ossea vestibolare dell’alveolo 8 settimane dopo l’estrazione, contrariamente rispetto alle aree vicine che sembrano rimanere supportate dal legamento parodontale dei denti adiacenti e che non mostrano perdita ossea.
Come conseguenza del riassorbimento crestale può verificarsi, inoltre, una perdita della convessità della gengiva sovrastante e del contorno vestibolare che può rappresentare un problema estetico, soprattutto nei settori anteriori, aumentando altresì il futuro rischio di recessioni gengivali dopo l’inserimento di impianti dentali.
Risultati e conclusioni È oramai accettato che il primo modo possibile per minimizzare la perdita di osso corticale sia operare un’estrazione dentaria atraumatica non chirurgica, con procedura “flapless”. Questa metodica permette di ridurre i tempi di guarigione, il discomfort del paziente e l’infiammazione locale e sistemica.
Aumentare lo spessore dei tessuti molli ricoprenti siti post-estrattivi può offrire vantaggi sia per eventuali future procedure di rigenerazione ossea guidata (GBR) e di implantologia ove è necessaria un’ottima estetica, sia perché, secondo quanto evidenziato da recenti studi, si è visto che uno spessore e un’ampiezza minimi di 2 mm attorno all’impianto sono indispensabili per garantire la salute a lungo termine dei tessuti peri-implantari.
Intervenire sulla cresta ossea con tecniche di preservazione alveolare sembra essere più efficace, rispetto alla sola guarigione spontanea, al fine di limitare il riassorbimento osseo a livello del futuro sito implantare.
Significato clinico Conoscere le fasi del rimodellamento osseo e operare un’estrazione dentaria atraumatica possono aiutare il clinico a ottenere risultati più predicibili nelle zone estetiche.
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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.06.2021.06
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