Obiettivi I ritrattamenti endodontici rappresentano spesso un crocevia fondamentale per il destino del singolo elemento dentale; a maggior ragione, quando si affronta un piano di cura multidisciplinare il successo endodontico può condizionarne le scelte protesiche ed estetiche.
Materiali e metodi L’analisi del sigillo coronale è una delle prime valutazioni da effettuare su un dente da sottoporre a ritrattamento endodontico: se ci sono dubbi circa l’integrità del sigillo coronale, il consiglio è quello di rimuovere il restauro in corrispondenza dell’elemento da ritrattare e prevederne il rifacimento.
Il sigillo deve essere efficace prima, durante e dopo il trattamento canalare: un buon sigillo coronale contribuisce ad aumentare il risultato complessivo. Per garantire un sigillo sono a volte necessari interventi di chirurgia parodontale per il corretto ripristino dell’ampiezza biologica e, conseguentemente, poter isolare il campo operatorio mediante diga di gomma.
La rimozione delle otturazioni, delle corone o dei ponti permette inoltre di eseguire una scrupolosa analisi biomeccanica e di stilare una prognosi restaurativa dell’elemento in questione. L’utilizzo in questa fase di tecniche atraumatiche per il sottostante tessuto dentale è fondamentale.
Uno dei passaggi più importanti, al pari di un trattamento endodontico primario, è la ridefinizione di una corretta cavità di accesso: in questo modo risulteranno più agevoli le successive fasi di sondaggio e sagomatura canalare.
La rimozione delle ritenzioni endocanalari (perni moncone, prefabbricati, in fibra) è ancora oggi considerato un passaggio difficoltoso e a rischio di provocare fratture radicolari. La conoscenza delle tecniche e l’utilizzo dei dispostivi adatti consentono invece di poter superare questo ostacolo in sicurezza.
Solo dopo avere rimosso le eventuali ritenzioni endocanalari nel modo più conservativo possibile si potrà approcciare la cavità d’accesso prestando molta attenzione a intercettare errori da sovrapreparazione o da sottopreparazione così da evitare ulteriori danni iatrogeni o indebolimento della struttura dentale residua.
Gli errori da eccessiva preparazione sono molto più frequenti: spesso complicano la ricerca di eventuali canali non strumentati cancellando i consueti punti di riferimento utilizzati nell’individuazione dell’anatomia canalare. Talvolta esitano in danni iatrogeni veri e propri: le perforazioni della camera pulpare, un grave danno a carico della struttura dentale residua, capace di mettere a rischio la prognosi dell’elemento.
Risultati e discussione Il ripristino di una corretta cavità di accesso consente di poter esplorare accuratamente il pavimento della camera pulpare così da poter ricercare eventuali canali o istmi canalari non trattati che rappresentano una delle più frequenti cause associate alla presenza di lesioni periapicali di origine endodontica.
Grazie all’introduzione del Mineral Trioxide Aggregate (MTA) e dei suoi più recenti derivati le perforazioni possono essere riparate con una buona prevedibilità dell’esito clinico.
Conclusioni Le possibilità di recupero di un elemento gravemente compromesso da un punto di vista endodontico passano attraverso la possibilità di riguadagnare un accesso più lineare possibile a tutto il sistema canalare: l’utilizzo di specifici dispositivi, di un adeguato ingrandimento e l’introduzione dei materiali bioceramici associati all’esperienza accumulata sul campo consentono di elevare la prognosi.
Significato clinico Il successo nei ritrattamenti endodontici è condizionato dalle eventuali alterazioni anatomiche provocate dai precedenti operatori: è pertanto necessario un approccio che permetta di ripristinare le condizioni ideali per poi affrontare le procedure di sondaggio, sagomatura meccanica, detersione e otturazione.
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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.08.2021.06
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