01 Ottobre 2021

Riabilitazione implantare nel morbo di Von Willebrand: un caso resistente alla desmopressina

Caso clinico

Christian Bacci, Alessia Cerrato, Gastone Zanette, Ludovica Pampaloni, Anna Grigoletto, Ezio Zanon

Obiettivi  Descrivere un approccio multidisci­plinare nel trattamento di un paziente con malattia di Von Willebrand. La malattia di Von Willebrand (VWD) è una malattia autosomica ereditaria causata da difetti quantitativi o quali­tativi nel fattore Von Willebrand (VWF), con una prevalenza approssi­mativamente dell’1%, causata da di­fetti nella concentrazione, struttura o funzione di VWF. In genere i valori normali di VWF in pazienti sani pos­sono variare da 50/55 a 200 UI/dL. Molti pazienti rispondono favorevol­mente alla stimolazione del rilascio di VWF endogeno mediante desmo­pressina (DDAVP), in caso contrario la terapia di scelta è la sostituzione con prodotti derivati dal plasma con un contenuto sostanziale di VWF e FVIII.

La chirurgia implantare e la chirurgia orale sono in ogni caso da conside­rarsi minor surgery in cui il rischio di perdita ematica è molto basso, quin­di esiste l’indicazione alla profilassi e terapia del sanguinamento periope­ratorio con DDAVP qualora il pazien­te sia responsivo. In caso contrario, la terapia prevede i concentrati di FVIII ricco di Willebrand.

Materiali e metodi  Un paziente maschio di anni 60, af­fetto da VWD senza altre patologie sistemiche e non in terapia farma­cologica, moderato fumatore, ri­chiede riabilitazione per edentulia distale con compromissione della funzione masticatoria che ha cau­sato disfunzione articolare, contrat­tura muscolare e abrasione denta­le. Il piano di trattamento viene condiviso tra chirurgo orale, medi­co internista e anestesista.

Dal punto di vista internistico, trat­tandosi di un paziente affetto da malattia di Willebrand tipo 2B, si decide infusione da emoderivato di fattore VIII e VWF (Haemate P, CSL Behring S.p.A, King of Prus­sia, Pennsylvania, US) 2000 UI e.v. e acido tranexamico.

Dal punto di vista odontoiatrico si decide di eseguire impianti en­dossei con tecnica flapless, di eseguire un impianto post-estrat­tivo in sede 44 e un impianto incli­nato in sede mascellare sinistra, come alternativa a un intervento di rialzo di seno mascellare.

Dal punto di vista anestesiologico si stabilisce di procedere in ane­stesia locale associata a modera­ta sedazione con benzodiazepine endovena, per offrire comfort al paziente, realizzare la chirurgia in una singola seduta e ridurre lo sti­molo adrenergico con stabilità emodinamica. Il decorso post-operatorio è risultato regolare, senza alcun sanguinamento. La connessione implantare è stata eseguita mediante laser a diodi senza terapia medica.

Si è proceduto quindi alla riabilita­zione protesica e conservativa de­gli altri elementi dentari senza mai ulteriori terapie sistemiche e sen­za registrare episodi emorragici.

Risultati e conclusioni  Questo caso illustra una possibili­tà terapeutica valida e sicura per il trattamento odontoiatrico anche invasivo del paziente con VWD.

Significato clinico  Questo case report dimostra che anche un paziente con coagulo­patia può sottoporsi in sicurezza a un intervento di chirurgia orale.

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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.08.2021.08




 
 
 
 
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